di Walter Patalocco
L’Umbria, in epoca Romana, diventò importante e conobbe sviluppo soprattutto dopo la costruzione della consolare Flaminia. Uno sviluppo che interessò agli inizi la parte occidentale del territorio e che si spostò, successivamente, più ad Oriente quando il diverticolo della Flaminia più importante divenne quello che passa per Terni, Spoleto, Foligno mentre l’altro (Massa Martana, Bevagna) perse interesse per i viaggiatori che, dal nord dell’Europa, volevano raggiungere rapidamente Roma.
Si potrebbe pensare: embè? La scoperta dell’acqua calda. Infatti: le vie di comunicazione sono quelle che portano crescita, sviluppo, modernità. Lo sanno tutti. E lo sapevano quei vecchi politici ternani che – duemila anni dopo – alla fine del secolo scorso proposero che Terni costruisse da sola e con fondi di privati una strada per Roma. Lo fecero perché c’era in progetto una grande via di comunicazione che dalle Marche avrebbe raggiunto la E45 passando più o meno all’altezza di Acquasparta, tagliando fuori Terni.
Per evitare l’isolamento possibile, proposero un collegamento diretto dal “polo sud” dell’Umbria al bacino industriale che – non va dimenticato mai, malgrado le suggestioni – resta il maggiore e più importante d’Italia. Non fu consentito. Era l’asse umbro quello da sostenere e Terni doveva scegliere: o Roma, o Orte. Nel senso che l’unica infrastruttura importante (la Terni-Rieti è un fatto tutto particolare) di cui a Terni ci si è dovuti contentare è stato un raccordo autostradale, mentre sono al di là da venire molti potenziamenti ferroviari le cui prime proposte sono scolpite sulla pietra, tanto sono antiche.
Per il resto la viabilità “potente” delle quattro corsie si è completamente dimenticata di questa seconda gamba su cui dovrebbe camminare lo sviluppo dell’Umbria. Ma se la gamba diventa anchilosata, se – peggio – ci si dimentica che è malata e la si lascia andare in cancrena, sarà difficile camminare verso lo sviluppo con una gamba sola, pur se rivestita di jeans con perline e una sola scarpa di gran lusso.
E così mentre si continua a disquisire sulla fermata dell’alta velocità in una zona extraregionale ma vicina alla sua punta nord-ovest, si buttano in un pozzo pacchi di milioni che, a conti fatti, hanno solo consentito di giocarsi una ferrovia storica come la Centrale Umbra, il più diretto collegamento tra il sud e il nord dell’Umbria. Ma allora: perché uno deve fermarsi a Orte?