Perugia, Sda in crisi: presidio in Prefettura

Un caso nazionale che ha conseguenze anche in Umbria. Il toccante intervento in piazza Matteotti. Il prefetto Cannizzarro ha ricevuto i lavoratori: «Ma Poste Italiane latitante»

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I 70 lavoratori Sda Perugia in presidio sotto la prefettura di Perugia in piazza Italia, insieme alla Filt Cgil, per chiedere l’intervento del governo nazionale necessario a sbloccare la situazione di stallo con i magazzini del gruppo fermi da giorni e gravi ripercussioni sui lavoratori stessi.

L’intervento sul palco Ha destato scalpore l’intervento di Alessandra Lecce sabato mattina, in piazza Matteotti, durante la protesta degli operai della Perugina. Un intervento sentito e veemente, che conteneva messaggi forti: «Da quasi un mese Sda, gruppo Poste Italiane, è incapace di far ritornare le attività lavorative alla normalità a causa di rivendicazioni da parte dei sindacati autonomi. Audizioni parlamentari, incontri, tavoli presso le prefetture delle città interessate non sono valsi a nulla e oggi 9000 lavoratori, di cui 1500 dipendenti diretti e ben 7500 lavoratori in appalto, tra facchini e corrieri, stanno rischiando il posto di lavoro».

LE VOCI DEI LAVORATORI – IL VIDEO

Esternalizzazione selvaggia «Viviamo con la vostra sessa ansia, paura e incertezza – ha detto Alessandra dal palco – è chiara la mancanza di politiche industriali in questo paese, ci sono solo politiche industriali scellerate che non puntano alla valorizzazione del capitale umano ma seguono esclusivamente la logica del profitto spropositato. Amministratori delegati pagati mille, duemila più degli operai, agiscono con un solo obiettivo: far ottenere agli azionisti profitti che giustifichino i loro ‘amorali’ contratti. La selvaggia esternalizzazione messa in campo in questi anni ha generato lavoro certo, ma a quale prezzo?».

Non possiamo più subire «Siamo lavoratori invisibili, inesistenti, vittime di un apparato che applica l’unico principio imperante: il massimo ribasso, utilizzando la complicità di consorzi e cooperative costruite come vere e proprie scatole cinesi. Oggi la nostra presenza qui è un modo per dire basta. Non accettiamo ogni tipo di lavoro, precario, sfruttato, malfamato, insicuro; utile solo al committente di turno per abbassare il costo del servizio e rendersi più competitivo sul mercato. Dobbiamo uscire dall’ingranaggio socio-economico perverso e pervertito del maggior profitto. Dobbiamo pretendere sicurezza sul lavoro e del lavoro, sicurezza del reddito, sicurezza previdenziale; tutto ciò non è permesso dalla mano invisibile».

Il sindacalismo d’assalto «La mancanza di regolamentazione del mercato genera spazi nei quali si inserisce il sindacalismo d’assalto che pur con i suoi (anche giusti) principi, si esprime in modalità che finiscono per favorire le manovre poco chiare dei committenti disonesti. Noi rischiamo che nel nostro settore si apra uno scenario di relazioni industriali in cui la conflittualità border line la farà da padrona. Le distorsioni presenti nel settore della logistica che versa già in uno stato di degrado vanno regolate, ma rischiamo di arrivare tardi, favorendo lo sciacallaggio e lasciando i lavoratori nella doppia morsa del ricatto datoriale da un lato e dalla strumentalizzazione dei loro disagi dall’altro. Si sta giocando una partita che non ha solo un significato locale: vogliono far passare l’idea che per lavorare bisogna accettare di tutto. Noi abbiamo un’idea diversa e anche una responsabilità enorme sulle nostre spalle perché il futuro non è scritto. Mai come in questi casi serve intelligenza e senso di responsabilità e la nostra risposta deve essere il massimo dell’unità delle lavoratrici e dei lavoratori per imporre a chi ci governa di cambiare registro e far cambiare rotta alle aziende dobbiamo evitare la competizione tra i lavoratori».

Il prefetto ha ricevuto la delegazione dei lavoratori Sda e manderà una nota al ministero delle telecomunicazioni riguardo alla situazione. Sconforto però per l’assenza di Poste Italiane: «Il vero soggetto – il pensiero dei lavoratori – che dovrebbe decidere o ha già deciso, Poste Italiane, è latitante».

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