Giustizia-spettacolo, ma a Terni serve?

Chi e se ha commesso reati deve risponderne. Ma le spettacolarizzazioni hanno l’effetto di aumentare lo spregio spesso generico o d’accatto – Il corsivo di Walter Patalocco

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di Walter Patalocco

“Odeon, tutto quanto fa spettacolo”. Era una trasmissione televisiva che andava in onda su RaiDue negli anni Settanta del secolo scorso. Si andava, in sostanza, alla ricerca della spettacolarizzazione, cioè di chi era capace di far diventare spettacoolo qualunque azione o avvenimento. Erano eccezioni, allora. Tanto è vero che quelli di Odeon a volte dovevano arrabbattarsi e scovare iniziative anche in capo al mondo.

Roba vecchia. Oggi semmai dovrebbero rigirare la frittata e fare una trasmissione che tratti di chi, più che cercare lo spettacolo ad ogni costo, tiene conto che certe faccende vanno affrontate con la massima serietà. Essere (e fare) più che apparire. Per dire: quante volte gli inquirenti sono capitati a Palazzo Spada sequestrando una “macchinata” di documenti? E’ sempre avvenuto nella normalità del caso. Le carte erano poste sotto sequestro, poi venivano vagliate, esaminate, soppesate e se emergevano fatti “strani” si aprivano le inchieste giudiziarie. Chi non ricorda la tangentopoli? Finì in galera il “fior fiore” della politica ternana. Senza sirene, blitz o assedi del palazzo del Comune. Al contrario di quanto accaduto la settimana scorsa. “Anche un elicottero”, si diceva a sottolineare la gravità del caso. Poi si èscoperto che lì’elicottero era di passaggio e diretto a Norcia, ma visto tutto quel movimento, i carabinieri che erano a bordo hanno un‘occhiata. Forse anche loro temevano che stesse accadendo l’inverosimile. Ma nel caso in ispecie… C’era la possibilità che qualche assessore o funzionario comunale si fiondasse di corsa lungo via Roma? Che qualcuno pescasse dalle casse il mitra della guerra partigiana e mettesse sacchetti di sabbia alle finestre?

Chi e se ha commesso reati deve risponderne. Ma i caroselli, le spettacolarizzazioni hanno l’effetto di aumentare lo spregio diffuso e spesso generico o d’accatto contro qualsivoglia politico, qualsivoglia Istituzione. E l’Istituzione va sempre tenuta fuori, tutelata, protetta. Perché l’Istituzione viene prima e sta al di sopra di chi pro tempore ne occupa gli uffici e che se indegno va cacciato.

La tangentopoli ternana, un quarto di secolo fa, fu faccenda grave: i partiti furono decapitati i partiti, il consiglio comunale e la giunta si dimisero in blocco, l’andirivieni a vocabolo Sabbione era continuo. Tutti i ternani percepirono che avevano mal riposto la loro fiducia in quella classe politica. Ma nessuno scese in strada a dar spettacolo con megafoni o fiaccole, in corteo urlante condito di cartelli ad effetto. Una dignità nel dispiacere e nella rabbia di vedere la città umiliata. Usando la testa e non la pancia Terni riuscì ad affrontare quel momento tanto difficile.

Ora le reazioni sono meno composte, nella convinzione che chi più alza la voce più raccoglierà in futuro tra gli elettori. Intanto si fa più profondo il solco tra la gente e l’Istituzione. L’Istituzione che è l’essenza e la sintesi della collettività, anche di quella parte che prendendola a schiaffi prende a schiaffi sé stessa. I latini – spesso esempi di saggezza – tenevano bene a mente un principio: est modus in rebus. E non parlavano di enigmistica.

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