Perugina, i sindacati: «Nestlé crea divisioni»

Nuova presa di posizione dopo l’infruttuoso incontro a Milano. Cgil: «Questo piano crea lavoratori di ‘serie A’ ed altri di ‘serie B’». Preoccupazione per la filiera di sito

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Toia ha detto la sua verità, i sindacati la loro. Così, il coordinamento nazionale Nestlé a Milano è finito con ‘uno scialbo zero a zero’, per usare la metafora calcistica di chi era presente.

La sede Nestlé a Milano

Scialbo pareggio Il solito incontro interlocutorio (quanti ne abbiamo visti negli ultimi mesi?) in cui è proseguita la guerra di posizione fra sindacati e azienda: ormai non si parlano più e quando lo fanno ognuno ribadisce la propria posizione, in un dialogo fra sordi che sta portando la vertenza proprio dove vuole Nestlé. Sì perché – rimanendo in ambito metaforico – quando una delle due squadre è nettamente in vantaggio in classifica, gli ‘scialbi pareggi’ favoriscono chi è già davanti, avvicinando per gli uni il momento della vittoria finale e per gli altri quello della mesta sconfitta.

Sette giorni Manca appena una settimana a San Valentino. Il giorno che tradizionalmente è dedicato ai Baci Perugina sarà quello più amaro per i lavoratori. Scade infatti il 14 febbraio (il 15 c’è l’incontro al Mise) il termine per compilare e sottoporre all’azienda il foglio di adesione al piano di ricollocamento interno, che prevede l’introduzione di circa 150 part-time. I volantini – mostrati in anteprima da umbriaOn nei giorni scorsi – spiegano nel dettaglio cosa accadrà: i tipi di contratto proposti sono a part-time verticale, a part-time flessibile o a termine; con tanto di clausola risarcitoria in caso di impossibilità a procedere con gli impegni accordati. Per le mansioni da internalizzare, si cercano poi 36 addetti alla logistica(4 full-time, 23 part-time al 75%, 9 part-time al 50%) e 11 addetti alle pulizie (5 full, 6 part-time flessibile).

Perugina, incontro al Mise

Serie A e Serie B I rapporti si sono raffreddati quando – con un blitz a sorpresa – i dirigenti Nestlé arrivarono a Perugia da Milano con un giorno di anticipo, alla vigilia dell’ultima riunione in Confindustria, per incontrare una parte degli operai (impegnati in quei giorni nei corsi di formazioni propedeutici alle ricollocazioni), cui fu illustrato il piano di rilancio della sede di San Sisto. Un modo per dire: «State tranquilli, voi non sarete fra gli esuberi, vi siete salvati». Una fuga in avanti, formalmente legittima per carità («è l’azienda che parla con i propri dipendenti», spiegò Toia a umbriaOn), che però aveva il chiaro intento di spaccare il fronte dei lavoratori, semmai fosse stato compatto, inducendo ad accettare le le proposte di ricollocazione interna anche se limitanti dal punto di vista contrattuale. E le conseguenze si stanno vedendo in questi giorni quando, di fronte a questa nuova fuga in avanti, l’ipotesi di boicottare le adesioni alle ricollocazioni interne è subito tramontata.

Addio Ccnl Per alcune figure non sono previste né integrazione malattia né scatti di anzianità né quattordicesima né premio annuo variabile. Per capirci: andasse in porto questo piano così come concepito, in caso di febbre, per un lavoratore ricollocato con questa nuova modalità, i primi tre giorni di malattia (che in genere vengono pagati dall’azienda) rimarrebbero senza copertura e sarebbero persi dal lavoratore, che potrebbe sì rimanere a casa, ma senza percepire stipendio fino al quarto giorno di malattia. Una ipotesi che in molti stanno condannando, sottolineando che esula dal contratto collettivo nazionale del settore.

Il gioco delle tre carte «In questi giorni da parte della direzione Nestlé stiamo assistendo da parte della direzione al gioco delle 3 carte, sulla testa dei lavoratori del sito. È chiara la strategia della multinazionale che punta a dividere i lavoratori mettendoli gli uni contro gli altri, tenendo un atteggiamento ambiguo e scaricando sugli stessi lavoratori le proprie responsabilità e quindi tutto il peso della vertenza». La nota arriva dopo l’incontro fra Filcams (settore pulizie), Filt (settore logistica) e Flai (settore alimentare) che, insieme alla confederazione Cgil, hanno discusso delle conseguenze della vertenza Perugina sulla filiera di sito. Il riferimento è alle famose internalizzazioni – in verità accettate dagli stessi sindacati – che nei fatti tolgono lavoro a cooperative esterne per farlo svolgere a dipendenti Perugina. Si tratta soprattutto di mansioni di logistica e pulizie.

«Operai messi alle strette» «Quando i sindacati fanno il gioco delle aziende – afferma il consigliere regionale del Sergio De Vincenzi (Gruppo misto – Umbria next) – i lavoratori hanno ben poco da augurarsi, se non farsi forza tra di loro. Nella fattispecie gli operai di produzione della Nestlé-Perugina, attualmente in cassa-integrazione, sono stati messi alle strette dall’azienda e, ci risulta, anche dalle sigle interne, incitati a firmare ‘in modo volontario’ una riconversione del contratto di lavoro che penalizza fortemente le condizioni orarie e retributive che si inquadreranno nella nuova normativa sul lavoro introdotta dal Jobs Act. In questo quadro così drammatico, come sempre l’unica possibilità di far valere i propri diritti da parte degli operai della Nestlé-Perugina è quella unirsi il più possibile e di non cedere alla proposta fatta dall’azienda, sostenuta dai sindacati, chiedendo maggiori tutele e alternative contrattuali che rispettino pienamente, non diciamo molto, ma almeno il primo articolo della nostra Costituzione».

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