Doveva essere un momento di riflessione e di confronto sui tanti cantieri cittadini. Sarebbe stata l’occasione giusta per approfondire la destinazione d’uso dei tanti luoghi ormai abbandonati della città, la riqualificazione di aree ‘calde’, come Fontivegge, o cantieri aperti e progetti rimasti sui tavoli per trent’anni.

Consiglio aperto «C’erano più persone quando si parlava di rifiuti, tema ostico e complicato» mormorano alcuni al termine del consiglio aperto sulle ‘grandi opere’ di Perugia. Dopo mesi di polemiche al vetriolo, forse ha ragione l’assessore Calabrese quando stigmatizza: «Tutti leoni da tastiera». Nonostante l’impegno profuso dalle opposizioni che lo hanno richiesto, dunque, la città è lontana. E, cosa ancora più grave, non sembra ormai più affatto interessata alle sorti del suo centro storico, della sua periferia, di come uscire e rilanciare la propria immagine all’estero.

La ‘visione’Chissà se basterà il progetto di marketing che ha in mente l’assessore Fioroni, quando parla di ridare opportunità ai giovani puntando su contenitori che, sfruttando la banda larga, mettano insieme innovazione e digitale e, allo stesso tempo, riqualifichino Fontivegge. Basterà, dunque, un coworking a spazzare via degrado e spaccio, risse e bivacchi dalle zone più mal frequentate della stazione e dintorni? Oppure, come dice l’assessore Calabrese, si riuscirà finalmente a venire fuori dal progetto per la realizzazione di un auditorium a San Francesco al Prato, che va avanti da 30 anni? «Per recuperare questo pezzo di storia – dice – stiamo pensando di incrementare il recupero della struttura, che non ospiterà solo un auditorium. Da studiare ancora, invece, il secondo stralcio dei lavori nella parte sotterranea che non può ospitare solo delle sale convegni, non è questa la vocazione della struttura».

Giovanni Tarpani Ma qual è, in fondo, questa visione che potrà riscattare la città e farle compiere quel balzo in avanti che la faccia uscire dall’isolamento in cui è caduta e la faccia tornare ad essere attrattiva e competitiva in ambito universitario, per le imprese e torni a richiamare anche turisti da ogni parte del mondo? «Non lo abbiamo capito – spiega Giovanni Tarpani, ex assessore alla cultura e ora parte dell’associazione St.Art – manca totalmente una visione e io credo che, anche se pochi, abbiamo perso un’altra occasione, un altro pomeriggio a sentir parlare di contenitori vuoti. Solo parole, nessun grafico, nessun progetto, nessun dato alla mano. E allora di cosa stiamo parlando?».
Altre esperienze «Il marketing del brand non può essere un coworking a Fontivegge, dobbiamo guardare a ben altri esempi, europei o internazionali. Il Guggheneim a Bilbao, i musei e la vocazione di città come Amsterdam, Parigi, Stoccolma. E invece qui, dopo 30 anni, stiamo ancora parlando di un auditorium a San Francesco al Prato che, nel frattempo, è rimasto vuoto e inutilizzato, quando i soldi per la ristrutturazione li mise il governo Prodi-Veltroni, 10 miliardi dal fondo per il Lotto. Non buttiamo via quest’ennesima occasione – conclude – affidiamo la progettazione della città a qualcuno che ne capisca qualcosa, a qualche esperto internazionale, all’ordine degli Architetti, a un concorso di idee»

I finanziamenti E’ proprio questa mancanza di vocazione che, forse, sembra trapelare nella visione dell’amministrazione e, di riflesso, nei cittadini ormai poco attenti alle sorti della città, se non quando c’è da fare baccano sui social network, «Nessuno qui oggi ha capito – è stato il commento del consigliere del Pd Tommaso Bori – come si intendono investire in concreto i 40 milioni di euro che arriveranno a Perugia grazie ai finanziamenti europei, nazionali e regionali. Fino a qualche decennio fa Perugia aveva tre straordinarie vocazioni: una città dedicata ai giovani grazie alla presenza di tante istituzioni virtuose, le due università, l’Accademia, il conservatorio, il capitalismo familiare, la capacità di progettare e, dunque, di ben investire le risorse a disposizione. Oggi queste vocazioni sono perdute e la sensazione è che l’amministrazione non sappia come investire somme ingenti come i 40 milioni citati perché ha perduto il rapporto con i suoi cittadini».
Giovani assenti Dagli Arconi a Fontivegge, dunque, gli interventi sembrano, per i partecipanti, invasivi e privi di contenuti, più rispondenti all’esigenza del fare che, piuttosto, a quella di dare una nuova immagine alla città, alle esigenze dei cittadini. E, su tutto questo, a preoccupare di più è la totale assenza dei più giovani dal dibattito cittadino, in primis il sindaco, presente al consiglio ma che non ha preso la parola. «Lo dico sempre anche a mio figlio – conclude Primo Tenca, dopo il suo intervento che non ha risparmiato critiche aspre all’operato della giunta – è un problema se i giovani non sono più attenti a quello che accade, se non sono più interessati alle sorti della città. Oggi la platea era piena di ultra sessantenni. Bene, ma non basta. Il futuro non è il nostro».