Ferrovia Terni-Spoleto-Campello: «Potenziale svolta per l’Umbria ma finora il nulla o quasi»

Alberto Pileri interviene sul tema delle infrastrutture e parla di due opere di cui non si riesce a vedere – e in un caso intravedere – la luce

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di Alberto Pileri

«L’attenzione, la concentrazione e l’impegno dell’Italia devono essere concentrati per e sul Pnrr. Ed il Pnrr, la sua attuazione e realizzazione, viene prima di ogni altra cosa, prima degli annunci del ponte sullo Stretto di Messina, della flax tax». Questo mantra viene ripetuto in ogni occasione dal commissario europeo Paolo Gentiloni, perché il Pnrr è il primo e più grande programma di investimenti varato dall’Unione Europea, finanziato mettendo in comune il debito, e perché il nostro Paese ne è il maggior beneficiario.

Ma il Governo delle destre ha imboccato un’altra direzione, una strada molto pericolosa a rischio deragliamento. Mette in discussione il Pnrr, cambia la cabina di regia, chiama in causa Mario Draghi imputandogli le difficoltà ed i ritardi. Stravolge, con la proposta avanzata dal ministro delle Infrastrutture, il Codice degli Appalti, introducendo criteri arbitrari e discrezionali nell’affidamento delle opere. Criteri che annullano la concorrenza e la trasparenza delle gare d’appalto, la necessaria separazione – che deve essere in capo a soggetti diversi – fra la progettazione, direzione dei lavori e collaudo delle opere (professionisti tecnici, studi professionali e società di progettazione) e la realizzazione e gestione dei lavori in capo a general contractor ed imprese di costruzioni.

La concentrazione sul Pnrr dovrebbe valere anche per le nostre città, per la nostra Regione Umbria, per le forze economiche e sociali, per le istituzioni e le amministrazioni e per le rappresentanze parlamentari. Ed è arrivata l’ora per la giunta regionale, ormai a due anni dalla approvazione del Pnrr dell’Umbria, di fare una verifica e rendere noti i dati sullo stato di attuazione e di avanzamento dei progetti, delle azioni e degli obiettivi. Per capire e sapere a che punto siamo e dove ci troviamo. Magari attraverso un’apposita seduta del consiglio regionale ed incontri dedicati da tenere nelle città e nei comuni.

Un’attenzione e concentrazione analoga, direi ‘ossessiva’ e spasmodica, la comunità regionale la dovrebbe avere per la questione delle vere priorità in materia di infrastrutture. Tema ben rappresentato dalla ferrovia e in particolare dall’asse ferroviario trasversale nazionale Orte-Falconara e dall’adeguamento della Foligno-Perugia-Terontola, senza distrazioni e divagazioni su nuove stazioni per l’alta velocità che servono solo a fare perdere tempo e a sviare dalle vere priorità (per gruppi di interessi corporativi e per i ceti benestanti proprietari conta solo l’aeroporto), mentre aumenta il divario ed il gap con il resto d’Italia.

Allora è necessario ribadire che la tratta Orte-Falconara, della linea Roma-Ancona, è la più importante e strategica infrastruttura della mobilità della Regione Umbria e per le sue principali città. Sia per il trasporto delle persone che delle merci. Questa linea collega tre regioni – Lazio con la Capitale Roma, l’Umbria e le Marche – con un popolazione complessiva superiore a 7 milioni di abitanti, due porti – Ancona e Civitavecchia – e due mari, tirreno e Adriatico. La Orte-Falconara, con una lunghezza di 204 chilometri, costituisce l’asse portante del sistema ferroviario umbro-marchigiano. A partire dal 1978, anno del primo raddoppio Terni-Narni, ad oggi sono state realizzate ed attivate tratte a doppio binario per un totale di circa 75 chilometri, pari al 36% dell’intera linea: di queste, 43 chilometri in Umbria e 32 nelle Marche.

L’obiettivo che l’Umbria e le sue città, a partire da quelle che insistono sull’asse ferroviario – Orte, Amelia, Narni, Terni, Spoleto, Foligno (Officine Ferroviarie Grandi Riparazioni), Assisi e Perugia – debbono perseguire, è di fare in modo che la linea ferroviaria Orte-Falconara sia degna e meritevole di attenzione da parte dei Governi e dell’UE, di investimenti rilevanti per il suo ammodernamento. Per aumentarne la capacità, innalzare la velocità media e per farle assumere la dimensione strategica di piattaforma infrastrutturale fondamentale nell’Italia centrale. Perché solo in tal modo potranno essere collegate meglio, con servizi di qualità e riduzione dei tempi, le città dell’Umbria, le tre regioni, i due mari e due porti, con le principali direttrici e corridoi europei (adriatico, dorsale appeninica, nord/sud, tirrenico). E per non rimanere indietro rispetto all’avanzamento di progetti come quello della Roma-Pescara.

