Relazione Antimafia: «Ecco tutte le attività illecite in Umbria»

Nella regione non emerge un radicamento di forme di criminalità gerarchicamente strutturate ma l’assenza di una criminalità locale compatta favorisce le infiltrazioni criminali

Condividi questo articolo su

Nel 2019 sono state emesse 4 interdittive antimafia: due nella prima parte e due nella seconda parte dell’anno. Nonostante ciò – si legge nella relazione della Dia, la direzione investigativa antimafia – nella regione non emerge un radicamento di forme di criminalità gerarchicamente strutturate o che agiscono con le tipiche modalità mafiose, seppure già da tempo si siano registrate presenze insidiose sul territorio. Nel documento che vi proponiamo tutti i dettagli sulle varie operazioni e anche le specifiche con i focus su Perugia e Terni.

LE MAFIE IN UMBRIA (ESTRATTO) – LEGGI IL DOCUMENTO

I passaggi salienti

Non c’è criminalità autoctona

L’assenza di una criminalità locale compatta, accompagnata dalla posizione centrale della regione nel territorio nazionale e da una situazione economica favorevole, costituiscono un habitat favorevole per le infiltrazioni criminali ai fini di riciclaggio e di reinvestimento di capitali illeciti.

Edilizia a rischio

Il comparto edile appare molto esposto al pericolo di infiltrazioni da parte di soggetti legati a sodalizi campani e calabresi, attraverso il controllo delle imprese impegnate nelle fasi di ricostruzione dei numerosi centri abitati danneggiati dal sisma. In tal senso, si è espresso anche il Presidente della Corte di Appello di Perugia nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2020.

Nuovi e vecchi mercati

Dal business ‘sempreverde’ dei rifiuti a quello relativamente nuovo della fibra, dalla gestione dei pannelli fotovoltaici a quella delle slot machine: le mani delle mafie in Umbria si interessano un po’ di tutto. Le cosche investono sul territorio soprattutto acquistando immobili e attività commerciali. Furti e rapine vengono commessi da bande stanziali o nomadi, che si spostano rapidamente da una regione all’altra.

Insediamenti per i colloqui

Un altro aspetto di rilevo è correlato al fatto che, nella regione, insistono quattro istituti penitenziari, due dei quali (Spoleto e Terni), ospitano da tempo sia detenuti sottoposti al regime speciale (41 bis), sia detenuti ubicati in sezioni ‘Alta Sicurezza’. Ne consegue un insediamento fisiologico, nelle aree limitrofe agli istituti di pena, di numerosi nuclei familiari dei detenuti, che si avvicinano ai congiunti per evitare il pendolarismo per ragioni di colloquio.

La presenza della criminalità calabrese in Umbria

In territorio umbro è stata accertata la perdurante attività della criminalità calabrese, che ha allacciato contatti con altri esponenti criminali di spicco di varie famiglie. E sempre in Umbria – scrive la Dia – le cosche avevano impiantato un redditizio traffico di stupefacenti, anche con la complicità di trafficanti albanesi, nonché minato, attraverso attività estorsive, la libera concorrenza nell’esecuzione di lavori edili, attivandosi, nel contempo, in favore di soggetti candidati alle elezioni amministrative locali. È stato, inoltre, evidenziato l’inquinamento del tessuto economico locale attraverso la predisposizione di società, spesso intestate a prestanome, in grado di offrire fatture per operazioni inesistenti a favore di compiacenti imprenditori. Un business, quest’ultimo, che ha visto il coinvolgimento anche di soggetti contigui alla ‘ndrangheta vibonese e che ha consentito al sodalizio di lucrare cospicui guadagni attraverso truffe in danno di istituti di credito e operazioni di riciclaggio, anche verso l’estero (Slovacchia), del denaro di provenienza delittuosa.

La presenza criminale pugliese e lucana in Umbria

Meno invasiva ma pur sempre evidente la presenza della Sacra Corona Unita che, alleandosi con sodalizi criminali stranieri – soprattutto stranieri – gestiscono da Brindisi il traffico di stupefacenti. Svelato un vasto traffico di marijuana e cocaina dall’Albania che, pur avendo come epicentro il capoluogo emiliano romagnolo, si ramifica verso l’Umbria e la Toscana. Attività strutturata in termini tali da garantire un costante approvvigionamento e un celere smistamento.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli