Droga e giovani: «Gli stimoli non siano solo cellulari e pc»

Narni – Paolo Crepet è intervenuto al concegno organizzato dal Psi. Le dipendente fra i ragazzi: «Realtà che in Umbria preoccupa»

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di Alice Tombesi

Un elogio all’eterna sete di curiosità, all’indipendenza di pensieri e atti, alla diversità, alla forza di sfidare la vita, alla noia che porta al cambiamento. Tutto questo nel discorso di Paolo Crepet, noto psichiatra sociologo e saggista italiano, ultimo ad intervenire durante il convegno ‘Droga, prevenzione e contrasto’ organizzato all’auditorium ‘Bortolotti’ di Narni dal Psi nel pomeriggio di giovedì. Dagli ospiti è stato presentato un quadro tanto più drammatico quanto più realistico dell’uso di droghe in Italia oggi: numeri che aumentano col diminuire dell’età. Ragazzini all’alba dell’adolescenza che si avvicinano al mondo delle sostanze stupefacenti e dell’alcool con spaventosa dimestichezza.

Paolo Crepet

«Attenzione alle tecnologie digitali»

Solo poche settimane fa morivano a Terni Flavio e Gianluca, due ragazzini stroncati nel sonno dopo aver trascorso la serata insieme, assumendo probabilmente metadone. Un episodio che ha segnato la città e che ha risvegliato la coscienza di molti giovani e genitori. Un risvolto, quello della droga e dell’alcool tra i ragazzi, che trova la sua origine, secondo Crepet, nella mancanza di stimoli esterni (che non provengano da cellulari o pc) ma anche, e soprattutto, dai genitori ‘conniventi’ di questo stile di vita monotono: «E allora premiamo i ragazzi che fanno domande, che sono curiosi. Aiutiamo i ragazzi ad esserlo, smontiamo questi paradigmi banali e fate attenzione alle tecnologie digitali – ha detto Crepet -. Abbiamo una necessità oggi che è quella di tornare a immaginare, immaginare un nuovo mondo dove viviamo anche di altri valori. Possiamo anche cambiare, una cosa bellissima. Il cambiamento parte dalla scuola, la classe è un mondo, un caleidoscopio. Con il cambiamento impari a sfidare la vita e a superare la monotonia. Noi genitori dobbiamo essere guastatori di questa monotonia, dobbiamo insegnare ai nostri figli la noia. Perché è proprio dalla noia che nasce la voglia di cambiamento».

I progetti del Serd

La scuola è stato il filo conduttore dei diversi interventi degli ospiti. È dalla scuola, secondo lo psichiatra, che nasce la voglia di cambiare e di essere curiosi. È collaborando con la scuola, però, che si prevengono possibili dipendenze. Per questo il Serd (Servizio dipendenze) della Usl 2 di Terni ha avviato tre progetti per sensibilizzare i ragazzi al tema delle droghe, lavorando prima di tutto sulle loro competenze emotive. Un percorso che parte dall’asilo, con modalità e focus ovviamente diversi, e arriva fino alle scuole superiori passando per le medie. «Per lavorare su un problema complesso come quello delle dipendenze bisogna creare una rete di collaborazioni – ha spiegato la dottoressa Mirena Angeli, responsabile del Serd Usl Umbria 2 di Narni e Amelia -. Un altro aspetto importante, però, è anche quello della relazione con l’individuo. Quando qualcuno arriva da noi, dobbiamo sempre pensare che è inserito all’interno di un sistema, si è relazionato con la famiglia, gli amici, la scuola. Contesti che vanno assolutamente presi in considerazione quando lo si assiste. Lavorare su di lui senza considerare la rete vuol dire esporlo ad una ricaduta più facile una volta fuori».

Il ‘tutto e subito’ limita la mente

Un’unione di intenti ribadita anche da Marco Mercuri, il vicesindaco del comune di Narni: «Forze dell’ordine, scuola, famiglia, parrocchie, associazioni devono collaborare. Una persona su dieci fa uso di sostanze stupefacenti. Non si fermano più all’eroina o alla cocaina, oggi si assumono cocktail di droghe». Una realtà che «porta la morte nelle nostre città» ha detto il vescovo di Terni, Narni e Amelia, monsignor Giuseppe Piemontese, riportando nel suo intervento il discorso pronunciato durante il funerale dei due giovani ragazzi ternani. La necessità di sentirsi parte di una comunità e lavorare al fine di renderla tale è stato l’elemento su cui anche il professor Antonio Fresa, dell’istituto ‘Gandhi’ di Narni Scalo, si è soffermato: «Prima di tutto dobbiamo accettare la ‘perdita dell’innocenza’: anche l’Umbria, un tempo oasi di tranquillità e semplicità nello stile di vita, è stata toccata dalla droga. A questo si deve aggiungere la voglia di tornare a comunicare tra di noi, a fidarci delle informazioni che ci vengono date, collaborare per la creazione di un oggetto comune. Siamo nell’epoca del fondamentalismo, noi non facciamo dialoghi ma continue ripetizioni del nostro punto di vista e vogliamo avere tutto e subito. Abbiamo solo la visione dell’istante, non più del tempo. Io ci sono cresciuto con lo slogan ‘vogliamo tutto e subito’, ma quello era un progetto politico. Oggi il progetto politico è un grande assente quindi per parlare di tossicodipendenza dobbiamo costruire sogni, una visione del tempo degli esseri umani».

Droga come unica amica

Un convegno che ha convogliato diverse voci verso un unico punto in comune. L’origine da cui partire per prevenire e contrastare il dilagare delle droghe tra i giovani, per insegnare loro il valore della vita, fatta anche di momenti di noia che possono diventare, però, vettori di grandi cambiamenti. A partire dalle mura di casa poi di quelle della scuola, per creare un’unica rete e sentirsi parte di una comunità. Per superare quel fondamentalismo dell’individuo che rende tutti un po’ più soli e fa trovare nella droga l’unica compagna rimasta.

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