di Gianluigi Giusti
del Coordinamento Comitati Pendolari Umbri
(Comitato Pendolari Terni, Comitato Pendolari RomaFirenze, Comitato Viaggiatori Bacino GubbioUrbino, Comitato Pendolari exFCU Alto Tevere, Comitato Pendolari Teverina)
Cornuti e bastonati! È questo il primo pensiero che viene in mente dopo aver appreso dagli organi di stampa che i già tanto bistrattati pendolari avrebbero pagato i propri abbonamenti sovraregionari (ossia per tratte che attraversano più Regioni) a prezzi superiori rispetto al dovuto, con buona pace del principio ispirato a crismi di ragionevolezza anche economica e soprattutto di buon senso secondo cui più è lungo il tragitto minore dovrebbe essere il costo.
Questo, sembrerebbe, a causa di un errore nella formulazione dell’algoritmo utilizzato per il calcolo delle tariffe. Ovviamente, stando così le cose, c’è ora la necessità di rivedere gli importi. E proprio qui sorge il problema.
Secondo Trenitalia, infatti, dovrebbero essere le Regioni a farsi carico della differenza di costo in modo da mantenere gli impegni sottoscritti nei contratti di servizio, proprio perché sarebbero stati detti enti a formulare l’algoritmo senza per altro mai aggiornarlo nel corso degli anni.
Su questo alcuni dubbi sorgono. Siamo sicuri che sono state proprio le regioni ad occuparsi in via autonoma di una vicenda così complessa in totale autonomia da Trenitalia?
L’unica cosa certa è che sino ad oggi le Regioni hanno fatto orecchie da mercante, visto che la questione è sul tavolo da un paio d’anni senza che nessuno l’abbia concretamente affrontata, scaricando così le conseguenze sui fruitori del servizio.
Calando la vicenda sul piano locale, il secondo pensiero corre invece alle recentissime polemiche che hanno avuto ad oggetto l’aumento dei costi e le limitazioni di utilizzo della Carta Tutto Treno.
Quanta incidenza potrebbe aver avuto in tutto ciò questo errato algoritmo?
Rimane il fatto che tra calcoli sbagliati e abbattimenti dei contributi regionali, i poveri pendolari umbri sono ora costretti a viaggiare in condizioni disagevoli, su convogli vecchi più di venticinque anni e a costi decisamente eccessivi.
E dunque, terzo pensiero, quali saranno le determinazioni della Regione Umbria, vista la già precaria situazione, ove dovesse farsi carico della quota parte dovuta per compensare il mancato introito derivante dalla riduzione del costo dell’abbonamento?
Le risorse a disposizione sono quelle che sono, vista anche la decisione di destinare al bilancio generale le somme provenienti dalle penalità e decurtazioni pagate da Trenitalia, e ormai abbiamo assistito ad ogni forma di taglio.
Farà fronte a tutto iniziando finalmente a rivedere, in senso positivo, le sue strategie sul trasporto pubblico su rotaia, visto che sta diventando sempre più una questione sociale, o continuerà sulla strada del depauperamento delle risorse fino al totale collasso di tale sistema di mobilità, dando la colpa a tutti i governi che hanno progressivamente diminuito i fondi per il settore trasporti?
Staremo a vedere, valutando nel contempo se vi siano i presupposti per eventuali azioni risarcitorie.