di S.F.
L’affidamento del servizio di ingegneria e architettura per la progettazione definitiva/esecutiva di un intervento tutt’altro che banale. Il Comune di Terni – poche settimane fa è andata deserto il secondo tentativo – ci riprova per il complesso completamento della mitigazione del rischio idrogeologico della cascata delle Marmore: l’attenzione è ora sul III lotto, l’ultimo, riguardante l’area vicina al salto principale per la definitiva messa in sicurezza. Il quadro economico complessivo è di poco inferiore ai 130 mila euro con base d’asta fissata a quota 102.698 euro grazie a fondi statali – ministero della transizione ecologica – erogati tramite la Regione.
LA PROPOSTA PER IL III STRALCIO: STUDIO TECNICO – DOCUMENTO

Il nuovo tentativo
Tra luglio ed i primi di agosto palazzo Spada ha avviato la seconda procedura per l’affidamento diretto. Peccato che la gara sia andata deserta perché nessuno si è fatto avanti dei tre operatori economici invitati: si tratta degli ingegneri Sandro Corradi, Giovanni Moscato e Sergio Salvatori. Chiusura dell’iter ed immediata ripartenza. L’opera è inserita nel programma delle opere pubbliche per 1,5 milioni di euro e riguarda, in sintesi, il consolidamento di pendii e di fronti rocciosi, nonché opere connesse non distante dal salto principale della cascata delle Marmore. Ora è stato pubblicato l’avviso per raccogliere le manifestazioni di interesse: diversa strategia per cercare di capire se c’è qualche Rtp (geologo, architetto paesaggista, ingegneri, archeologo, naturalista e magari anche un ornitologo) in giro per l’Italia pronto a partecipare.

Lo studio preliminare e il rischio
C’è già un documento base dove viene spiegato nel dettaglio tutto ciò che occorre fare nell’area intorno al salto principale della cascata: è lo studio geomorfologico ed idrogeologico preliminare di sette anni fa a firma del geologo Paolo Paccara. «Si tratta – viene evidenziato – di un’area ubicata in sinistra idraulica del salto principale del fiume Velino, all’interno della zona R4. L’ampiezza dell’area investigata è stata definita anche in funzione della pericolosità oggettiva dei luoghi, in relazione alla necessità di accrescere la fruibilità in sicurezza dei turisti che ogni anno giungono presso l’area naturale della Cascata delle Marmore». Tutto per mitigare il rischio idrogeologico. All’epoca si parlava infatti di «un rischio frana molto elevato». Sì, perché dal novembre 2012 – post eventi meteo – nell’intera area turistica «si è riscontrato un aumento del rischio di caduta di elementi lapidei (travertini e/o calcari stratificati), segnalati da colamenti delle coltri superficiali e da fenomeni di erosione accentuata con colamenti di fango nelle rupi a maggiore acclività ».

Gli interventi passati e la necessitÃ
In passato in realtà qualcosa è stato fatto. Tuttavia c’è da completare l’opera: «Gli interventi hanno solo ridotto – si legge nella relazione a corredo dell’avviso per le manifestazioni di interesse – di poco l’esposizione al rischio, consentendo all’ente comunale di gestire l’area a fini turistici con una relativa sicurezza. Negli anni le forti precipitazioni, la particolare modesta competenza geotecnica dei terreni che costituiscono le rupi di Marmore (travertini di origine fluviale), le vaste coperture di terreni di alterazione a modesta reologia e resistenza agli agenti atmosferici hanno determinato un peggioramento della sicurezza dell’area della Cascata delle Marmore, tanto che sono stati eseguiti interventi di stabilizzazione e consolidamento di alcune porzioni. Le particolari condizioni geologiche e geomorfologiche dell’area di interesse turistico – naturalistico di Marmore determinano una situazione di permanente rischio idrogeologico generale, tanto che sono presenti altre zone oltre a quella indicata per il presente studio, a rischio idrogeologico R3 ed R4 per pericolo di crolli di grandi masse lapidee e per la potenziale occorrenza di colate di terreni di alterazione, fenomeni questi che insistono in vicinanza di sentieri e aree attrezzate per i turisti, richiedendo quindi interventi di consolidamento da possibili crolli nelle aree R3 e R4 (presso le aree turistiche) e di mitigazione del rischio idrogeologico». A gestire l’iter è il rup del procedimento, il funzionario tecnico Federico Nannurelli: è dal 2007 che si occupa della valorizzazione dell’area di pregio della cascata.
La parete verticale
I primi due stralci hanno riguardato le frane sul sentiero 1 e la zona del ‘balcone degli innamorati’. Ora manca il più complesso – da quanto si apprende è da completare per il progetto Water Way – dei tre, quello legato al consolidamento delle rupi nella parte laterale del salto. Senza alterare gli aspetti paesaggistici: «In particolare – viene messo nero su bianco nella relazione 2015 – la zona qui individuata vede una parete verticale con fenomeni di erosione fluviale che ne determina l’arretramento molto evidente. L’altezza media di 60-70 metri è immediatamente prospiciente l’inizio del Ssentiero 1 che tramite scalinata conduce al Belvedere superiore accanto al salto principale. Qui si prevede siano necessari interventi complessi che consistono in una pulizia e disgaggio di masse pericolose selezionate a seguito di ispezione, rivestimento con rete metallica e rafforzamento corticale con funi di acciaio e ancoraggi profondi con barre in acciaio di almeno 20 m di profondità , a causa della presenza di numerosi vuoti nella massa». Di mezzo c’è anche una riclassificazione del rischio idrogeologico datata un decennio fa.