Terni: «Grazie all’Arma ed agli amici dei due ragazzi morti»

Il procuratore Liguori: «Ci hanno guidati nell’indagine. Preoccupa il fatto che sappiano tanto di droghe. Metadone sì, vogliamo scoprire cos’altro abbiano assunto»

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«Io ringrazio l’Arma dei carabinieri perché ha dimostrato straordinario intuito investigativo e conoscenza del territorio, trovando subito la direzione giusta. Ma ringrazio anche i giovani che, se da un lato mi preoccuano, dall’altro hanno dimostrato sincerità, chiarezza e ci hanno aiutati indirizzandoci e restringendo il campo di azione della procura». Mercoledì mattina il procuratore capo Alberto Liguori, insieme al sostituto Raffaele Pesiri ed all’Arma ternana – presenti il comandante del reparto operativo Stefano Verlengia, della compagnia di Terni Alessio Perlorca e del nucleo operativo e radiomobile Mirco Marcucci -, ha fatto il punto sulle indagini scattate martedì mattina subito dopo il ritrovamento dei due ragazzi ternani – di 16 e 15 anni – morti nei propri letti durante la notte precedente. Indagini a cui, martedì sera, ha fatto seguito il fermo – con l’accusa di ‘morte come conseguenza di altro delitto’, nella fattispecie spaccio di stupefacenti – del 41enne ternano Aldo Maria Romboli, tradotto nel carcere di Terni e ora in attesa di convalida da parte del gip.

TERNI, MUOIONO DUE RAGAZZI: FERMATO UN 41ENNE
TERNI, RAGAZZI MORTI: «ALDO HA AMMESSO LA CESSIONE DI METADONE»

(Foto Alberto Mirimao)

«I giovani ne sanno tanto sulla droga»

«Nel tempo abbiamo condotto tante operazioni contro lo spaccio e il consumo di stupefacenti – spiega Liguori – ma, evidentemente, non siamo stati capaci di fare fino in fondo il nostro dovere. Gli amici dei due ragazzi morti ci hanno aiutato sì (ne sono stati sentiti oltre dieci dai carabinieri, ndR) e, parlando con loro, sono emersi aspetti che, come collettività, devono preoccuparci. In primis la loro dimestichezza con il mondo delle droghe. Loro stessi ci hanno aiutato a capire, almeno in parte, cosa avessero assunto i loro amici. Gli esiti degli esami ce lo diranno con chiarezza scientifica, certo, ma l’input è stato importante. Scoprire da loro che la ‘codeina’ dà un colore violaceo, che il metadone è invece biancastro, sono tutti elementi tecnici che i ragazzi hanno nel proprio patrimonio di conoscenze. Giovani di 15, 16, 17 anni che discettano su questi con competenze da addetti ai lavori, fa riflettere e molto».

VIDEO – IL PROCURATORE LIGUORI: «GIOVANI CI HANNO GUIDATO PER MANO»

«Mix assunto a stomaco vuoto»

La domanda che tutti si pongono è come sia stato possibile che due adolescenti in salute siano morti senza che nessuno potesse fare nulla. «Loro di solito si ritrovavano lì al campetto di San Valentino per giocare a calcio, ma lunedì sera stavano male, tanto da vomitare qualcosa di colore biancastro lì al campo. La prima indicazione investigativa era l’assunzione di ‘codeina’ – oppiaceo presente in divrsi farmaci per i quali è necessaria la prescrizione medica, ndR – ma ci è sembrato subito evidente che ci fosse anche altro, come appunto il metadone. Negli anni ‘7o il fenomeno, tipico della tossicodipendenza, della cessione di metadone per avere i soldi con cui acquistare altro stupefacente era già ampiamente noto. Ed è possibile che il metadone, sulla cui provenienza stiamo svolgendo ulteriori verifiche, sia stato venduto ai ragazzi ad una cifra irrisoria e quindi assunto, probabilmente insieme ad altro ed a stomaco vuoto. Sono questi, alcuni dei temi che stamo cercando di sviluppare nel dettaglio».

VIDEO – IL 41ENNE VA IN CARCERE

«I genitori non hanno alcuna responsabilità»

«Penso che la città non vada colpevolizzata, perché situazioni del genere accadono purtroppo ovunque. Chiediamoci piuttosto che cosa fanno i nostri ragazzi. Se a 15/16 mi torni a casa alle due di notte, la domanda ce la dobbiamo porre. Circa le due morti, ciò che vogliamo capire è in effetti come sia stato possibile che due fisici sani abbiano risentito così tanto, fino a cedere. Per certi versi è questo il vero ‘giallo’ che le analisi ci aiuteranno a chiarire. In linea di principio non si può neppure esclude che l’eventuale assunzione di un farmaco in dosi spropositate per due ragazzi di quella età, abbia contributo alla tragedia. Daremo fondo ad ogni energia per arrivare alla verità, anche per i genitori, per lenire pur solo in parte il loro dolore enorme, per fargli capire una volta di più che la colpa non è la loro. Responsabilità genitoriali non ne vedo, sociali invece sì».

