Nestlé-Colussi, rischio ‘guerra tra poveri’

Stefania Cardinali e Marco Bizzarri (Cgil) lanciano l’allarme: «L’internalizzazione annunciata metterà in crisi i lavoratori delle ditte esterne»

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La previsione era stata facile da fare. Quando, Nestlé prima e Colussi dopo, hanno iniziato a parlare della possibilità di ricondurre al proprio interno una serie di lavorazioni che attualmente sono affidate a ditte esterne, anche umbriaOn non aveva potuto che paventare il rischio che la ‘coperta corta’ avrebbe determinato la crisi anche delle stesse aziende che lavorano in appalto. E la conferma non si è fatta attendere.

Stefania Cardinali

I timori Adesso, infatti, Stefania Cardinali, segretaria generale della Filcams Cgil di Perugia e Marco Bizzarri, segretario generale della Filt Cgil Umbria esprimono la loro «forte preoccupazione in merito alle situazioni venutesi a creare presso gli stabilimenti della Nestlé Perugina di Perugia e della Colussi di Petrignano di Assisi, che coinvolgono anche i lavoratori degli appalti esterni. Negli ultimi incontri che le categorie sindacali degli alimentaristi e le Rsu aziendali di entrambi gli stabilimenti hanno tenuto in Confindustria si è insistito nell’individuare nell’internalizzazione di tutti o parte dei servizi in appalto, una possibile parziale soluzione per contenere gli esuberi dichiarati dalle due aziende».

Marco Bizzarri segretario generale della Filt Cgil

Marco Bizzarri

Lo scetticismo I sindacati si dicono «scettici in primo luogo rispetto allo strumento, che comunque non permetterà di risolvere il problema né di Colussi né ancor di meno di Nestlé Perugina, visto che è risaputo che esternalizzare servizi, come le pulizie civili ed industriali oppure i magazzini di stoccaggio e spedizione, ha sempre permesso alle aziende appaltanti di avere un grande risparmio, sia di denari che di gestione del personale». Ma soprattutto, Filcams e Filt esprimono «una forte preoccupazione per la sorte dei tanti addetti delle cooperative e ditte esterne coinvolte negli appalti, che sono in essere da decenni, in alcuni casi da 30 anni e che impiegano centinaia di lavoratori, moltissime donne, ma anche giovani, che negli ultimi anni hanno visto nelle cooperative e aziende di servizi un modo per entrare nel mondo del lavoro, sentendosi dopo tanti anni di fatto come colleghi dei lavoratori della Perugina o della Colussi».

Le richieste I lavoratori e le lavoratrici degli appalti, dopo le assemblee tenutesi nei giorni scorsi, dicono Cardinali e Bizzarri, «chiedono dunque, prima di tutto, di essere informati sullo stato delle due trattative. Chiedono inoltre che non si scarichi su di loro l’intero problema e che ci si renda conto che eventuali reinternalizzazioni aprirebbero, per la maggior parte di loro, le porte della disoccupazione più nera, visto che difficilmente le cooperative e aziende per cui lavorano potrebbero ricollocare così tanti addetti presso altre commesse».

 

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