Un indice negativo (-0,495) rispetto alla media dei 206 territori europei presi in esame: numeri che, rapportati al contesto nazionale tutt’altro eccellente, collocano l’Umbria al 7° posto della classifica che include 21 fra regioni e province autonome italiane. A dirlo è l’ufficio studi della Cgia di Mestre che ha analizzato l’efficienza delle pubbliche amministrazioni europee.
I criteri «L’indice della qualità della pubblica amministrazione – spiegano dalla Cgia di Mestre – è il risultato di un mix di quesiti posti ai cittadini che riguardano la qualità dei servizi pubblici, l’imparzialità con la quale questi vengono assegnati e la corruzione. I servizi pubblici direttamente monitorati a livello regionale sono quelli a valenza più ‘territoriale’ (formazione, sanità e sicurezza) ma l’indice tiene conto, a livello Paese, anche di servizi più generali come ad esempio la giustizia. Il risultato finale è un indicatore che varia dal +2,781 della regione finlandese Åland (1° posto) al -2,658 della turca Bati Anadolu (206° e ultimo posto), con la media europea posta a zero.
Italia a due marce Rispetto ai 206 territori interessati dallo studio, in Italia le regioni meridionali compaiono per sette volte nel rank dei peggiori trenta, con la Campania che si classifica addirittura al 202° posto. I servizi sono valutati come migliori nelle due province autonome del Trentino Alto Adige (indici superiori a 1) e nelle due regioni a statuto speciale del Nord (Valle d’Aosta e Friuli Venezia Giulia) che presentano un indice maggiore di zero, ovvero superiore alla media delle 206 regioni europee.
Andamento alterno In terreno ‘negativo’ tutte le altre regioni italiane ma con gap accettabili per Veneto ed Emilia Romagna che tendono alla media europea (indici pari a -0,186 e -0,217). Scorrendo il rank della qualità della pubblica amministrazione, a centro classifica, si trovano due terzetti: il centro Italia con Umbria (-0,495), Toscana (-0,533), Marche (-0,535) e il nord ovest con Lombardia (-0,542), Piemonte (-0,652), Liguria (-0,848).
Quadro preoccupante Completamente negativa la situazione del Mezzogiorno a partire dal risultato meno disastroso dell’Abruzzo (-1,097), a quelli peggiori di Sicilia, Puglia, Molise, Calabria (indici che variano da -1,588 a -1,687), per finire con la ‘pecora nera’ Campania (-2,242). Situazione preoccupante anche per il Lazio che, con un indice pari a -1,512, si posiziona al 184° posto tra le 206 regioni europee, lontano dai risultati delle altre tre regioni del centro.
‘Freno’ allo sviluppo «Il quadro dipinto da questo indice europeo – spiega il coordinatore dell’ufficio studi, Paolo Zabeo – evidenzia come l’Italia sia il Paese che presenta, al suo interno, la più ampia variabilità in termini di qualità della pubblica amministrazione. Secondo quanto indicato dal Fondo Monetario Internazionale, se l’efficienza del settore pubblico si attestasse sui livelli ottenuti dai primi territori italiani, come le province di Trento e di Bolzano, la produttività di un’impresa media potrebbe crescere del 5-10 per cento e il pil italiano di due punti percentuali, ovvero di 30 miliardi di euro».