Referendum e cazzotti, Terni torna al passato

Si è chiamati ad esprimere un parere. Ed allora sarebbe bene informarsi. Invece accade che il confronto diventa da stadio e sfocia – addirittura – in una cazzottata

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di Walter Patalocco

Si sa, ormai la passione politica non si manifesta più col confronto delle idee. La connotazione è quella del tifo calcistico e, per fare un parallelo, come ogni italiano ha una propria formazione della nazionale, così ognuno ha pronta la formazione del governo o della giunta comunale. La politica come fede, ma non più a vari ideali. La fede oggi ha per oggetto alcuni personaggi.

Non si è più comunisti, socialisti, democristiani, missini, repubblicani o monarchici, categorie che si basavano su altrettanti progetti per un modello di società.

Oggi si è “di Berlusconi”, “di Renzi”, “di Salvini” o “di Grillo”, e via cantando. Come se costoro fossero i demiurghi. Qualunque frase il capo “carismatico” pronunci, anche se si tratta di una baggianata, è assorbita e difesa anche sulla barricata.

Così accade che il confronto diventa da stadio, così come è successo in piazza della Repubblica, dove la discussione sul referendum del 4 dicembre è sfociata – addirittura – in una cazzottata. Perché la discussione imbastita sulla riforma costituzionale ormai è accesa, tirata, e, soprattutto, “omnibus”.

Dentro alla riforma costituzionale si fa entrare di tutto: dai politici “che sono tutti magna magna”, agli immigrati “cui diamo le case e alcuni euro al giorno ma gli italiani sono senza casa e senza lavoro”, alle paure di putsch, fino a “mo glielo fa vedere Trump”. Il quale, detto per inciso, con la Costituzione italiana non c’entra proprio niente, e probabilmente manco sa che in Italia c’è un referendum.

Il problema è un altro. Si è tutti chiamati ad esprimere un parere. Ed allora sarebbe bene, prima di tutto, informarsi. Almeno un poco. Basta un clic e si ha a disposizione il testo della Costituzione in vigore, raffrontato a quello “riformato”.

Si legge, si valuta e poi si decide come votare. Non è poi così difficile. L’unica cosa è che bisogna cercare di capire lasciando sul comodino i paraocchi confezionati sia da una parte che dall’altra. Quantomeno si eviterebbe di diventare amorfe casse di risonanza di stupidaggini altrui.

In quanto alla cazzottata di piazza della Repubblica, vale la pena ricordare che la stessa cosa si verificò circa un secolo fa: volarono pugni tra clericali e anticlericali. Anche allora si confrontarono i tifosi dell’una e l’altra parte, poi qualche anno dopo ci fu chi fischiò la fine della partita.

Un secolo. Ma sembra passato inutilmente.

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