Allora sono davvero incredibili, preoccupanti e stupefacenti, nell’indifferenza e silenzio generali, non solo dei livelli istituzionali e politici ma anche degli organismi di controllo e vigilanza, le storie ‘biblico/omeriche’ che riguardano due progetti, nell’ambito del programma del potenziamento e raddoppio della linea Orte-Falconara, che interessano entrambe la nostra Regione Umbria. Che sono vitali per i cittadini e per il tessuto economico regionale, per le piccole/medie imprese e per le grandi.

La prima storia è quella dei lavori infiniti del raddoppio del tratto Campello-Spoleto. Lunghezza 9,8 chilometri, velocità massima 160/180 km/h, soppressione di tutti i passaggi a livello, parte del nuovo tracciato in affiancamento all’esistente e parte su nuovo sedime in galleria. Opera tribolatissima: finanziata nel 2000 per circa 100 milioni di euro, appaltata nel 2002, riappaltata nel 2005, nel 2011, nel 2015 e da ultimo nel 2020, aggiornato il quadro economico finanziario. Senonchè i tempi per la conclusione dei lavori slittano di anno in anno. Previsti dapprima per il 2022, poi nel 2023, adesso FS/RFI parlano della fine del 2024, estate 2025.

La seconda storia riguarda il progetto del nuovo tracciato (in galleria) a doppio binario della tratta Terni-Spoleto. Il progetto prevede una galleria di poco meno di 20 chilometri, pendenze ridotte, velocità massima di 160/180 km/h, un costo di circa 580 milioni di euro. Il progetto definitivo è stato consegnato, corredato di tutti gli studi ambientali e geologici, orma da molti anni. Con la realizzazione del nuovo tracciato Terni-Spoleto e con il completamento dei lavori Campello-Spoleto, avremmo in Umbria, da Orte a Foligno, 72 chilometri a doppio binario e velocità 160/200 km/h. Un beneficio in termini di riduzione dei tempi ed aumento della capacità dei servizi merci e passeggeri che farebbe compiere un salto di qualità notevole.

A trarne beneficio sarebbero l’Umbria, le sue cttà a partire da Perugia che vedrebbe ridurre di ben 30 minuti i tempi di percorrenza per Roma. Ma non è stata ancora trovata la copertura finanziaria. Responsabilità, certamente, dei Governi che si sono succeduti fin qui. Il Governo attuale che pensa al riguardo? Il momento propizio da cogliere era quello dell’inserimento nel Pnrr. Non si sono verificate le condizioni, forse non ci si è creduto davvero. Altre le priorità nazionali: si è scelta un’altra strada, quella del reperimento finanziamento – quando nessuno lo sa – nell’ambito dei contratti di programma pluriennali Governo/ministero delle Infrastrutture e FS/RFI. Sono stati annunciati solo alcuni interventi per velocizzare alcune tratte (Terni-Narni-Orte) e nelle Marche. Stop. I tempi per la Terni-Spoleto sono spostati per i prossimi lustri.

E pensare che a Terni ci abbiamo sempre creduto (e dobbiamo continuare a crederci davvero) perché nel 2007 l’amministrazione comunale del tempo accolse le indicazioni di RFI per modificare – a cantiere aperto – il progetto strutturale del sottopasso ferroviario di via Tre Venezie, per ospitare il secondo binario in direzione Spoleto. Alla comunità ternana l’opera costò un milione di euro in più rispetto a quelli previsti. Agli amministratori anche la denuncia della Corte dei Conti per danno erariale. Ma l’opera è stata realizzata ed è pronta per ospitare il secondo binario, se e quando verrà. Le grandi opere strategiche, quelle davvero necessarie ed utili per una piccola regione come l’Umbria, richiedono ampia, forte convergenza ed unità di intenti. Con le furbizie e gli interessi corporativi di gruppi di potere locale e regionale, e con la miopia ed il respiro corto, non si va da nessuna parte.

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