Perugia: «A Fontivegge serve l’esercito»

Passa l’ordine del giorno di Felicioni (LegaNord). Il sindaco: posto fisso di polizia, ma se serve anche i militari «per dimostrare che le istituzioni sono presenti».

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Seppur con qualche modifica intervenuta durante il dibattito, è passato con i voti della maggioranza l’ordine del giorno presentato dal consigliere della Lega Nord Felicioni che prevedeva di impegnare l’esercito italiano per attività di presidio e pattugliamento nel quartiere di Fontivegge.

Ordine del giorno ‘Utilizzo dell’Esercito italiano e/o delle forze dell’ordine’. Con questa denominazione, dunque, l’amministrazione comunale ha deciso di aumentare la stretta su uno dei quartieri simbolo del degrado e della criminalità nel capoluogo. Se gli sforzi di riqualificazione e ripopolazione non bastano, così come i progetti finanziabili con fondi ministeriali per il recupero delle periferie, ecco che dunque, nonostante l’impegno di carabinieri e polizia, servono maggiori controlli in tutta l’area per reprimere e prevenire episodi di crimine e spaccio di droga.

Felicioni «Da anni, almeno 15, soffre una grave situazione di degrado urbano ed è teatro di fatti criminali diffusi, in particolare legati allo spaccio di sostanze stupefacenti e alla prostituzione – ha ricordato Felicioni – in particolare sono presenti immobili in stato di abbandono, sia pubblici che privati, e in questo impoverimento del patrimonio edilizio, i cittadini sono soggetti ad una mancata sicurezza sociale, dove purtroppo, prende il sopravvento la criminalità ed il degrado che porta ad una sfiducia nelle Istituzioni vanificando anche l’importante sforzo messo in campo dalle forze dell’ordine e dall’Amministrazione».

Raccolta firme Sul tema i cittadini si sono attivati e, non da ultimo, grazie al comitato civico ‘Progetto Fontivegge’ era partita anche una raccolta firme per chiedere un posto fisso di polizia 24 ore su 24. Il sindaco, intervenendo su tema, ha sottolineato che è giusto accompagnare i progetti che l’amministrazione sta sviluppando nell’area di Fontivegge con azioni immediate sul territorio in un’ottica che non è quella della ‘deresponsabilizzazione’, perché è necessaria la contemporanea presenza del Comune in tali zone. A tal proposito è intenzione della giunta individuare un locale in zona stazione, come già avvenuto con i vigili in piazza del Bacio, per essere sempre presenti a Fontivegge, affiancando così le forze dell’ordine, ciascuno secondo le proprie competenze istituzionali.

Il sindaco «Non ci si deve se si chiede un presidio fisso nell’area – ha detto Romizi – ciò può avvenire nell’ambito del progetto ‘strade sicure’, che ha fatto registrare buoni risultati in alcune realtà, oppure tramite modalità diverse, ma sempre in accordo con le forze dell’ordine e la Prefettura. Insomma credo che un’ulteriore presenza possa essere auspicabile». Nessuna demagogia, dunque, solo soluzioni adatte ad un quartiere che necessità di cure efficaci.

Cautela Contrari alla militarizzazione, i consiglieri d’opposizione del Partito democratico e del Movimento 5 stelle. Per il consigliere Giaffreda la tematica andrebbe affrontata con maggiore cautela, «proprio perché si sono già ottenuti risultati grazie all’apporto di tanti (forze dell’ordine, vigili urbani, commercianti e cittadini), un ordine del giorno di questo tenore non è contingente: la città è in ripresa e non appare corretto militarizzarla. Ciò, infatti, rischia di svilire i tanti sforzi compiuti in tempi recenti che hanno permesso di ridurre i disagi anche a Fontivegge».

Istituzioni presenti Portare l’esercito a Perugia, per Giaffreda, rappresenterebbe un passo indietro dal momento che la realtà peruina non è paragonabile ai siti presidiati dall’esercito per pericoli legati al terrorismo nei luoghi sensibili. L’ipotesi, comunque, è di attivare un progetto come quello di Assisi ‘Strade sicure’, che garantisca un maggior pattugliamento e contribuisca ad aumentare la percezione di sicurezza da parte dei cittadini. Per il sindaco i cittadini non si sentiranno spaventati, e attraverso un confronto con la prefettura sarà quindi trovata la formula più adeguata al bisogno e verrà trovato il modo di installare un presidio fisso. Forze dell’ordine o, se del caso, anche esercito. «Per dimostrare che le istituzioni lì sono presenti».

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