Covid e formazione: «Non c’è chiarezza»

Terni – Ronny Albucci della Chef Academy rimarca le incongruenze fra normative regionali e nazionali: «Dubbi da chiarire subito»

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di Fra.To.

Quella che stiamo vivendo è stata definita mercoledì sera dal premier Conte come una situazione «particolarmente critica», e tra regioni divise per colori, decreti ministeriali e ordinanze regionali c’è chi, come gli operatori della formazione professionale, è un po’ in confusione e non sa come comportarsi.

SPECIALE COVID – UMBRIAON

L’ordinanza della Regione

«Secondo quanto comunicato mercoledì sera dalla Regione – dice Ronny Albucci della Chef Academy di Terni ad umbriaOn – fino al 14 novembre 2020 in Umbria resterebbe in vigore l’ordinanza della presidente della Regione Donatella Tesei (n. 69 del 30 ottobre 2020 ‘Ulteriori misure per la prevenzione e gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid’). Al punto 4 dell’ordinanza è scritto: ‘Fatte salve le specifiche disposizioni dell’articolo 1 comma 9 lettera s) del Dpcm 24 ottobre 2020, per il periodo di cui al comma 1 del presente articolo le attività teoriche dei percorsi di formazione professionale si svolgono con modalità di erogazione a distanza’. Ci sembra di capire quindi, leggendo di ‘attività teoriche’ che quelle ‘pratiche’ possono essere svolte in laboratorio».

Il nuovo Dpcm

«Ma nel nuovo Dpcm del Governo, il punto s) cita: ‘I corsi di formazione pubblici e privati possono svolgersi solo con modalità a distanza’. Quindi? Il ‘solo con modalità a distanza’ ci fa dedurre che tutte le attività, teoriche e pratiche, non possono essere svolte in laboratorio».

La confusione

Ronny Albucci chiede, quindi: «Siamo noi a non capire cosa dobbiamo fare o c’è qualcosa di poco chiaro? Noi crediamo sia giusto seguire le indicazioni del Governo, ma la Regione Umbria dice altro andando in contrasto con il Dpcm. Si può fare questa cosa o si tratta di una svista della Regione che dovrà quindi rivedere l’ordinanza? Qualunque sia la risposta ci facciano sapere presto cosa dobbiamo o non dobbiamo fare, perché così non fanno altro che far vivere noi operatori della formazione col mal di pancia».

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