«Le minacce sono state chiare e solo per il mio intervento non ci ha sparato. Per questo abbiamo paura, perché ora è ai domiciliari ma prima o poi la misura verrà meno. E temere per la propria vita, dopo quello che ci è accaduto, è purtroppo logico». A parlare è D.T., il 35enne di Terni che mercoledì sera, a San Gemini, si è visto puntare contro il fucile dall’ex suocero 67enne, poi arrestato dai carabinieri del Nor intervenuti sul posto. Arresto convalidato dal tribunale con conferma dei domiciliari.
San Gemini, fucile puntato contro il marito della figlia: arrestato un 67enne
«Mi trovavo nei pressi del bar insieme alla mia attuale compagna – racconta – quando il mio ex suocero è arrivato a bordo della sua Panda 4×4. Aveva il finestrino aperto e l’ho visto estrarre il fucile. Prima che potesse caricarlo, e lo stava facendo, ho afferrato la canna per evitare che chiudesse l’arma. Sono riuscito a toglierla dalle mani e a nasconderla lì nei pressi di una siepe. Non contento, ha afferrato un cacciavite ed ha iniziato a seguire me e la mia compagna. A quel punto sono arrivati i carabinieri».
San Gemini, fucile contro l’ex genero: domiciliari confermati
L’arma – con matricola abrasa – è stata poi individuata e sequestrata dai militari che hanno proceduto all’arresto del 67enne, nella cui abitazione c’era un altro fucile con matricola abrasa, munizioni e armi lecitamente detenute ma ritirate a scopo precauzionale. «Nel parapiglia, il mio ex suocero ha anche preso le chiavi della mia auto e la borsa della mia compagna per impedirci di fuggire. Sono stati momenti bruttissimi e ora temiamo per la nostra vita. Ai carabinieri lui ha detto che il fucile era il mio, ma ovviamente era una sua invenzione per giustificarsi e credo che quanto affermato sia stato semplicemente, e giustamente, ritenuto inattendibile».
Parla il 67enne
Per conto del 67enne arrestato, interviene il suo avvocato difensore, Alessio Pressi: «Il mio assistito, che ha problemi di salute, mi ha riferito di essere intervenuto a seguito di una telefonata piuttosto allarmante da parte di un’amica della figlia nella tarda serata del 1° settembre. È consapevole di aver sbagliato le modalità della propria reazione, ma ha affermato di aver ricevuto minacce aggravate ed anche uno spintonamento dalla controparte. Afferma, allo stesso modo, di temere per l’incolumità della propria figlia e dei propri nipoti e non è un caso se il giudice ha autorizzato i nonni materni a stare con i minori. Allo stesso modo non è costume del mio assistito diffondere vicende personali e familiari via social».