«Ricostruzione partita ma criticità innegabili»

Il punto della Regione Umbria a tre anni dal sisma che ha sconvolto il centro Italia: «Qui il lavoro è stato ed è di qualità»

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«Nonostante innegabili difficoltà e lentezze, a tre anni dal sisma che ha colpito nel 2016 il centro Italia, si può affermare che il processo di ricostruzione sia ormai avviato e che in Umbria è partita una ricostruzione di qualità»: così il presidente della Regione Umbria, Fabio Paparelli, nel corso dell’incontro che si è tenuto al centro regionale di protezione civile di Foligno a tre anni dal sisma del 2016.

Presenti

All’incontro sono intervenuti il vice prefetto di Perugia Castrese De Rosa e il vice prefetto di Terni, Andrea Gambassi, il direttore regionale dei vigili del Ffuoco, Raffaele Ruggiero, la soprintendente del Mibac, Marica Mercalli, il presidente della Consulta del volontariato, Giuliano Santelli, il comandante della legione carabinieri dell’Umbria, generale Massimiliano Della Gala, Roberto Gulli per protezione civile nazionale, il direttore generale del governo del territorio, paesaggio, protezione civile e infrastrutture della Regione Umbria, Alfiero Moretti, i sindaci dei comuni del ‘cratere’ che, insieme ai presidenti delle due province umbre, sono stati invitati dal presidente Paparelli alla riunione del comitato istituzionale convocato sempre nella sede della protezione civile dopo la cerimonia di commemorazione aperta alle ore 9 con l’inno d’Italia e un minuto di raccoglimento in ricordo delle vittime.

La terra trema

«Dal 24 agosto del 2016 fino al 18 gennaio 2017 l’appennino centrale è stato sconvolto dal più grave e complesso evento sismico che ha colpito l’Italia da molti decenni a questa parte – ha detto il presidente Paparelli -. In quell’arco temporale si sono verificate sette scosse di magnitudo superiore a 5. Quella del 30 ottobre 2016, con epicentro a Norcia, è risultata essere la più forte in Italia dal sisma dell’Irpinia del 1980. Il susseguirsi delle scosse di terremoto – ha proseguito – in Umbria ha causato ingenti danni agli edifici pubblici e privati, alle infrastrutture, alle attività produttive, ma non ha causato né vittime né feriti gravi grazie anche alla buona ricostruzione seguita al sisma del 1997 e, prima ancora, a quello del 1979, a conferma che quanto fatto con le due precedenti ricostruzioni è stato estremamente utile ed importante ed ha contribuito, in primo luogo, alla salvaguardia delle vite umane».

«Una ricostruzione di qualità»

«Tra molte difficoltà il processo di ricostruzione è ormai avviato – ha sottolineato ancora Paparelli – e in Umbria è partita una ricostruzione di qualità, una ricostruzione che punta a restituire alle comunità colpite un patrimonio edilizio più sicuro, energeticamente efficiente e urbanisticamente ripensato in alcune sue parti, con edifici pubblici in grado di fornire funzioni di servizio ai cittadini in condizioni migliori di quelle antecedenti al sisma e con una riqualificazione e messa in sicurezza del patrimonio storico e culturale danneggiato al fine di salvaguardare e ripristinare l’identità delle comunità e restituire un sistema territoriale più attrattivo. La Regione Umbria ha lavorato per garantire una programmazione strategica in cui la ricostruzione possa diventare un fattore di crescita e di sviluppo sociale, economico e culturale. Con la legge regionale 22 ottobre 2018 si punta, attraverso il ‘Masterplan della Valnerina e di Spoleto’, a garantire lo sviluppo dei territori colpiti dal sisma prevedendo misure per lo sviluppo integrato dell’ambiente naturale, per realizzare un sistema integrato per il turismo, l’ambiente e la cultura e per sostenere la crescita del sistema delle imprese».

