Fp Cgil Terni: «L’organizzazione del 118 va rivista. Troppe lacune»

Per il sindacato «occorre potenziare i servizi per il cittadino»

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di Valentina Porfidi
Segretaria Fp Cgil

Nel 2023 a Terni assistiamo al verificarsi di un nuovo fenomeno, che in breve tempo è divenuto un’abitudine quotidiana: il ‘blocco barelle’ dei mezzi 118 al pronto soccorso dell’ospedale ‘Santa Maria’. Praticamente che cosa significa? Negli ultimi tempi, c’è stato un notevole incremento degli accessi al pronto soccorso, questo determina una rapida occupazione dei lettini in dotazione, per cui i pazienti che accedono con i mezzi 118 sono costretti a rimanere sul barellino con cui sono stati trasportati, di fatto rendendo il mezzo non operativo fino a quando non viene liberato il barellino dal paziente trasportato. Purtroppo questo fenomeno non è un fatto sporadico, ma è ormai divenuto consuetudine. Non solo, dapprima il blocco dell’ambulanza durava circa 15 minuti, negli ultimi giorni si è assistito a blocchi di un’ora e anche oltre, e non solo per una ambulanza ma per diverse ambulanze contemporaneamente.

Valentina Porfidi

Ora è ovvio che le richieste di soccorso dell’urbe, dove si concentra il maggior numero, vengono rimandate alle ambulanze limitrofi e non: Narni, Acquasparta, Amelia, Guardea e Todi, o addirittura nella peggiore delle ipotesi vengono messe in attesa che si liberi un mezzo 118. Nelle ore diurne sempre più spesso ci si trova difronte ad una baraonda di ambulanze posizionate al di fuori del loro territorio di competenza, con una conseguente dilatazione smodata dei tempi di intervento, che vanno ben oltre le tempistiche ministeriali.

Rivendiachiamo la necessità di un’immediata apertura al confronto su tale fenomeno, che segue un andamento tanto allarmante quanto ingravescente, e impone una immediata risposta con azioni correttive. Da tempo era stato promesso un potenziamento del 118 in bassa Valnerina, richiesto dagli stessi sindaci e sollecitato da tutte le parti politiche anche recentemente. Nell’anno appena passato, la seconda commissione consiliare del Comune di Terni ha chiamato in causa anche la centrale regionale del 118 che, sulla scorta dei dati attuali, dal 2014 in poi etichetta Terni come area con i tempi medi di intervento peggiori, per codici rossi e gialli. Addirittura in alcuni casi la centrale regionale non ha inviato ambulanze affatto, perché non disponibili.

Non è più tollerabile tale situazione. La direzione Usl Umbria 2, Cour 118 e la Regione sono incapaci di dare risposte concrete ed adeguate, ma focalizzano la loro attenzione sulla creazione di sovrastrutture mediche prive di medici, trincerandosi dietro al fenomeno, diffuso in tutto il territorio nazionale, di carenza dei medici, senza trovare soluzione alcuna. La direzione aziendale della Usl Umbria 2 è refrattaria all’ascolto di questa organizzazione sindacale. Se solo si andasse a potenziare la rete territoriale, tutti ne beneficerebbero, dal pronto soccorso al 118, dalla continuità assistenziale passando ai medici di medicina generale, ai pediatri di libera scelta, alle strutture Adi alle Aft. Invece giungono notizie di apertura di nuovi pronto soccorso per codici bianchi e verdi che produrrebbero solo più confusione nell’utenza. E poi con quale personale?

È necessaria una revisione organizzativa della centrale regionale del 118, ridando voce agli operatori del territorio locale, che nel passato, prima della chiusura delle C.O. 118 provinciali, vantavano tempistiche di intervento eccellenti. Revisione e messa in rete delle varie sovrastrutture in modo funzionale, che al momento per come sono strutturate fanno solo lievitare i tempi di risposta all’utenza. Un esempio? In caso di richiesta di soccorso, l’utente si interfaccia prima con il Nue 112 che risponde dalla centrale nelle Marche, per poi essere rimandati, se non ci sono errori di geolocalizzazione, con la Cour 118 ubicata a Perugia per l’individuazione del mezzo più vicino ed appropriato. Tempi incredibilmente lunghi soprattutto per tutte le patologie tempo-dipendenti come arresto cardiocircolatorio, traumi gravi, ictus e infarti.

Allora non ci resta che darci da fare per una sanità funzionale al servizio del cittadino che garantisca le prestazioni d’emergenza a chi ne ha effettivamente bisogno e nei tempi dovuti. Si deve seriamente considerare la possibilità di reintrodurre le centrali operative provinciali perché gli operatori ne conoscono i territori e ne hanno competenze storiche. Occorre un immediato potenziamento della rete del 118 di Terni e della Valnerina, da troppo tempo sofferente. Rivalutare il numero dei componenti dell’equipaggio 118 (due operatori per l’emergenza sanitaria sono insufficienti). Abbandonare l’abitudine di inviare l’auto medica 118 per il supporto prettamente fisico al caricamento di utenti in sovrappeso.

Si chiede il potenziamento dei servizi territoriali in modo da aumentare il filtro verso l’ospedale: è infatti frequente l’attivazione del soccorso sanitario 118 per pazienti cronici, non presi in carico dai servizi competenti, per la sostituzione di cateteri vescicali o sondini naso gastrici nelle ore notturne, nei festivi ed in alcuni casi nei giorni feriali. Infine, ma non ultimo, considerare che non essendoci a ridosso del ‘Santa Maria’ di Terni una piazzola di atterraggio per l’elisoccorso, spesso induce l’equipaggio a dirigersi verso l’ospedale di Perugia ignorando il nostro Dea di II livello come è già accaduto per ben 4 casi su 5 nel corso dell’anno 2022.

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