di F.T.
Il Comune di Terni non paga i creditori in ragione del dissesto – poi, in realtà, nel caso di specie alla fine ha liquidato il dovuto – e la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Cedu), di stanza a Strasburgo, condanna lo Stato italiano. Per il ritardo nel pagamento e per la violazione del diritto ad un giusto processo. È accaduto in questi giorni: la sentenza è stata emessa il 28 maggio a favore di una società finanziaria che, assistita dall’avvocato Francesco Verri, partner dello studio Ontier, ha vinto la causa.
«Il Comune di Terni – spiega il legale -, come mille altri in Italia, è finito nella procedura di dissesto che permette agli enti di sospendere il pagamento dei creditori, privati e imprese, per lo più fornitori di servizi. Da qui la decisione di ricorrere alla Cedu e di chiamare in causa lo Stato italiano per vedere riconosciuti i diritti fondamentali che è lo Stato stesso a dover garantire».
Lo Stato, in sostanza, viene citato – ed entra in scena – come una sorta di garante/fidejussore. E la legge – la numero 11 del 2005 – gli consente comunque, successivamente, di rivalersi sull’ente che non ha onorato i propri impegni. «A distanza di un anno dalla causa – prosegue l’avvocato Verri – il nostro cliente è stato pagato. Ma la Cedu ha ugualmente accolto il nostro ricorso censurando sia il ritardo che il fatto che non sia stato dato seguito ad una sentenza emessa dal tribunale nei confronti del Comune di Terni».
In pratica, la pubblica amministrazione nel suo complesso ha violato l’obbligo di pagare i suoi debiti nei tempi previsti e la sentenza ottenuta dal creditore ha finito per risultare ‘ineffettiva’. Elementi che la Cedu ha valutato secondo criteri diversi da quelli in uso nei sistemi giuridici nazionali, locali, dove la rassegnazione a prassi afflittive nei confronti di chi ha ragione è un dato culturale prima ancora che reale.