«I mix di sostanze? All’ordine del giorno. E occhio al gioco online»

Sonia Biscontini, direttore del dipartimento dipendenze della Usl, analizza il fenomeno: «Le famiglie delegano. E girano la testa»

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«C’è un incremento di adolescenti che usano sostanze e un abbassamento preoccupante dell’età. Sì, anche di coloro che mixano farmaci come la codeina, bevande, alcolici creando quell’effetto di ‘acqua viola’ che sballa e che conosciamo anche attraverso quei personaggi che hanno centinaia di migliaia di follower. Ma questi sono fenomeni che nelle grandi città vanno avanti da molto tempo, qui da noi ci facciamo i conti più o meno da un paio di anni. Cosa assumono i ragazzi? Cannabis, cocaina, alcol, magari il sabato sera o ad una festa. Mixano tutto senza preoccuparsi delle conseguenze. Uso e abuso, accompagnati nella stragrande maggioranza anche da problemi personali e relazionali».

«Metadone per legge affidato fino a 30 giorni. Ma qui non succede»

Non è un bel quadro quello che Sonia Biscontini, direttore del dipartimento delle dipendenze della Usl Umbria 2 –  che comprende anche i SerD di Terni, Foligno, Spoleto, Orvieto, Narni/Amelia – disegna all’indomani della morte dei due giovani ternani e del fermo scattato per il 41enne che avrebbe ceduto loro metadone. «Ho sentito delle polemiche sul caso di Terni, relative a ciò che i nostri servizi effettuano. Ma ricordo che l’affido di metadone è previsto per legge, fino – addiruttura – a trenta giorni, a determinate condizioni. Un periodo che noi non raggiungiamo mai, in nessun caso».

«Gioco online per 20 ore al giorno: una piaga»

«L’età media di chi fa uso – spiega la dottoressa Biscontini – è bassa in molti casi. Si parte dai 13/14 anni in su. E a preoccuparmi sono anche altri aspetti. Come la dipendenza dal gioco, non d’azzardo, ma quello online che fa stare 20 ore davanti ad un computer o tablet che sia. Non si dorme, non si va a pranzo con la famiglia, non si lascia mai la postazione. Un ritiro dalla vita sociale che è sempre più forte e che è ovviamente sinonimo di un disagio».

«Lo scoglio più grande? Alcune famiglie»

«Noi a questi ragazzi – dice l’esperta – dobbiamo saper dare punti di riferimento, non infallibili né perfetti. Ma una guida empatica che sappia ascoltare e non abbia timore dei propri limiti, capace di dialogare senza porsi come chi sa solo insegnare. E dobbiamo stare al passo coi tempi perché qui tutto si evolve rapidamente e i metodi, le terapie di venti anni fa, oggi sono inutili. Lo scoglio più grande che incontriamo nel nostro lavoro, mi duole dirlo, sono le famiglie. Perché tendono a delegare tutto, perché per loro prendere coscienza equivale ad un’ammissione di colpa, semplicemente sfuggono. Di recente abbiamo trattato il caso di un ragazzino, liceale e perfetto a scuola. Fino al lockdown. Dopo il lockdown, un disastro: rientri a casa a notte fonda, a letto fino a mezzogiorno, e ovviamente altro. Scavando abbiamo capito che il problema partiva da lontano, da prima del Covid-19, ma nessuno ci aveva fatto caso».

Il progetto che intercetta i casi prima del ‘disastro’

«Come Usl2 – conclude il direttore del dipartimento delle dipendenze della Usl2 – possiamo contare su un progetto finanziato dalla Regione che si chiama ‘Giovani 2.0’ e che, avviato da due anni a Terni e Foligno attraverso il nostro dipartimento, ci sta dando buoni riscontri. È un progetto focalizzato sugli adolescenti che hanno qualche dipendenza, anche leggera, e che accusano problematiche personali e relazioni. Ciò ci ha pemesso di intercettare divrse situazioni, perché l’affluenza al progetto è stata alta, e dare una risposta. Attraverso assistenti sociali, psicologi, educatori e famiglie. Un approccio focalizzato e tecnico che è bene prosegua. Sui servizi ‘di strada’ invece, a Foligno se ne fanno, a Terni da tempo l’orientamento è stato quello di abolirli. Anche se per i giovanissimi, gli adolescenti, non credo siano lo strumento più adatto».

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