Polo biotecnologie di Terni: in cinque condannati a risarcire 364 mila euro

Fra questi anche l’ex sindaco Di Girolamo. Assolti in tre. Sentenza della Corte dei Conti dell’Umbria

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364.317 euro complessivamente addebitati a cinque convenuti, mentre altri tre sono stati assolti. Questa la sentenza emessa dalla Corte dei Conti dell’Umbria – presidente Piero Floreani, giudici Acheropita Mondera e Rosalba di Giulio – per la vicenda del polo di biotecnologie di colle Obito, a Terni. Le condanne sono arrivate per l’ex sindaco di Terni Leopoldo Di Girolamo, l’ex presidente della comunione proprietaria dell’immobile Adolfo Puxeddu, l’ex rettore di UniPg Francesco Bistoni (dovranno liquidare 104.091 euro ciascuno), l’ex segretario generale del Comune di Terni Giuseppe Aronica e l’ex dirigente dello stesso ente Maurizio Pertichetti (26.022 ciascuno), mentre le assoluzioni sono per un altro ex amministratore della comunione proprietaria dell’immobile, Nicola Avenia (avvocato Lietta Calzoni), il tecnico del Comune di Terni Marco Fortunati (avvocato Patrizia Bececco) e l’ex delegato del rettore di UniPg per il polo universitario di Terni, Massimo Curini (avvocato Riccardo Petroni). La procura della Corte dei Conti dell’Umbria aveva contestato un danno complessivo pari a 853.160 euro (521.592 nei confronti del Comune di Terni, 250 mila per l’università di Perugia e 81.567 per canoni mai incassati dal Polo tecnologico per l’affidamento del bene) sulla base di «plurime condotte gravemente colpose, con riferimento all’indebita concessione a privato operatore economico – Polo di innovazione di genomica, genetica e biologia Srl – di ingenti contributi pubblici a fondo perduto per la realizzazione del Polo di biotecnologie di Terni a Colle Obito, in difetto dei presupposti legittimanti e con l’indebito affidamento a privato, in assenza di procedura comparativa, di un immobile di proprietà pubblica». Sotto la lente della magistratra contabile, in particolare, c’era finito il protocollo d’intesa sottoscritto da vari soggetti istituzionali nel gennaio del 2012: una sorta di ‘via libera’ alla concessione del finanziamento pubblico ad un’iniziativa di fatto privata. Circa i cinque convenuti condannati a risarcire, la convinzione dei rispettivi legali difensori è che il giudizio d’appello possa ribaltare la sentenza della Corte umbra e vedere riconosciute le ragioni dei propri assistiti.

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