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Aldo Maria Romboli

Romboli e le indagini

Sul 41enne fermato, Aldo Maria Romboli, il procuratore capo osserva che «abbiamo avuto la fortuna di interagire con il mondo giovanile della zona. Fra l’altro il soggetto vive a San Giovanni ed era già conosciuto dai ragazzi, a cui avrebbe anche in passato offerto ciò che aveva. C’è una covergenza di indicazioni sul sospettato che, comunque, da subito ha avuto un atteggiamento collaborativo. L’intuito dei ragazzi ci ha portato ad effettuare perquisizioni con cui abbiamo trovato ciò che ci aspettavamo di trovare, a partire da un flacone con alcuni residui, presumibilmente quello usato dai ragazzi poi deceduti. Anche per questo il quadro, una volta coerente, ci ha spinti a disporre, con il collega Pesiri, il fermo. Il contenuto, dal colore e dalle indicazioni ricevute, sembrerebbe diverso dalla ‘codeina’. Ma ovviamente aspettiamo il giudizio dei tecnici incaricati». Aldo Maria Romboli era comunque noto come tossicodipendente ma alle spalle non ha precedenti specifici: si contano due Daspo ‘beccati’ allo stadio e una denuncia per resistenza a pubblico ufficiale. La convalida del fermo è attesa per giovedì mattina, mentre le autopsie sulle salme dei due ragazzi sono previste per venerdì a Perugia, una volta affidato l’incarico ai medici legali individuati dalla procura di Terni. Seguiranno i nulla osta che consentiranno ai familari di poter fissare i funerali, per l’ultimo saluto a due giovani volati in cielo troppo presto e assurdamente.

