Foligno, biodigestore: «Scelta indifendibile»

Asja Italia Ambiente dovrebbe realizzare l’impianto da 14 milioni di euro, di cui il 30% con fondi pubblici

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di L.P.

Criticità ambientali e, secondo qualcuno, anomalie procedurali. Il consiglio regionale dell’Umbria si appresta a ricevere in aula il primo atto fondante per il futuro del biodigestore di Casone, ma le posizioni in campo sembrano essere quanto mai distanti.

In aula Martedì prossimo, infatti, approderà in aula una proposta di atto amministrativo riguardante la concessione a un privato del diritto di superficie su un terreno di quasi un ettaro in località Casone. Il progetto, promosso da Ati 3 e Vus, prevede la realizzazione di un impianto di produzione di biometano e compost, alimentato dalla frazione organica dei rifiuti solidi urbani provenienti da raccolta differenziata e, secondo il Piano regionale di gestione dei rifiuti, l’impianto dovrebbe essere realizzato a Foligno, in località Casone. La proposta di concessione di iniziativa della giunta regionale «di un diritto di superficie alla società Asja Ambiente s.p.a. da utilizzare per la costruzione e la gestione funzionale ed economica di un impianto di produzione di biometano dalla digestione anaerobica e di un impianto di produzione di fertilizzante da compostaggio di rifiuti organici provenienti da raccolta differenziata» per un importo annuo pari a poco più di 9 mila euro, in convenzione per la durata di 20 anni a partire dal momento in cui si metterà in moto l’impianto.

Una riunione dei comitati contro il progetto

Una riunione dei comitati contro il progetto

Posizioni Da mesi, però, i cittadini si stanno muovendo perché la vicenda del biodigestore non va giù a molti. Ci sono interessi economici sul tavolo che, forse, potrebbero collidere con la tutela della salute dei cittadini, oltre che quella dell’ambiente. A tal proposito, infatti, a molti non sono piaciute le esternazioni fatte da Legambiente per bocca dell’ingegner Zara e, in piena estate, i comitati cittadini che si battono contro il progetto hanno raccolto più di duemila firme, mentre dall’Ati 3 e dalla Vus si affrettano a difendere l’opera che dovrebbe garantire il potenziamento della raccolta differenziata e l’autosufficienza nella gestione dei rifiuti secondo il piano regionale approvato già nel 2009.

Il costo L’ipotesi di creare un impianto per il trattamento della frazione organica dei rifiuti prodotti nell’Ati 3 e di produrre da questo biogas e digestato a un costo decisamente notevole, circa 14 milioni di euro totali, con un contributo pubblico fino al 30% del costo complessivo, lascia molti dubbi soprattutto per il fatto che con il compostaggio domestico di potrebbe trattare lo stesso quantitativo di rifiuti organici prodotti con costi irrisori, dal momento che il biometano prodotto sarebbe irrisorio rispetto a quello consumato dai cittadini. «Un classico esempio di biospeculazione», dice qualcuno.

Localizzazione A schierarsi contro il progetto è anche il Movimento 5 Stelle, sia a livello regionale che locale, per il quale una delle criticità è rappresentata già dalla localizzazione dell’impianto, nell’area di Casone, appena a 1 km di distanza da frazioni densamente popolate e già fortemente compromesse sia dal punto di vista ambientale – c’è già nei dintorni la presenza di numerosi opifici – sia perché sottoposta a vincoli di pericolosità idraulica, falde affiorante, rischiosità sismica e zona di pregio agricola.

Scarsa trasparenza Qualche altra perplessità sorge anche per le procedure messe in atto dall’Ati3 con le quali la società Asja Ambiente Italia SpA si è aggiudicata in project financing l’appalto per la costruzione e la completa gestione dell’impianto e con cui è stato ottenuto il cofinanziamento pubblico per poco più di 3 milioni di euro. «Una grave criticità in tal senso – afferma la portavoce in consiglio regionale Maria Grazia Carbonari – è rappresentata dai doppi e tripli ruoli di alcuni protagonisti. Un elemento dirimente è, per esempio, il fatto che per stilare il Rapporto Preliminare Ambientale con il quale effettuare le verifiche ambientali del progetto sia stato all’epoca incaricato da ATI3 come consulente Walter Ganapini, già cofondatore di Legambiente, candidato nel 2011 alla presidenza di Vus SpA ed attualmente direttore di Arpa Umbria (ente che usualmente redige le istruttorie)».

‘Calice amaro’ Per tutti questi motivi, già a partire da martedì in consiglio regionale si prevede un aspro confronto sul tema, mentre i comitati cittadini di Foligno fanno sapere che è stata presentata una petizione che porta la firma quasi mille residenti contro quello che, per loro, rappresenta «un amaro calice da bere ad ogni costo».

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