Perugia pride village: Comune vs Omphalos

Bufera per una locandina che raffigura una drag queen vestita da Madonna. Il Comune: «Ritirare immagine». Lega attacca Romizi: «Finisce per non piacere a nessuno»

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Si scrive laico, si legge libero. Ma, tra le righe, si leggono anche le polemiche. Come quelle scaturite dalla locandina diffusa in occasione del prossimo Perugia pride village, l’evento organizzato dall’associazione Omphalos Arcigay e Arcilesbica per celebrare la giornata mondiale dell’orgoglio Lgbt.

La locandina ‘incriminata’

L’iniziativa In programma il 23, 24 e 25 giugno prossimo ai giardini del Frontone, la manifestazione, che aveva già incassato il patrocinio del Comune di Perugia, rischia ora di diventare una patata bollente più di quanto già non lo sia per l’amministrazione comunale. A far scaturire un fuoco incrociato di reazioni è stata una locandina dell’evento in cui appare, sotto alla scritta Perugia pride village, un’immagine di una drag queen truccata in modo appariscente e vestita da Vergine Maria che tiene in mano un cuore.

Le polemiche, sui social, non si sono fatte attendere, così come la reazione del consigliere comunale Sergio De Vincenzi che, seduto anche all’assemblea legislativa regionale, si è opposto strenuamente all’approvazione della legge contro le discriminazioni legate all’orientamento sessuale e all’identità di genere lo scorso aprile. Per De Vincenzi la decisione di Romizi e della giunta di patrocinare l’iniziativa «è francamente deludente. E’ imbarazzante dover constatare che la questione, già emersa lo scorso anno, per l’ennesima volta non sia stata minimamente condivisa».

De Vincenzi «E così il nostro Comune, mentre subisce critiche dalla sinistra per le iniziative che promuovono l’identità cittadina e riqualificano il centro storico – prosegue De Vincenzi – ne subisce al tempo stesso il ricatto politico solo perché all’interno della Giunta c’è chi teme di essere accusato strumentalmente di intolleranza e di omofobia». Romizi, dunque, dovrebbe dire ai suoi cittadini cosa intende promuovere, prosegue il consigliere del gruppo misto: «se scuole e servizi per le famiglie, strade più sicure, la cultura e l’identità del nostro territorio, oppure i desiderata di un ristretto gruppo d’interesse che dispone di tutte le risorse per organizzare in forma autonoma e in assoluta libertà le proprie manifestazioni senza pesare sulle casse dei cittadini».

Reazioni Cosa ne pensano gli altri? Su Facebook è facile lasciarsi andare a commenti, anche inopportuni, ma evidentemente la locandina del pride non è andata giù a più di qualcuno che ha tirato fuori la questione dei finanziamenti di comune, provincia e regione per la manifestazione quando, invece, non ci sarebbero abbastanza soldi per la sanità, le strade, le scuole e via discorrendo. Sollecitato da più parti, forse, il comune si è sentito costretto a intervenire nel dibattito con una nota ufficiale.

Il comune «Sin dal suo insediamento l’amministrazione comunale – si legge nella nota – si è sempre dimostrata rispettosa nei confronti di ogni sensibilità espressa, riconoscendovi manifestazioni di libertà. Per questi motivi è stata confermata la concessione del patrocinio, anche quest’anno, all’iniziativa Perugia Pride Village 2017, giunta alla sua quinta edizione. Ciò precisato, apprendiamo con dispiacere la diffusione nelle piazze virtuali di una locandina non rientrante nel materiale di comunicazione oggetto di patrocinio, nella quale in maniera manifesta non viene rispettato il credo altrui». Un’offesa alla religione, dunque, quel messaggio evocato nella locandina che sarebbe in contrasto con quanto dichiarato nel manifesto del pride village laddove si legge che l’obiettivo è di «scardinare le gabbie di odio che opprimono le nostre identità». Per ripristinare «un clima sereno di dialogo e confronto – prosegue la nota – si invitano gli organizzatori a rimuovere l’immagine in questione. La libertà non può mai prescindere dal rispetto».