«Le criticità ci sono, è innegabile»

«Il processo di ricostruzione post-sisma 2016 – ha proseguito il presidente Paparelli – è fondato su decisioni partecipate in modo attivo e costante con le rappresentanze istituzionali, sociali ed economiche del territorio e le comunità, poiché il loro coinvolgimento è sicuramente un fattore di efficienza e responsabilità oltre che di trasparenza. La risposta del sistema istituzionale agli eventi sismici del 2016 è stata immediata e anche le risorse per la ricostruzione sono state immediatamente stanziate dal governo centrale, segno evidente che non abbiamo un problema riconducibile alle risorse economiche. A tre anni dal sisma – ha precisato il presidente della Regione – è innegabile che ci siano delle criticità legate al processo di ricostruzione, ma non è affatto corretto affermare che la ricostruzione non sia stata avviata o sia ferma. Le criticità presenti – ha affermato Paparelli – sono imputabili a vari fattori tra questi il modello di ‘governance’ che non è ottimale e si sarebbe auspicata la gestione diretta della ricostruzione da parte delle regioni. Ad oggi, dopo un percorso lento e faticoso, seppur invocato sia dai sindaci che dagli uffici della ricostruzione, alcuni comuni avranno la delega ad istruire alcune pratiche della ricostruzione privata. Per giungere a questa decisione abbiamo dovuto attendere qualche mese. Proprio oggi, dopo la commemorazione, ho convocato il comitato istituzionale per definire insieme ai sindaci del cratere le modalità. Speriamo di non dover attendere altrettanto tempo per concludere tutta la questione».

Le critiche al governo Conte

Altro fattore, secondo Paparelli, è la burocrazia: «È necessario provvedere all’approvazione di norme di semplificazione del procedimento autorizzativo e al coinvolgimento dei tecnici e dei professionisti privati per la parte di verifiche e controlli, come più volte rappresentato anche dalla ‘rete delle professioni’. Inoltre, il presidente della Regione ha segnalato «la grave carenza di personale sia nell’ufficio speciale ricostruzione che nei comuni. Nello ‘Sblocca cantieri’ – ha evidenziato – sono state destinate risorse fino al dicembre 2020 per l’assunzione a tempo determinato di 200 unità, a fronte delle 600 richieste, da suddividere tra i 138 comuni del cratere e i quattro Usr delle regioni colpite dal sisma: misura assolutamente insufficiente e che non produrrà alcun beneficio nell’immediato in quanto, per renderla operativa, occorre la ripartizione dei fondi con ordinanza del commissario e a seguire selezioni pubbliche per l’assunzione a tempo determinato. Non si può non sottolineare infine, l’assenza di attenzione da parte del governo in questi mesi che ai proclami non ha fatto seguire i fatti. E anche solo un paio di mesi fa ha respinto di fatto tutte le proposte presentate attraverso gli emendamenti al cosiddetto ‘Sblocca cantieri’, che oltretutto non prevedevano oneri aggiuntivi per le finanze pubbliche».

I numeri

Dati alla mano, il presidente ha reso noto che «per quanto riguarda la ricostruzione privata, delle circa 1.500 pratiche presentate, oltre mille sono in lavorazione. Ciò significa che un quarto della ricostruzione ha preso avvio. Sono già 580 le autorizzazioni rilasciate ed altrettanti i cantieri aperti. Di quest’ultimi, molti sono già chiusi e numerose sono le famiglie che hanno ripreso possesso delle proprie abitazioni. Al 19 agosto 2019 agli Usr dell’Umbria sono pervenute 1.471 istanze, di cui 580 accolte e 57 respinte, con una percentuale del 43% di istanze istruite su quelle pervenute. Sono stati concessi contributi relativamente ai danni leggeri e ai danni pesanti per 86 milioni di euro. A queste istanze se ne affiancano circa altre 1.000 in lavorazione che hanno preventivamente richiesto l’autorizzazione al miglioramento sismico per alcuni danni lievi e la determinazione preventiva del livello operativo per i danni gravi (922 istanze pervenute, di cui 511 concluse, con una percentuale del 55 per cento di istanze istruite su quelle pervenute)».

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