Covid Terni, Fp Cgil: «Personale sanitario allo stremo. Circa 70 contagiati»

Il segretario Lucci: «Le inadempienze di chi avrebbe dovuto in passato e dovrebbe ora tutelare le strutture sanitarie, si ripercuotono sulla salute dei cittadini e sul personale»

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«Le inadempienze di chi avrebbe dovuto in passato e dovrebbe ora tutelare le strutture sanitarie, si ripercuotono con veemenza sulla salute dei cittadini e sul personale sanitario, che, nonostante due anni di sacrifici, continua a sopportare ingenti carichi di lavoro, blocco delle ferie, raddoppio delle turnazioni e rischi per la salute». A lanciare il nuovo sos sul personale sanitario è la Fp Cgil di Terni nella figura del segretario generale Giorgio Lucci.

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SPECIALE COVID – UMBRIAON

A sinistra Giorgio Lucci

Personale allo stremo

Nel mirino le condizioni degli operatori: «Nonostante siamo a quasi due anni – le parole di Lucci dopo il confronto avuto con le aziende sanitarie del territorio – dal inizio della pandemia, le carenze di organico del personale, le strutture obsolete, la mancata implementazione di modelli organizzativi flessibili continuano ad essere il vulnus del nostro sistema sanitario. Chiusura o riduzione di reparti di degenza ordinaria per recuperare personale, drastica riduzione delle attività chirurgiche programmate, aumento di posti letto, rappresentano le uniche soluzioni che le aziende continuano a porre in essere ma in questo modo, analogamente a quanto accaduto in occasione delle precedenti ondate pandemiche, le attività non covid subiranno ulteriori ritardi, contribuendo ad incrementare in maniera significativa le liste di attesa per accesso alla diagnosi e terapia».

I problemi ed i positivi

La Fp Cgil evidenzia l’arresto delle attività chirurgiche di media-bassa complessità, che per definizione «non impattano in maniera significativa sull’utilizzo di risorse preziose in questa fase come infermieri ed anestesisti». «Attività – commenta Lucci – che potrebbe essere effettuata ad esempio presso l’ospedale di Narni o altri dislocati sul territorio della Usl 2, ma che invece è ancora ferma in attesa della chiusura della convenzione tra le due aziende, convenzione che nell’interesse di tutti, pazienti ed operatori sanitari, speriamo possa essere perfezionata prima della fine della pandemia. Più in generale, nonostante le assunzione effettuate nell’ultimo anno, permangono i problemi di organico, che sono aggravati dal diffondersi del virus anche tra gli operatori (ad oggi circa 70 unità), contagi che per la maggior parte dei casi avvengono al di fuori del servizio. A questo vanno aggiunti i casi di esenzione per comprovati motivi di fragilità e le sospensive per mancanza di vaccinazione, i pensionamenti e le assunzioni derivate dai concorsi nelle regioni limitrofe».

La richiesta

Per la Fp Cgil «tutti elementi prevedibili che avrebbero dovuto indurre le direzioni ad aumentare i piani di fabbisogno. Ma alle nostre pressanti richieste si è sempre risposto evocando tetti di spesa per il personale e vincoli di bilancio; è poi indispensabile rivedere l ‘organizzazione e il fabbisogno di personale anche per i laboratori analisi, che con il boom dei tamponi hanno subito un aumento esponenziale carico di lavoro, affrontato con risorse invariate. In conclusione, per la Fp Cgil rimane un fatto inconfutabile». «A loro va il nostro ringraziamento – conclude Lucci – e per loro abbiamo chiesto alla direzioni aziendali di adoperarsi a fare il possibile e anche l‘impossibile per ripristinare quanto prima normali e sopportabili condizioni di lavoro, perché è del tutto evidente che se questo personale si ferma allora veramente entreremmo in una emergenza da cui né i vaccini né tamponi ci consentiranno di poter uscire».

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