Personale Fcu, c’è scoglio ‘ricollocazione’

Ci si interroga sul destino di capitreno e capistazione. Intanto divampa la polemica sulla sospensione del servizio ferroviario

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di P.C.

«Il trasferimento della concessione Rfi comporterà il passaggio di tanti lavoratori all’azienda nazionale. Quando dicevo ‘nessuno resterà a piedi’ mi riferivo anche a questo»: ha scelto una frase non casuale, l’assessore Giuseppe Chianella, per chiudere la conferenza stampa. Sa bene che il destino dei lavoratori, dal punto di vista politico e agli occhi dell’opinione pubblica, è importante quanto (se non di più) quello dei pendolari.

LA RIFLESSIONE DI CHIANELLA SUI LAVORATORI – VIDEO

Le preoccupazioni di Del Bolgia L’argomento era stato messo sul tavolo pochi minuti prima da Velio Del Bolgia (direzione regionale di Busitalia), che aveva preannunciato un incontro per il tardo pomeriggio di giovedì, proprio per discutere dei lavoratori. Ma lui si riferiva in particolare a quelli di Busitalia – una quarantina fra macchinisti e capitreno quelli interessati dal ‘blocco’ – che restano senza mansioni e per i quali si dovrà trovare una soluzione. La riunione effettivamente c’è stata, per il momento solo informativa. Le proposte sono due: rimanere nell’azienda con mansione diversa, andare in un’altra azienda del gruppo (Trenitalia?) con la stessa mansione. «Come azienda – dice Del Bolgia – abbiamo chiesto la massima flessibilità dei lavoratori per cercare congiuntamente di trovare soluzioni le meno impattanti possibili per macchinisti e capitreno attualmente impegnati sui servizi ferroviari ex Fcu. Martedì prossimo proseguirà il confronto».

I lavoratori Busitalia I sindacati ci pensano: «Lunedì ci confronteremo con le altre sigle sindacali – dice Marco Bizzarri, segretario regionale Filt Cgil – prima di incontrare nuovamente Del Bolgia martedì per capire quale possa essere la soluzione migliore. È evidente che prima di avallare le decisioni dell’azienda bisognerà sentire i lavoratori. Certo è che la problematica è seria e bisognerà trovare una soluzione alla svelta».

I lavoratori Umbria Mobilità «Per i lavoratori che operano sulla rete (all’interno dell’azienda Umbria Mobilità) c’è comunque il problema ricollocamento. Chiaro che la prospettiva a lungo termine, come ha detto Chianella, sarà quella del transito in Rfi. Ma bisognerà capire cosa accadrà a breve e medio termine e come sarà gestita la fase di transizione. Aspettiamo di capire l’azienda cosa ci propone», conclude Bizzarri.

La paura di Orsa «Ci avevano garantito che nessun altro chilometro treno sarebbe stato toccato – ha dichiarato Massimo Ciani (Orsa) – e invece ci troviamo in quest situazione, con il servizio sospeso su tutta la linea. Siamo estremamente preoccupati per il futuro dei ferrovieri ex Fcu che dal 13 dovranno adattarsi ad altro lavoro. Siamo in trattativa con l’azienda per capire quali risvolti potrà avere questa situazione sui lavoratori». «La prospettiva di una riapertura è sicura – chiarisce il suo collega Gianluigi Morozzi – e siamo contenti del paventato passaggio a Rfi».

L’ANNUNCIO IN CONFERENZA STAMPA – VIDEO

Sgalla (Cgil): «Il rischio è non ripartire più» «Chiudere per ripartire?», dice Sgalla citando l’assessore Chianella, «il vero rischio è che non si riparta più». Il segretario generale della Cgil dell’Umbria punta il dito contro «la ormai decennale mancanza di una strategia sul trasporto pubblico in Umbria». «L’assessore – continua il segretario Cgil – ha annunciato che la ferrovia, dopo la messa in sicurezza, ripartirà. Un annuncio importante, che va però completato con i tempi di questa operazione e con la garanzia che Rfi, che subentrerà nella gestione della linea, li rispetterà. Le infrastrutture sono uno dei capitoli fondamentali di un progetto di sviluppo per la nostra regione che dovrebbe evitare di navigare a vista o, peggio, rischiare di deragliare alla prima curva».

Ricci: «Destino Fcu simbolico» «Credo che, molto oltre le giustificazioni tecniche, la chiusura della Ferrovia Centrale Umbra rappresenterà la plastica ed evidente conclusione dell’esperienza amministrativa dell’attuale governo regionale»: lo dice il consigliere regionale Claudio Ricci, secondo il quale sarebbero «doverose» le dimissioni di tutto l’esecutivo regionale umbro. «La Fcu – spiega Ricci – è stata per molti umbri molto più che una ferrovia e le stazioni molto più che un luogo da cui partire, anche dai piccoli paesi, per andare a scuola o al lavoro. È stata un simbolo, sinanche rituale, se penso alle famiglie, legate al mondo agricolo nella pianura umbra, che segnavano i momenti della giornata con il passaggio del treno. Anni di risorse insufficienti e il non investire bene, un’incapacità di prevedere uno sviluppo adeguato, anche sul piano socio culturale e turistico, e nemmeno programmare le adeguate manutenzioni, senza le quali si sta arrivando alla chiusura. E i responsabili? Tutti senza colpe».

«Un danno all’immagine» «Sembrava che i 51 milioni di euro annunciati con ampia comunicazione e afferenti al quadro convenzionale di concessione a Rfi – prosegue il consigliere regionale ed ex candidato alla presidenza – potevano determinare una prospettiva che, invece, si infrange nella chiusura, si dice temporanea. Già, temporanea, ma i passeggeri si sposteranno su altre modalità di trasporto, con evidenti danni all’immagine, quando invece linee di questo tipo, in casi analoghi europei, vengono valorizzate nelle infrastrutture (armamento ferroviario), nuove tecnologie di gestione e controllo con l’utilizzo di convogli innovativi come i tram-treni che operano, come una metropolitana leggera, potendo passare anche dalle strade ferrate alle linee urbane su strada».

Critiche da Terni «Come si può non intervenire con preoccupazione, certo per gli 84 occupati dell’ex Fcu, ma al tempo stesso per il fallimento dell’ennesimo asset dei trasporti in Umbria?», dice Sergio Bruschini, coordinatore provinciale Forza italia Terni. «Sotto gli occhi di tutti è, a Terni, l’incompiuta ormai storica della metropolitana di superficie. L’idea di una città regione che vedeva nel concetto di metropolitana di superficie il completamento di quel sistema di trasporto che avrebbe collegato in modo organico tutti i principali comuni dell’Umbria da nord a sud, da Narni verso Orte, con una porta sull’Umbria a nord. Cosa invece non ha funzionato? Secondo me il mancato ammodernamento delle infrastrutture fatto nel tempo e una governance capace di assicurare efficacia ed efficienza nella gestione. Una politica regionale colpevole di non aver saputo investire in tempo e credere in questo sistema di trasporto locale. Oggi il nuovo assessore annuncia investimenti a go go, bene assessore, per carità, ma non le sembra che è fuori tempo massimo?».

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