«Io arrestato ingiustamente, ora cerco giustizia»

Gualdo Tadino – La storia dell’ambientalista Massimiliano Parlanti, ‘incastrato’ in una presunta estorsione. I suoi accusatori a processo per calunnia

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di Federica Liberotti

Tre notti nel carcere di Capanne, seguite da un periodo ai domiciliari. Poi la decisione – per pura strategia difensiva consigliata dal legale di allora – di patteggiare la pena, pur sapendo di essere innocente. Scelta quasi obbligata, per uscire il prima possibile da una infamante vicenda piombatagli addosso come un fulmine a ciel sereno. Un incubo dal quale sta lentamente uscendo Massimiliano Parlanti, ambientalista di Gualdo Tadino arrestato nel maggio 2013 dai carabinieri per un presunto tentativo di estorsione, poi rivelatosi una trappola dei due suoi accusatori. Recentemente sono stati entrambi rinviati a giudizio per calunnia (il 9 luglio 2021 la prima udienza a Perugia), mentre la richiesta di revisione della sentenza di patteggiamento è stata già avanzata dall’avvocato di Parlanti, Emma Contarini, al tribunale di Firenze.

L’antefatto

La vicenda originaria ruota intorno all’annosa questione dell’ampliamento delle cave del gualdese, al centro all’epoca dei fatti della battaglia delle associazioni ambientaliste della zona. Proprio del comitato ‘No Cave’ era membro e attivista Parlanti, conosciuto in città anche per essere stato candidato sindaco nel 2009 con la lista civica ‘Il Nuovo’. Lui stesso – secondo Vincenzo Dello Iacono, gestore della cava in questione, e il suo collaboratore Vincenzo Imperatori, ora finiti a loro volta nei guai – avrebbe chiesto all’imprenditore una ‘mazzetta’ da 40 mila euro in cambio della fine della mobilitazione da parte del comitato. Un vero e proprio piano diabolico, in realtà, inventato a tavolino dai due accusatori e perfezionato con la consegna a Parlanti di una busta contenente 500 euro. Un incontro, avvenuto il 31 maggio 2013 fuori da un centro commerciale, al quale si erano presentati anche i carabinieri del posto, che avevano arrestato in flagranza l’ambientalista dopo essere stati allertati precedentemente da Imperatori (tra l’altro accompagnato in caserma, al momento della denuncia, da un militare dell’Arma in servizio fuori regione che prima testimoniò contro Parlanti e poi ritrattò).

Si spera ancora nella giustizia

Solo successivamente, grazie ad un esposto presentato dalla difesa di Parlanti, una seconda indagine svolta dai carabinieri di Gubbio, insieme al Nipaf dell’allora corpo forestale dello Stato di Perugia, ha portato a galla una verità ben diversa da quella apparente: attraverso conversazioni telefoniche fuorvianti e fumose, di cui una alla presenza dei militari di Gualdo Tadino, Dello Iacono e Imperatori avrebbero camuffato la richiesta di Parlanti di consegna del libretto di circolazione di un camion della ditta per la richiesta estorsiva dei 40 mila euro. L’ambientalista, quel pomeriggio di fine maggio, era convinto di ricevere proprio i documenti di circolazione del mezzo e non i 500 euro che lo hanno portato in manette. Tra l’altro, già ad aprile 2013 l’attività estrattiva era stata posta sotto sequestro, dopo un esposto al Nipaf a dicembre del 2012 presentato dal comitato. «Una vicenda che mi è costata tanto, a livello prima di tutto psicologico» ricorda lui stesso, all’epoca dell’arresto 44enne e padre di due figlie di 18 e 8 anni. «Ero convinto di portare avanti una battaglia per il bene comune – spiega – e invece mi sono ritrovato incastrato in una storia più grande di me, costretto a lottare contro un muro di gomma. Non so se, tornando indietro, lo rifarei». Se oggi può guardare con fiducia al futuro deve ringraziare la professionalità dei militari di Gubbio – «hanno compreso il mio dramma», commenta – ma anche le indagini difensive che, con l’aiuto di un perito privato, hanno permesso di raccogliere nuove testimonianze e nuove prove tecnico-strumentali. Con queste, davanti ai giudici di Firenze, Parlanti spera a breve di poter uscire definitivamente da questa brutta storia.

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