Elezioni politiche 2022: centrodestra bisticcia, centrosinistra al bivio

Summit fra Meloni, Salvini e Berlusconi a Montecitorio. Intanto i sondaggi delineano un quadro chiaro. Per il momento

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di L.M.

Nella giornata di mercoledì si è tenuto, presso il palazzo di Montecitorio, l’incontro tra i leader dei partiti di centrodestra (Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia). L’ultimo vertice risale allo scorso 17 maggio, quando Berlusconi per pacificare i rapporti, dopo aver ospitato i colleghi di destra ad Arcore, ha regalato loro un santino raffigurante la Madonna. Durante il summit di mercoledì, durato quattro ore, la Meloni ha insistito sul fatto che il premier venga scelto dal partito che raggiungerà la maggioranza dei voti, Forza Italia nicchia e rimanda la questione a dopo le elezioni. Meloni e Salvini si scontrano sulla questione seggi, la leader di FdI è convinta che stando in testa ai sondaggi abbia diritto ad un margine decisionale più ampio, chiedendo il 50% dei seggi.

Discordie nel centrodestra

È proprio sulla questione collegi uninominali che il centrodestra si infervora. Per giungere alla ripartizione dei seggi hanno fatto testo i sondaggi, ma soltanto quelli antecedenti alla caduta del governo Draghi, altrimenti sarebbero stati troppo penalizzanti per FI e Lega. Dopo un acceso dibattito l’accordo sui seggi è stato raggiunto: 98 a FdI, 70 alla Lega e 42 a Forza Italia per un totale di 210 seggi. Sulla questione leadership, la Meloni ha insistito affinché la decisione venga presa dal partito che, in sede di elezioni, abbia ottenuto più voti. Forza Italia non è d’accordo: «Ora i sondaggi ci danno al 10% ma con la campagna elettorale posso arrivare al 20%», ha chiarito Berlusconi opponendosi alla ripartizione dei seggi in funzione dei sondaggi. «Chi prende un voto in più decide il premier», dichiara il leader del carroccio. Una decisione conveniente per Fratelli d’Italia, ma destabilizzante per il partito del Cavaliere. Il summit si è concluso in anticipo per il leghista Matteo Salvini, intorno alle ore 20, e per Berlusconi intorno alle 21, per recarsi ad Arcore. Il vertice, nonostante l’assenza dei due leader non si è concluso: la Meloni ha continuato con Giancarlo Giorgetti, Roberto Calderoli e Antonio Tajani.

Scenario preoccupante per il centrosinistra

Basandosi sulle analisi dell’attuale legge elettorale Rosatellum bis e sulle stime raccolte dall’Istituto Cattaneo, ne scaturisce una previsione preoccupante per il centrosinistra. La mancata alleanza tra Pd e M5s potrebbe permettere al centrodestra di acquisire il 70% dei collegi uninominali tra Camera e Senato. Il M5w, correndo in autonomia, rischia di aggiudicarsi soltanto 42 seggi, un crollo non indifferente rispetto al 2018. Situazione analoga si ripropone anche per Italia Viva di Matteo Renzi e Azione di Carlo Calenda, laddove si presentassero in autonomia alle elezioni. Secondo alcune proiezioni, il centrosinistra potrebbe ottenere alla Camera fino a 96 seggi per la quota proporzionale e 42 per la quota uninominale, per un totale di 141 seggi su 400. Il centrodestra invece può aspirare a 121 seggi per la quota proporzionale e 103 per quella uninominale, per un totale di 228 seggi. Sarà vittoria certa per il centrodestra? Ad oggi le stime parlano chiaro.

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