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Il cordoglio della comunità

In tanti dopo la tragedia di martedì hanno espresso il proprio dolore per l’accaduto. Così il vesoco di Terni, Narni e Amelia, monsignor Giuseppe Piemontese: «Gianluca e Flavio, due ragazzi adolescenti, 15 e 16 anni, dei nostri rioni, della nostra città, trovati morti nel proprio letto nella stessa mattinata. Non osiamo immaginare il dolore di genitori e familiari. A loro ci stringiamo in una solidale compassione per la perdita prematura di questi che sono figli loro e anche nostri. Ognuno esprime conforto secondo la propria sensibilità. La chiesa cattolica, pur avvertendo il peso insostenibile della morte di due ragazzi, sull’esempio di Gesù che si unisce al pianto e al conforto della madre vedova e di Giairo, osa ribadire che la morte non avrà l’ultima parola. E tuttavia – afferma il vescovo – nel bisbigliare dei capannelli di amici e curiosi si stigmatizza l’assurdità di queste giovani morti e la solitudine esistenziale di chi ha ancora bisogno di protezione, sostegno e accompagnamento educativo verso la vita. Tante sono le chimere e gli agguati sottovalutati, dagli esiti pericolosi e a volte ahimè tragici. È tanta la superficialità con cui noi adulti, cattivi maestri, trattiamo materie che affidiamo a fragili mani in nome della libertà, il cui esito spesso inesorabilmente porta al baratro. Molte volte abbiamo lamentato l’insufficienza di attenzione educativa e sociale verso le giovani generazioni; ancora più frequentemente siamo stati derisi come retrogradi quando abbiamo stigmatizzato proposte legislative e sociali, che sottovalutano i rischi connessi a ‘ragazzate’, a ‘modiche dosi’, ad ‘usi personali’ che col tempo portano a tragedie collettive. Confortiamo le mamme e i papà in lutto e per loro invochiamo la carezza di Maria Santissima Addolorata, madre di un figlio morto innocente, maestro e artefice di conforto e consolazione. Fissando i volti spenti di Gianluca e Flavio, accresciamo in noi la compassione e l’amore per la vita. Tutti noi vogliamo lasciarci coinvolgere dalla responsabilità verso le giovani generazioni, ciascuno secondo la propria missione, affinché tali tragedie non si ripetano mai più». Il sindaco di Terni, Leonardo Latini, si dice «sgomento e profondamente addolorato per la tragedia che ha colpito due giovanissimi ragazzi e l’intera città di Terni. In questo momento intendo esprimere la vicinanza mia e dell’istituzione che rappresento, oltre che dell’intera comunità ternana, alle famiglie che hanno subito questa enorme perdita». Il presidente del consiglio comunale Francesco Maria Ferranti, a nome dell’assemblea, esprime «la massima vicinanza alle famiglie dei due giovani deceduti. La scomparsa di due vite giovanissime, peraltro in circostanze ancora da mettere a fuoco, è una grande tragedia che pone interrogativi ed angoscia, che colpisce tutta la città di Terni ad iniziare dalla sua massima rappresentanza democratica. Sono fermamente convinto che le autorità preposte sapranno chiarire quanto accaduto in tutti i suoi aspetti, fermo restando lo sbigottimento e il dolore per una vicenda di così ampia portata». Il parlamentare Raffaele Nevi si dice «profondamente scosso da quanto accaduto ai due giovanissimi ternani, trovati senza vita. Lo dico da padre, prima che da rappresentante delle istituzioni. È una tragedia che ha segnato tutta la nostra comunità. È difficile trovare le parole in questa circostanza, nessuna infatti potrà lenire il dolore dei familiari. Ora è il momento del silenzio e della preghiera per queste due giovani creature e per le loro famiglie. Quanto accaduto però deve farci riflettere molto. Cosa possiamo fare noi per evitare che simili episodi non si verifichino più e che si fermi una volta per tutte la vendita della morte? Come possono le istituzioni e le famiglie far capire meglio ai giovani il valore prezioso della vita? Qui serve l’impegno di tutti perché in gioco c’è il futuro dei nostri figli». Giampaolo Nicolasi, capo struttura della Comunità Incontro di Amelia, a nome della struttura che rappresenta esprime «sgomento, smarrimento e la nostra più profonda vicinanza alle famiglie dei ragazzi deceduti ieri mattina a causa di un mix letale di sostanze droganti. Quello che è accaduto obbliga tutti noi a riflettere e a fare autocritica: non è accettabile che il messaggio della prevenzione non sia forte e chiaro, che non si riesca a trasferire ai nostri giovani la consapevolezza delle conseguenze legate all’uso di sostanze, che come nel caso dei due adolescenti possono essere estreme. La strategia adottata dalla società contemporanea necessita di un aggiustamento perché oggi più che mai è necessario parlare alle fasce d’età più indifese e più a rischio, con il loro linguaggio. Dobbiamo ascoltare i ragazzi e loro devono ascoltarci. Le nostre parole, devono andare a segno. In sole tre settimane in Umbria sono stati registrati cinque decessi per abuso di sostanze, mentre i dati diffusi dalla Direzione centrale per i servizi antidroga del ministero dell’Interno relativi all’Umbria, segnano l’aumento di oltre il 120% dei quantitativi di droga sequestrati in un anno a conferma che la nostra è tra le regioni italiane più a rischio. Numeri che conosciamo come Comunità e per questo chiediamo alle istituzioni e a tutte le autorità competenti di fare fronte comune sul primo punto: la prevenzione, per arginare a monte l’emergenza. A causa del Covid-19 le nostre tradizionali attività di sensibilizzazione nelle scuole e sul territorio hanno dovuto subire una brusca fermata, ma come struttura terapeutica siamo già al lavoro per individuare nuove forme di dialogo con le fasce d’età più vulnerabili per coinvolgere i ragazzi attraverso le nuove tecnologie e i social per non vanificare gli sforzi fatti ma si prosegua nell’intento di isolare i fattori di rischio e metterli in guardia sugli effetti distruttivi delle sostanze. Occorre dare ai giovani tutti gli strumenti necessari per difendersi e tutelarsi, affiancarli nel loro percorso: la conoscenza, le informazioni sono fondamentali per riconoscere i pericoli e agire di conseguenza. Sul nostro territorio sussiste un’emergenza droga che va combattuta alla radice, non con la legalizzazione delle sostanze, come una parte della società auspicherebbe, ma fornendo ai giovani gli anticorpi e i valori necessari per salvaguardarsi uno stile di vita sano e libero. È il momento che la politica, a livello locale e centrale, prenda una posizione netta e chiara contro qualsiasi tipo di sostanza. Basti pensare che la normativa (309/90), che regola i servizi per le dipendenze risale a oltre 30 anni fa: totalmente obsoleta. È tempo di adeguarla ai nuovi scenari. Quello che è successo ieri notte, dimostra che quanto stiamo facendo per combattere le dipendenze, non basta. Occorre rafforzare l’azione e agire insieme per la vita contro la droga. Come Don Pierino ci ha insegnato». Monia Santini, consigliera comunale e provinciale di Fratelli d’Italia, a nome anche degli assessori, si stringe «attorno al dolore di tutta una città per l’accaduto che ha visto due giovanissimi ragazzi perdere la vita nel sonno. Un dolore che ci unisce tutti intorno alle famiglie dei ragazzi e ci fa sentire in debito verso una generazione in grossa difficoltà nel trovare una tranquilllità e un equilibrio che noi tutti dovremmo essere in grado di assicurare loro. I nostri ragazzi hanno ora più che mai bisogno di aiuto ed è compito anche di noi istituzioni fare il massimo per darne». Dolore viene espresso anche dal Terni Rugby, dove il 16enne Flavio aveva militato in passato: «Questa tragedia ci segna profondamente. Flavio era un caro ragazzo e lo abbiamo sempre considerato un membro del club. Di tanto in tanto, partecipava ad una cena con i vecchi compagni di squadra o ci faceva visita direttamente al campo. Per questo non abbiamo mai smesso di sperare che decidesse di tornare a giocare. Il rugby ha sempre fatto parte della sua famiglia: il fratello Enrico da giocatore è diventato arbitro, la mamma Silvia presta spesso il servizio come medico in campo durante le partite di campionato, mentre il papà Fabio non mancava mai di portare qualche regalo da consumare insieme in clubhouse. Al di là della retorica, per noi il club è una famiglia. La squadra perde un amico e un compagno, noi perdiamo un figlio».

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