Droga a fiumi da Ponte San Giovanni a tutta la provincia: chi sono i dieci arrestati

Perugia – Smantellato sodalizio composto da cittadini stranieri e un italiano. Hashish, cocaina, eroina: un ‘giro’ vorticoso e tanti clienti

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Vasta operazione anti droga della Guardia di finanza di Perugia che dall’alba di martedì sta eseguendo arresti – nel territorio provinciale di Perugia e non solo – e perquisizioni in serie. L’elicottero delle Fiamme Gialle ha sorvolato il capoluogo durante l’esecuzione delle misure cautelari personali e reali disposte dall’autorità giudiziaria e che vedono impegnate numerose unità del comando provinciale. Le attività dei militari si sono concentrate anche su uno stabile occupato abusivamente ed alcuni locali etnici a Ponte San Giovanni, alla stazione ferroviaria di Fontivegge, Umbertide e in altre zone del territorio.

Dieci arresti

«I finanzieri del comando provinciale di Perugia – spiega la nota diffusa martedì mattina dalle Fiamme Gialle – su delega della procura, dalle prime luci dell’alba hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Perugia nei confronti di 13 persone, di cui 8 in carcere, 2 ai domiciliari e 3 sottoposte ad obbligo di dimora. Eseguito anche un decreto di sequestro preventivo di autoveicoli e disponibilità finanziarie».

Chi sono gli arrestati

In carcere ci sono finiti il 29enne tunisino Mohamed Marouen Aouini, il connazionale 27enne Rached Aouini, il 53enne marocchino Radouane Choukri, il 48enne tunisino Nasreddine Ben Meftah, il 38enne connazionale Maher Mhamdi, il 38enne Elhabib Bouighit del Marocco, il 34enne tunisino Aymen Rahem, il 35enne marocchino Mohammed Ouazine. Gli arresti domiciliari sono invece scattati per il 38enne Mhamed Hraichi (Marocco) ed il 36enne Filippo Fortuna di Spoleto.

La ‘base’ nel circolo privato di Ponte San Giovanni

«Le indagini, avviate lo scorso anno e portate a termine dalla sezione Goa del Gico del Nucleo di polizia economico finanziaria di Perugia – prosegue la nota -, sotto la puntuale e costante direzione della locale Direzione distrettuale antimafia ed antiterrorismo, sono state condotte mediante le più avanzate tecniche di intercettazione telefonica, ambientale, telematica nonché tramite l’impiego di sistemi di localizzazione satellitare e di videoripresa che hanno permesso di delineare l’esistenza di una compagine associativa, composta da cittadini di origine nordafricana (marocchini e tunisini), albanese, nigeriana e da un italiano, dedita al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti – hashish, cocaina ed eroina – con base logistica ed operativa in un circolo privato, costituito in associazione culturale, ubicato nel popoloso quartiere di Ponte San Giovanni ed utilizzato come ‘copertura’ per i traffici illeciti».

Al centro un marocchino residente ad Umbertide

«Personaggio centrale del sodalizio criminale è risultato un cittadino di nazionalità marocchina – spiega la Guardia di finanza -, residente ad Umbertide e già emerso nell’ambito di precedenti indagini per traffici di droga, soggetto attualmente affidato in prova ai servizi sociali. Attraverso un connazionale residente a Torino, si approvvigionava di notevoli quantità di hashish che, tenute occultate in aree di campagna e zone boschive impervie, venivano di volta in volta immesse sulle principali piazze di spaccio di Perugia e della provincia, attraverso una ben consolidata rete di pusher».

«Spaccio come unica fonte di sostentamento»

«Nel corso dell’attività investigativa sono stati effettuati numerosi interventi operativi, con gli arresti in flagranza di 5 persone ed il sequestro di ingenti quantitativi di droga e denaro contante. Inoltre sono stati documentati almeno 70 episodi di cessione al dettaglio con la relativa segnalazione degli acquirenti all’autorità prefettizia. Sulla scorta delle risultanze investigative, condividendo le ipotesi accusatorie formulate dal pubblico ministero, il gip ha disposto le misure cautelari avendo rilevato che ‘l’accertata esistenza di una ben articolata rete associativa criminale rende di palmare evidenza, sotto il profilo delle modalità e circostanze di fatto, la sussistenza del pericolo concreto che gli indagati, ove liberi, possano reiterare condotte criminose analoghe […]. La quotidianità delle interrelazioni tra gli indagati, la sistematicità e l’abitualità nel trattare gli affari illeciti aventi ad oggetto la movimentazione di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, costituiscono circostanze sintomatiche di una peculiare ed incessante proclività a delinquere e di una particolare dedizione allo spaccio intesa come attività dalla quale trarre la propria fonte di sostentamento, unica o prevalente, cosicché è difficilmente ipotizzabile che l’attività dell’associazione investigata sia allo stato cessata’».

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