La Lega Il commissario cittadino della Lega Nord Perugia, Riccardo Augusto Marchetti, dal canto suo parla di «palese affronto alle tradizioni di molti cattolici che pur non vivendo nel medioevo, si sentono profondamente offesi perché un’associazione che si vanta di difendere le discriminazioni, si prende gioco delle credenze altrui. Niente in contrario alla manifestazione di Omphalos in programma contro le discriminazioni sessuali, anche se ritengo che tali mancanze si possano combattere con altre modalità. Non si può chiedere rispetto se per primi non si dà. Politicamente parlando – conclude Marchetti – credevo che l’amministrazione Romizi fosse contraria al patrocinio, da un sindaco conservatore mi aspetto scelte politiche da centro destra. Alla fine chi vuol piacere a tutti, finisce per non piacere a nessuno».

Omphalos LGBT «E come ogni anno, all’approssimarsi della stagione dei Pride, un’ondata di critiche e polemiche torna ad invadere giornali e social di tutto il Paese», si legge in una nota di Omphalos LGBT. «Si dibatte animatamente sull’opportunità di manifestazioni che hanno una lunga e importante storia e un ruolo ben preciso, che forse ancora in pochi conoscono. Quella notte del 28 giugno 1969, allo Stonewall Inn di New York, la comunità LGBTI si ribellò ai tanti soprusi di una società che l’aveva relegata al proprio margine. Da allora i nostri Pride sono continui atti di ribellione, momenti di riflessione prorompente, che non possono essere ignorati. I nostri Pride hanno il preciso scopo di rivendicare e portare in piazza ciò che la società ancora non vuole accettare, ponendo con forza temi e discussioni anche con metodi non convenzionali e provocatori. I nostri Pride scandalizzano, irritano, destabilizzano. E lo fanno di proposito».

La religione Anche l’omofobia più nascosta, si legge ancora nella nota, «il pensiero discriminatorio che spesso si pensa di aver superato, viene smascherato con un po’ di trucco e uno scatto fotografico ben fatto. Ci si scandalizza alla percezione di qualcosa di sacro accostato a qualcosa che si ritiene sbagliato, non degno di rispetto. Dimostrando nei fatti che ciò che di sbagliato si vede sono semplicemente le nostre drag queen, le nostre persone transessuali, i gay, le lesbiche o le persone intersex. E così come per le vignette satiriche e provocatorie di Charlie Hebdo o per le raffigurazioni del Gesù migrante con la pelle nera. Tutte gabbie che si costruiscono attorno a ciò che viene ritenuto accettabile in nome di un credo religioso, obbligando l’intera società a conformarcisi. Viviamo in un Paese che si dice laico, ma in cui l’opinione di un’istituzione religiosa è capofila di ogni telegiornale. Un Paese in cui la discussione sui diritti umani deve passare attraverso un contraddittorio di persone che seminano odio in virtù di un credo. Un Paese nelle cui scuole i simboli di culto sono difesi in nome della tradizione e di una storpiata libertà d’espressione, e rimangono lì, appesi, saldamente ancorati a quegli stessi muri che poi negano un’educazione rispettosa di tutte le differenze».

Le istituzioni In questa quinta edizione del Perugia Pride Village, spiegano infine, «ci troviamo ancora una volta a fare i conti con istituzioni che legittimano l’opinione di una religione più del rispetto delle identità e di diritti uguali per tutte le persone. È il momento che il movimento LGBTI e la società tutta diventino bandiere di un pensiero libero e laico, in cui atei e credenti di ogni religione trovino la capacità di separare la devozione individuale dalla discriminazione. Il 23-24-25 giugno 2017, in corso Cavour e borgo XX Giugno, dove la nostra città ha lottato per la libertà e si è trasformata in resistenza dal potere della Chiesa, il Perugia Pride Village torna a scardinare le gabbie di odio che opprimono le nostre identità».

L’onorevole Catia Polidori «La locandina del gay pride village è offensiva, volgare e per giunta contraddittoria. Provoca per il puro gusto di provocare e francamente non se ne comprende la ragione, dal momento che in città alla associazione viene, come è giusto, riconosciuta la massima libertà di espressione tant’è che alla manifestazione in questione è concesso il patrocinio del Comune», questo il commento, in una nota, la deputata e coordinatrice di Forza Italia Umbria, onorevole Catia Polidori. «Voglio pensare che dietro a tutto questo ci sia ‘solo’ un evidente errore di comunicazione e che pertanto la locandina sarà ritirata dai responsabili. Non ci si può battere per il riconoscimento dei propri diritti e reclamare per sé il rispetto e poi non essere in grado di assicurarlo al prossimo. Chiunque esso sia. Non fosse altro perché si perde di credibilità».

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