Ires Cgil: «In Umbria sono 90 mila i poveri»

Mario Bravi: «Stiamo molto peggio rispetto alla media italiana. Quello che a me non piace del governo regionale è una certa tendenza a negare l’evidenza»

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La denuncia di Mario Bravi, presidente di Ires Cgil Umbria, è stata riportata dal quotidiano Il manifesto: «Le persone, le famiglie si sono impoverite, non a caso ci troviamo oggi con 90 mila umbri (su 900 mila residenti) che navigano tra una situazione di povertà assoluta e povertà relativa. Stiamo molto peggio rispetto alla media italiana». Una considerazione, peraltro, avvalorata da altre – come quella della Caritas fatta in primavera o quella più recente – e che indicano come sia indispensabile, sia che le denunce arrivino dal mondo laico o da quello cattolico, prendere di petto il problema.

L’economia Ma l’analisi di Bravi, in questo caso, è più ampia: «Il problema – ha spiegato al quotidiano – è che abbiamo una classe imprenditoriale molto al di sotto delle aspettative. In questa regione abbiamo una presenza di multinazionali che in provincia di Terni è seconda solo a quella di Milano, eppure spesso questi grandi attori su questo territorio si comportano con un atteggiamento di rapina. Poi ci sono una miriade di imprese di subfornitura che innovano assai poco e pagano salari bassi. Infine c’è pure chi ci marcia».

Le imprese Spesso, ha detto ancora Bravi a Il manifesto, «gli imprenditori si riempiono la bocca con la crescita del numero di imprese. Bene, faccio un esempio: tra il 1997 e il 2007, gli anni della ricostruzione post terremoto, quindi con l’aiuto di finanziamenti pubblici, le imprese edili crebbero da 1.700 a 3.100. Erano tutti contenti. Faccio però notare che mentre nel 1997 il numero medio di occupati per impresa era di 5; dopo dieci anni era sceso a 3. Ciò, nonostante fossimo reduci da un periodo in cui lo sviluppo dell’edilizia era stato trainato. Questo vuol dire che c’è una criticità del tessuto imprenditoriale che andrebbe affrontata».

La politica Il presidente di Ires Cgil, però, ne ha anche per la politica: «Quello che a me non piace del governo regionale è una certa tendenza a negare l’evidenza. No: la crisi c’è ed è stata pesante, in Umbria più che altrove. E quello che potrebbe fare il governo regionale, secondo me, è un’operazione di selezione. Incentivare le aziende sane e innovative e lasciare al loro destino gli imprenditori che non si dimostrano all’altezza. Invece, purtroppo, mi pare che questo coraggio manchi e si continui a seguire la strada dei contribuiti a pioggia. Abbiamo fondi europei anche più cospicui rispetto ad altre regioni, mi rendo conto che non possono essere considerati la panacea. Però qualcosa in più si potrebbe fare».

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