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Home » Perugia, caso ‘Arconi’: «Cura del patrimonio»

Perugia, caso ‘Arconi’: «Cura del patrimonio»

di Marco Torricelli
2 Settembre 2017
in Apertura 5, Attualità, Opinioni, Politica
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
Il progetto 'modificato'

Il progetto 'modificato'

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Cristina Rosetti (M5S)

di Cristina Rosetti
Capogruppo M5S al Comune di Perugia

La questione delle caratteristiche strutturali e architettoniche del progetto della Biblioteca degli Arconi, poi trasformato in “Piazza del Sapere”, con il contestuale consolidamento e restauro della Sala Gotica di Palazzo di Capitano del Popolo, approvato dalla Regione Umbria il 20 dicembre 2016, sta assumendo caratteristiche grottesche.

Tra chi rivendica, come il PD, che il proprio progetto era più “bello” e chi, dalla Giunta Romizi, “minaccia” associazioni che hanno a cura il patrimonio storico-architettonico della nostra città, per avere fatto, quello che dovevano, un esposto per vederci chiaro, come ripetutamente faceva l’ex ambientalista Barelli, quando era lui presidente di Italia Nostra, in quell’altra vita, ripetutamente rinnegata, in questi tre anni di “poltrona”.

Non è compito dei singoli né delle forze politiche dire ciò che è bello e ciò che non lo è, così come dovrebbe essere la Soprintendenza, deputata per legge a ciò, a tutelare il nostro patrimonio storico e architettonico, senza mezze misure, senza compromessi. Dagli atti in nostro possesso, forniti dall’Amministrazione comunale, la situazione risulta chiara.

Forse, quel progetto di biblioteca non era, sin dall’origine, compatibile con gli Arconi e le loro caratteristiche storico-architettoniche. Tanto che la Soprintendenza bocciò l’originario progetto di chiusura a filo con vetrate degli Arconi stessi. L’errore, se errore c’è, fu, forse quello di non dichiarare da subito l’assoluta incompatibilità e cercare, invece, di trovare il modo di compensare lo spazio ridotto a seguito dell’arretramento delle vetrate. E, così, nasce la tamponatura con vetrate molto arretrate rispetto al filo degli Arconi stessi, con i tre solai intermedi, che fuoriescono dal filo della facciata, destinati ad essere tamponati con vetrate al piano terra, trasformandosi in terrazze al piano superiore, da utilizzare come spazi all’aperto, integrativi alle attività della Biblioteca stessa.

L’ultimo di tali volumi è destinato a fare da collegamento con la Sala Gotica e la Salara e anche questo è oggetto di critica da parte delle associazioni che di patrimonio storico si occupano da molti anni. Peraltro, ci sarebbe un aumento di cubatura, che in tale zona del PRG richiederebbe una specifica autorizzazione. A ciò si aggiunga, che per soddisfare gli standard di legge in termini di salubrità e comfort degli spazi, il muro di fondo sarà destinato ad essere coperto da servizi e cavedi tecnici.

Ebbene, trattasi di un muro medievale (Murus Civitatis) che fa da sfondo ai tre grandi spazi degli Arconi, che rimarrà totalmente coperto. La Soprintendenza ritiene ciò opportuno e conforme alla tutela storico-architettonica degli Arconi e della loro identità? Hanno i cittadini il diritto di goderne contestualmente alla fruizione della biblioteca?

Gli atti della Soprintendenza sono ambigui e danno adito a tanti interrogativi. Infatti, il 21 ottobre del 2015, la Soprintendenza esprimeva parere favorevole di compatibilità paesaggistica del progetto di intervento con delle prescrizioni: “nella fase di valutazione degli approfondimenti progettuali (preventivi all’effettivo inizio dei lavori) così come nel corso della stessa realizzazione degli interventi, questa Soprintendenza potrà impartire ulteriori prescrizioni relativamente alle definizioni delle soluzioni architettoniche, alle modalità esecutive, alle scelte dei materiali e delle finiture, sia in termini più generali, per tutte quelle opere ed aspetti che direttamente e/o indirettamente interesseranno le strutture storiche e/o gli insediamenti di contesto”.

Praticamente, il progetto è una base che può vedere plurime prescrizioni, ma a gusto del soprintendente di turno o ci sono regole precise, come il M5S ritiene, che vanno seguite, e prescrizioni che devono poi risultare in una qualche atto o verbale? Insomma, la confusione regna sovrana, ma una cosa è certa: nonostante, il M5S abbia ripetutamente chiesto che tutte le progettualità del Centro Storico siano viste in una visione unitaria di nuove e rinnovate vocazioni, insistendo con atti e richieste pressanti per l’attivazione di procedure partecipative vere e con un grande consiglio sul centro storico, il Partito unico continua a fare il gioco delle parti e a strumentalizzare un bene che appartiene al patrimonio cittadino.

Sta alla Soprintendenza garantirne la piena tutela e non ci sembra che ad oggi l’abbia fatto con sufficiente chiarezza e determinazione. Invochiamo pertanto un intervento deciso della stessa e una partecipazione del progetto definitivo con tutta la cittadinanza, aborrendo le riunioni tra pochi, a cui ci ha abituato la Giunta Romizi, in ciò per nulla diversa dai suoi predecessori. E, confidiamo che non emergano illegittimità sotto il profilo della mancanza delle necessarie autorizzazioni di tipo urbanistico-edilizio, ringraziando Italia Nostra per l’esposto che ha inteso fare, volto a tutelare il nostro patrimonio.

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