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Home » ‘Libera Caccia’ – Atc 3: botta e risposta polemico

‘Libera Caccia’ – Atc 3: botta e risposta polemico

di Fabio Toni
18 Giugno 2021
in Ambiente e salute, Dal territorio
Tempo di lettura: 4 minuti di lettura
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Botta e risposta in ambito venatorio, fra l’associazione di cacciatori ‘Libera Caccia’ – presieduta a Terni da Sauro Zara – e l’Ambito Territoriale di Caccia 3 Ternano-Orvietano guidato da Leonardo Fontanella.

La protesta

La presa di posizione di ‘Libera Caccia’ riguarda le le quote che i cacciatori di selezione a capriolo e daino dovranno pagare secondo le recenti decisioni assunte: «Gran parte del mondo venatorio – afferma l’associazione – sembra non condividere questa scelta che nell’Atc 3 è stata da noi fermamente contestata. La nostra proposta era stata formulata dal consigliere dell’Atc 3 del Ternano-Orvietano Massimo Novelli, ma non ha avuto successo».

Il nodo

Chiedevo che fosse applicato – afferma lo stesso Novelli – il contributo minimo di 20 euro, così come chiede il nuovo disciplinare per l’accesso al piano di prelievo annuale. Invece si è passati a ‘vendere’ gli animali da abbattere a 20 euro a singolo capo. Animali che, ricordo, sono inseriti nel calendario venatorio e ricompresi nella tassa versata per l’iscrizione all’Atc. La scelta scatena anche ulteriore burocrazia e lungaggini in un settore già messo a dura prova».

Problema-cinghiali

‘Libera Caccia’ avrebbe voluto una rappresentanza politica a quel tavolo tra Regione e Atc umbri. «Più volte nel corso di questi ultimi periodi – prosegue Novelli – avevo posto al presidente le nostre tesi ma poi lui ha ritenuto opportuno che l’Atc 3 venisse rappresentato dal tecnico dei cervidi e bovidi. E i consiglieri hanno saputo tutto a cose fatte». In merito a recenti comunicati stampa, ‘Libera Caccia’ «condivide la preoccupazione che la politica regionale e soprattutto la maggioranza hanno manifestato circa il proliferare del cinghiale, anche in merito al fatto che gli Atc 3 e Atc 1 non hanno fatto partire la caccia di selezione al cinghiale».

«Negli Atc c’è qualcosa da cambiare»

L’associazione ricorda poi alla maggioranza «che sono tre i rappresentanti che la precedente giunta ha nominato all’interno degli Atc: costoro, ci chiediamo, fanno gli interessi dell’attuale giunta e rispondono alle attuali problematiche? In base al regolamento regionale, potrebbero essere sostituiti dando così un impulso diverso all’attività e alle attese dei cacciatori e dei cittadini. Riguardo al cinghiale e la relativa emergenza – afferma ‘Libera Caccia’ -, riteniamo che la questione debba essere affrontata in modo totalmente diverso: aumentando le giornate di caccia così come da sempre abbiamo chiesto alle istituzioni. Va compiuta una riflessione anche sulla bozza del calendario venatorio laddove si prevede che la caccia al cinghiale inizi il 1° ottobre e termini il 31 dicembre per un totale di 39 giornate di attività. La proposta che facciamo alla politica è di effettuare le ‘braccate’ di contenimento il sabato e la domenica di ottobre. Poi dal 4 novembre fino al 31 gennaio, secondo quanto prevede il calendario venatorio. Così facendo si totalizzano dieci giornate di caccia in più che sicuramente, sommate al numero delle squadre, determinerebbero un numero di abbattimenti maggiore».


Agli argomenti sollevati da ‘Libera Caccia’ risponde l’Atc 3 Terni-Orvieto. Partendo dall’aumento delle quote di iscrizione alla caccia di selezione: «Non si comprende di quale aumento si intenda parlare – afferma l’Atc 3 -. La Regione, con il nuovo regolamento per la caccia di selezione agli ungulati, compreso il cinghiale, pubblicato il 7 aprile ed entrato in vigore il 22 aprile 2021, ha stabilito, per la prima volta visto che in precedenza non era previsto, che il cacciatore abilitato per accedere al prelievo debba pagare una quota di partecipazione alla gestione commisurata ai capi da prelevare. Sempre la Regione, nello stesso regolamento, prevede la predisposizione di un disciplinare per questo tipo di caccia per l’applicazione del regolamento stesso. In tale disciplinare, approvato dalla Regione con DD 4953 del 24 maggio 2021, è prevista l’assegnazione dei capi di cinghiale da prelevare previo pagamento di una quota pari a 50 euro fino a 4 capi assegnati e 20 euro per ogni capo successivo alla prima assegnazione. Per quanto riguarda i cervidi – spiega l’Atc 3 – la quota stabilita dal disciplinare approvato dalla Regione è pari a 20 euro fino ad un massimo di 100 euro, massimo 5 capi assegnabili. Il comitato di gestione dell’Atc 3 ha deliberato, nel rispetto di quanto stabilito sopra, una quota di accesso al prelievo di 20 euro a capo per i cervidi, lasciando invariata la quota di 50 euro per 4 capi di cinghiale».

Fra politica e caccia

Circa l’esigenza di una rappresentanza politica al tavolo ‘tecnico’ fra Regione e Atc, l’Ambito Territoriale Ternano-Orvietano afferma che «la Regione ha partecipato le problematiche attinenti con i rappresentanti delle associazioni di categoria, venatorie, agricole e ambientaliste. Da questo tavolo ‘politico’ è scaturita l’indicazione di instaurare un tavolo tecnico per la definizione dettagliata del funzionamento di questa disciplina di caccia di selezione. Dal tavolo tecnico, al quale ovviamente hanno partecipato i tecnici faunistici degli Atc 1 e 3, in più una rappresentanza dell’apposita commissione dell’Atc 2, è scaturito il disciplinare che poi la Regione ha approvato». Sul ritardato avvio della caccia al cinghiale, l’Atc presieduto da Fontanella spiega che «il 13 giugno è stata attivata la caccia di selezione cervidi e, nel rispetto del regolamento regionale, riteniamo di avviare la caccia di selezione al cinghiale il 1° luglio. Vista l’urgenza di contenere il numero di cinghiali e quindi i danni all’agricoltura, sarebbe stato opportuno emanare meno norme burocratiche e più celermente».

«Nuovi vertici? Si proceda pure»

Infine c’è il tema dell’azzeramento dei vertici dell’Atc 3: «Se la maggioranza politica che governa la Regione ritiene che ci siano le motivazioni valide per cambiare i ‘vertici’ (il comitato?) del nostro Atc – spiega Fontanella -, proceda pure. Noi siamo qui a fare del nostro meglio per amministrare l’ente nell’interesse e nel rispetto delle funzioni istituzionali assegnate e nel rispetto ed in attuazione delle normative nazionali e regionali che lo regolano. Possiamo affermare senza ombra di dubbio che i designati e nominati dalla Regione assolvono con lo stesso impegno i compiti a loro affidati. La mia e la nostra azione quotidiana di ‘amministratori’ deve essere sempre e soltanto finalizzata a dare le risposte più soddisfacenti possibili a tutti coloro che sono i beneficiari del nostro operato e non certo quello di fare l’interesse di chicchessia».

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