Ansia da lockdown: corsa alle restrizioni per non chiudere tutto

Contravvenendo alle cautele che essi stessi avevano annunciato, sia Conte, a livello nazionale, sia la Tesei, in Umbria, così come tanti suoi colleghi, firmano provvedimenti senza aspettare gli effetti dei precedenti

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di Pietro Cuccaro

Ci hanno spiegato che per saggiare la bontà delle misure restrittive occorre aspettare almeno 15 giorni, per cominciare ad avere i primi segnali di inversione di tendenza. Invece sia al governo centrale sia a quello regionale è presa l’ansia da curva crescente e i provvedimenti si susseguono a ritmo forsennato, creando disorientamento sia fra i cittadini sia fra i rappresentanti di quelle categorie (vedi i ristoratori o i gestori di palestre) che non fanno nemmeno più in tempo a mettersi in regola col precedente protocollo che ne esce uno nuovo…

L’ORDINANZA DELLA REGIONE:
NIENTE SCUOLA E NIENTE SPORT PER UNDER 18
AD HALLOWEEN VIETATO “DOLCETTO O SCHERZETTO”

Rischio lockdown

Del resto, la situazione continua a peggiorare giorno dopo giorno: la curva dei contagi cresce e l’Istituto superiore di sanità ha parlato chiaramente di rischio nuovo lockdown a metà novembre se non cambierà il trend. Una prospettiva che atterrisce i governanti: se infatti la prima chiusura generalizzata delle attività destò diffusa approvazione e comprensione, la seconda, come abbiamo intuito dalla recenti proteste che si sono verificate anche in Umbria per i primi provvedimenti governativi, rischia di trasformarsi in un rischio altissimo.

SPECIALE COVID – UMBRIAON

La fuga in avanti della Tesei

Accade così che, in vista di un fine settimana ancora una volta ‘frizzantino’, con un nuovo Dpcm in arrivo, la Regione decida di non aspettare, mettendo mano a una nuova ordinanza restrittiva che ha ricadute in primis sulle scuole ma anche sulle attività sportive dei giovani. Fino al 14 novembre  le scuole medie e superiori saranno chiuse: la didattica a distanza sarà al 100%, dopo che pochi giorni fa si era cominciato a ridurre le presenze; misure di cui non si sono saggiati ancora gli effetti. Tanto per avere un’idea: la Dad al 50% in Umbria è stata annunciata il 19 ottobre (11 giorni fa), prima che il Dpcm del governo la portasse ad un minimo del 75% (24 ottobre: una settimana fa); eppure, senza che fosse trascorso il periodo minimo per saggiare la bontà di tali provvedimenti, ecco arrivare nuovi interventi: prima la Dad al 100% per le medie inferiori e superiori (ultima ordinanza regionale), poi – stando alle indiscrezioni – possibile chiusura totale (nuovo Dpcm in arrivo); in una sorta di lockdown soft. Come se fosse una corsa a chi fa prima.

Il paradosso: infanzia aperte, superiori chiuse

Restano aperte le scuole dell’infanzia, nonostante siano frequentate da bambini senza mascherina e potenziali vettori del contagio più infimo, quello asintomatico, facilmente confondibile con una normale influenza, vengono chiuse invece le scuole superiori, non perché ci sia pericolo negli istituti (i dirigenti hanno passato gli ultimi tre mesi a misurare le aule, a ideare percorsi differenziati, a trattare l’acquisto di monobanchi con le rotelle, sorbendosi anche le ironie della rete) o perché ci si possa contagiare in classe (dove gli studenti riescono a stare con la mascherina) ma solo perché le istituzioni locali e nazionali non riescono a gestire l’aspetto più problematico della faccenda, quello delle uscite, con assembramenti e bus affollati. Problemi che c’erano anche prima del Covid (basta fare una rapida rassegna stampa su questo o altri giornali – umbri e non solo – con le parole ‘bus’, ‘traffico’ e ‘scuole’) e mai risolti, nonostante appelli e proteste, nella speranza che non accadesse mai nulla. Intanto, i bambini da tre a sei anni stanno in classe con temperature invernali e con le finestre che – come da indicazioni del Cts – restano aperte di tanto in tanto per garantire il ricambio d’aria (e colpi di freddo ai poveri infanti).

La conferma di Lancet: «Chiudere le scuole serve»

«La chiusura delle scuole è stata ampiamente adottata in precedenza per controllare i focolai di influenza e le pandemie, ed è stato dimostrato – si legge in uno studi odi Lancet condiviso dal virologo Roberto Burioni – che riduce e ritarda i picchi di epidemie. Per SARS-CoV-2, il ruolo dei bambini nella trasmissione non è ancora chiaro. Uno studio cinese ha mostrato che la chiusura delle scuole da sola non potrebbe interrompere la trasmissione, ma potrebbe potenzialmente ridurre il picco di incidenza del 40-60% e ritardare l’epidemia. In questo studio, abbiamo dimostrato che la chiusura delle scuole da sola potrebbe ridurre la trasmissione del 15% dopo 28 giorni e la riapertura delle scuole potrebbe aumentare la trasmissione del 24% dopo 28 giorni». 

Conte verso un nuovo Dpcm

Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, intanto, parlando a Il Foglio, ha già annunciato che il prossimo Dpcm sarà restrittivo. Era programmato per il prossimo week-end, ma secondo indiscrezioni di stampa potrebbe essere anticipato al 4 o addirittura alla giornata di domenica, con decorrenza dal 3 novembre. Si pensa a ulteriori restrizioni sugli orari d’uscita, sull’apertura dei centri commerciali (possibile chiusura anche al sabato in alcune realtà), sulle scuole e sui locali. Interventi anche sulle regioni dichiarate ‘a rischio’ (Lombardia, Campania, Liguria, Lazio e Valle d’Aosta e la provincia autonoma di Bolzano) e a quelle sotto osservazione (in cui non c’è l’Umbria, comunque). Nelle Regioni dove saranno decise chiusure non si potrà entrare se non per «comprovate esigenze» di lavoro, salute e urgenza e lo stesso vale per chi deve uscire. 

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