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Home » Gosource-Sangraf, tutti i dubbi su Narni

Gosource-Sangraf, tutti i dubbi su Narni

di Marco Torricelli
16 Settembre 2017
in Apertura 5, Economia, Imprese, Lavoro
Tempo di lettura: 4 minuti di lettura
Lo stabilimento di Narni

Lo stabilimento di Narni

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Per capire che aria tira è bene partire dalla fine. Perché la nota delle segreterie nazionali di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, sulla riunione di giovedì al Mise con Gosource Group per il futuro dello stabilimenti ex Sgl ed ex Elettrocabonium di Narni, si conclude parlando di «una strada ancora irta di problematiche e nodi da sciogliere tutta da percorrere, che per la prima volta lascia intravvedere una flebile luce in fondo al tunnel, dopo le vicende poco edificanti degli ultimi anni». 

«Riunione interlocutoria» Perché la riunione, dicono i sindacati, «seppure salutata con soddisfazione dalle parti, è stata di natura fortemente interlocutoria, un primo approccio tra soggetti protagonisti della partita che necessita di essere approfondita, in un percorso ancora condizionato da una serie di variabili che dovranno essere monitorate a partire dai prossimi giorni».

Gosource Group La società, ricordano i sindacati, «è nata per raccogliere le attività di produzione che devono essere avviate, che ha come unico cliente la società Sangraf, con il ruolo della commercializzazione e di marketing dei prodotti, che al tempo stesso svolge l’attività esclusivamente per Gosource Group. Il fatturato della società Sangraf dell’anno scorso è di 44 milioni di dollari, provenienti dalla vendita dell’attuale capacità produttiva di elettrodi di 50.000 tonnellate annue, attualmente prodotti presso due stabilimenti con sede in Cina. Il gruppo ha tentato anche in passato altre operazioni di acquisizioni per favorire lo strategico posizionamento produttivo nel nostro continente senza raggiungere mai l’obbiettivo».

Il piano dichiarato, solo verbalmente dal manager del gruppo incaricato di realizzare l’operazione di acquisizione e la ripartenza della produzione, Wei-Ming Shen, «prevede un investimento di 23 milioni di euro, da realizzarsi nell’arco di un massimo di 36 mesi. A conclusione del percorso è prevista una capacità produttiva di 30.000 tonnellate annue, con l’occupazione che si attesterebbe tra i 100 e i 120 addetti complessivi. L’obbiettivo è quello di aumentare le vendite tra gli attuali clienti e la ricerca di nuovi. Il momento attuale è propizio in quanto la chiusura di diversi stabilimenti di produzione di elettrodi nel mondo, ha ridotto l’offerta disponibile sul mercato. Per questo è necessario velocizzare, il più possibile, le operazioni arrivando quanto prima alla produzione».

Le tappe Il percorso complessivo presentato, spiegano ancora i sindacati nazionali, si divide in tre step: «La prima fase di 6 mesi, avrà inizio dal momento della conclusione dell’operazione di acquisizione della proprietà del sito e sarà necessaria per effettuare i lavori preliminari necessari al riavvio degli impianti; nel primo periodo si partirà con l’attivazione delle fasi finali del ciclo produttivo, utilizzando il prodotto semilavorato che proveniente dagli altri stabilimenti di produzione (umbriaOn lo aveva anticipato nella serata di giovedì; ndr), così da immettere quanto prima elettrodi del sito narnese sul mercato. La seconda fase 18/24 mesi, necessari al completamento dell’impiantistica utile all’attivazione di tutte le fasi di lavorazione. La terza fase è il periodo massimo di 36 mesi entro il quale lo stabilimento deve essere in grado di raggiungere la massima capacità produttiva». 

La bonifica Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil dicono poi che «il risultato finale e la velocità di realizzazione del progetto dipendono da alcune variabili esterne alla volontà aziendale, che incideranno però fortemente su quanto accadrà nei prossimi mesi: le operazioni di bonifica sono il primo elemento che incide sulla data di partenza dell’operazione, in quanto qualsiasi attività di investimento inizierà solo dopo l’acquisizione definitiva della proprietà dell’area, da parte di Gousource Group, che sarà possibile solo dopo la conclusione delle operazioni di bonifica ambientale; qui è presente un problema nel problema in quanto il sito produttivo è composto da due aree ben definite cosiddette Narni 1 e Narni 2; la prima rappresenta l’area della vecchia produzione sulla quale insiste un obbligo di bonifica più pesante e soggetta a verifiche e rilievi periodici che sommerebbero complessivamente 7 anni di attività; nella seconda area, quella dell’attuale stabilimento produttivo, le operazioni di bonifica dovrebbero, invece, concludersi entro la fine dell’anno. Da qui la necessità di dividere i percorsi differenti delle due aree, così da velocizzare le autorizzazioni necessarie, a partire dall’Aia e la conseguente acquisizione della proprietà di Narni 2 nei primi mesi dell’anno prossimo. Le istituzioni locali hanno dichiarato la necessità di incontrare il soggetto imprenditoriale, trovato dalla stessa Gosource, che si impegnerebbe, finita la bonifica, sull’utilizzo dell’area Narni 1».

Il costo dell’energia Questo elemento è già stato oggetto di approfondimento tra i soggetti acquirenti e il dipartimento energetico del Mise, come fattore economico fondamentale per la economicità dell’operazione e per il suo sviluppo: « Sulla questione bisognerà però attendere l’esito della legge in discussione in parlamento che vede la riduzione del costo energetico per le aziende energivore, che, secondo il Mise, dovrebbe essere licenziata entro la fine di questo mese».

Gli investimenti Per aiutare e velocizzare le operazioni di realizzazione del progetto, «verrà istituito un tavolo tecnico da parte della Regione Umbria, per verificare, piano alla mano, la possibilità di sostenere l’azienda attraverso gli strumenti dell’area di crisi complessa, che altresì saranno anche gli unici utilizzabili alla causa».

Relazioni industriali e occupazione Ovviamente, dicono i sindacati, «è stato anche affrontato il tema delle buone relazioni industriali, quale strumento per creare le migliori condizioni, evitando quelle inutili frizioni tra lavoratori ed azienda, che purtroppo hanno rappresentato una costante durante l’operazione Elettrocarbnium, in cui si è pensato di agire negando il confronto necessario tra le parti. In ultimo, ma primo per importanza è stato posto all’attenzione di Wei-Ming Shen il tema dell’occupazione, ovvero la priorità degli ex lavoratori Sgl, visto lo spettro, per alcuni, e la certezza per altri della fine degli ammortizzatori sociali, alleviata al momento solo dalle possibilità di trovare strumenti all’interno di quanto previsto per il tema nello status dell’area di crisi complessa».

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