Dal settore giovanile della Ternana, dove per anni è stato impegnato in qualità di fisioterapista e attività di recupero infortunati, alla serie A del rugby con l’Alghero. Un’avventura per avere l’opportunità di sviluppare e mettere in atto un progetto sul quale lavora da tempo, il water-cross training: si tratta del professionista 59enne Salvatore Fedele che, non senza rammarico e un pizzico di delusione, si è spostato in Sardegna dopo la chiamata del club giallonero.
La speranza a vuoto
L’auspicio di Fedele era di poter lavorare sul progetto – l’obiettivo è lo sviluppo di forza, resistenza e velocità con la riduzione degli infortuni muscolari – rimanendo in casa Ternana, la squadra della sua città. Non è andata così e per lui si sono aperte le porte del mondo della palla ovale: «A Terni – spiega parlando della sua esperienza – ero titolare di un centro di fisioterapia e l’ho venduta. Non avevo problemi ed è stata una sfida di vita quella di trasferirmi: alla Ternana proponevo una tecnica innovativa sulla prevenzione degli infortuni, ma dopo degli abboccamenti – ha lavorato nell’under 2017 con Ezio Brevi – con mister Luigi De Canio prima e Fabio Gallo poi, non se ne è fatto nulla. Ho trovato una sorta di muro».
La chance colta e la recriminazione
Altrove invece la situazione è andata in modo migliore: «Ho avuto questa opportunità dall’Alghero Rugby, il cui pesidente è stato medico della nazionale italiana. Hanno sposato il progetto sul quale sto lavorando da anni. Diciamo che a Terni talvolta i ternani hanno difficoltà ad affermarsi, poi vanno fuori e la loro professionalità viene presa in considerazione. Mi sarei voluto togliere questa soddisfazione in Ternana, persone come Alessandro Manni, Mirko Pagliarini e il preparatore atletico Corrado De Luca lo hanno apprezzato; ultimamente ne ho parlato con il presidente del Ferentillo-Valnerina Antonio Cardona ed è interessato, mi farebbe piacere in futuro collaborare con loro.
In Sardegna
Ora c’è da pensare all’Alghero: «Per me il rugby è un mondo completamente nuovo, diverso dal calcio. Ci sono lottatori e i ragazzi li faccio allenare anche sulla spiaggia, in muta. Mi sono staccato dalle mie radici per realizzare ciò sul quale sono impegnato da molto tempo: il mio rammarico – conclude – è di non aver mai avuto l’opportunità di misurarmi con i vertici della società, ho sempre creduto che se il presidente Stefano Bandecchi avesse conosciuto il progetto magari gli avrebbe dedicato attenzione». Ci proverà in Sardegna.