di F.T.
«Ancora troppi pazienti in corsia all’ospedale di Terni»: il problema, riscontrato anche dalla direzione dell’azienda ospedaliera Santa Maria, sarebbe legato ad un incremento dei ricoveri nel corso dell’ultimo weekend. A dirlo è il direttore generale Andrea Casciari che assicura: «Contiamo di risolverlo nel giro di 48 ore al massimo».
Ancora ricoveri in corsia a Terni
«Fatto casuale» «In effetti – spiega Casciari – nei giorni di sabato e domenica, in particolare nelle ‘medicine’, è stato registrato un incremento dei ricoveri che ha costretto gli operatori a ricorrere a una decina di posti in corsia. Il problema si era posto in forma più significativa a gennaio, anche a causa dell’influenza, ed eravamo riusciti a risolverlo definitivamente grazie ad interventi mirati e alla disponibilità di tutti. Crediamo che quanto accaduto in questi giorni, anche alla luce delle misure già adottate, rappresenti un fatto abbastanza episodico».
Incremento Nei primi tre mesi del 2015, il Santa Maria ha fatto registrare un ‘boom’ dei ricoveri, quasi 200 in più rispetto all’anno precedente: «Non credo ci sia un problema di ‘filtro’ da parte del territorio e quindi dei medici di medicina generale che operano correttamente – spiega il direttore -. Piuttosto, quando nel weekend il servizio di base viene a mancare, può capitare di trovarsi di fronte a situazioni del genere, soprattutto il lunedì mattina».
Lavori in corso La ristrutturazione del Santa Maria interessa anche reparti, come la neuro riabilitazione, che pur legati all’alta specialità, possono fungere da ‘valvola di sfogo’ in caso di necessità. E i lavori in corso, importanti, hanno ovviamente limitato la disponibilità di posti letto. «In questo senso – osserva il direttore generale del Santa Maria – il processo di riorganizzazione, messo in atto con la collaborazione di tutti i dipartimenti e dei professionisti che vi operano, rappresenta senz’altro una risposta. Quello che posso dire – aggiunge – è che a Terni il fenomeno dei ricoveri in corsia è estremamente contenuto. Nelle situazioni peggiori, il problema non ha mai riguardato più di 22/23 persone. E siamo certi che quanto accaduto sia frutto più della casualità che di un problema organizzativo».
