
Era profondamente legato all’Umbria, Giuseppe Perticone, il ginecologo di 39 anni che lo scorso 3 febbraio si è tolto la vita gettandosi da un ponte a Cles (Trento). Un fatto che è stato direttamente ricollegato alla tragedia consumatasi fra l’ospedale di Desenzano sul Garda – dove Perticone, originario di Niscemi (Caltanissetta), lavorava – e gli Spedali Civili di Brescia.
Lo scorso 31 gennaio una neonata aveva accusato una grave ipossia – carenza di ossigeno – durante un parto difficile nell’ospedale di Montecroce (Desenzano). In condizioni molto gravi, era stata trasferita nel nosocomio di Brescia, dove era poi deceduta. Dramma che aveva dato origine ad un’indagine della procura bresciana, con l’iscrizione – atto dovuto in una fase così preliminare – di dieci professionisti dell’ospedale dell’azienda socio sanitaria del Garda che erano intervenuti nel parto in questione.
Come riporta il quotidiano ‘Il Messaggero Umbria‘, in un articolo a firma di M. Eglie Priolo, Giuseppe Perticone si era laureato all’università degli Studi di Perugia e sempre a Perugia, nell’ospedale ‘Santa Maria della Misericordia’, si era specalizzato nella clinica ostetrica e ginecologica.
Nell’articolo del quotidiano, anche il ricordo di Sandro Gerli, direttore della clinica e della scuola di specializzazione dove Giuseppe Perticone era diventato un professionista apprezzato sotto ogni punto di vista. E le tante testimonianze stanno lì a dimostrarlo, con una particolare sottolineatura per le qualità umane del ginecologo siciliano.
Il cui legame con l’Umbria era solido anche perché sposato con una collega umbra, a cui in tanti in questi giorni si sono stretti con sincero affetto, testimoniando tutta la propria vicinanza nel ricordo di una persona di un’umanità sconfinata.