Sangemini-Amerino, ancora alta tensione: «Azienda latitante»

Sindacati e rsu: «Si era aperto un tavolo di confronto, che è caduto completamente nel vuoto». Resta lo stato di agitazione

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«Clima di forte tensione» e stato di agitazione che resta. Non migliora la situazione per i lavoratori dei siti di Sangemini e Amerino come denunciano Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil insieme alle rsu.

Sangemini: stato di agitazione per la contrattazione di secondo livello

Problematiche: «Azienda latitante»

Congiuntamente sottolineano che nei siti «si registrano numerose problematiche sul posto di lavoro ma, nonostante le nostre ripetute denunce, l’azienda rimane completamente latitante. Si era aperto un tavolo di confronto, che è caduto completamente nel vuoto. Per la correttezza delle relazioni industriali le questioni devono essere gestite sui siti ed è inutile fare salti in avanti senza consultare chi vive le problematiche ogni giorno. Siamo in attesa di un coordinamento nazionale, al quale auspichiamo la partecipazione di tutti i componenti delle strutture compresi i delegati. Per gestire le numerose commesse, che ovviamente costituiscono un aspetto positivo, era stata chiesta – spiegano i sindacati – da parte dell’azienda la flessibilità. I lavoratori stanno continuando a pagare i sacrifici delle scelte industriali errate degli ultimi anni, per questo si chiedeva un riconoscimento da parte dell’azienda per la mancata contrattazione di secondo livello. Per le prestazioni nelle giornate del sabato i lavoratori si sono resi disponibili ma a fronte del riconoscimento quantomeno delle maggiorazioni previste contrattualmente».

Sangemini: il tavolo istituzioni-Pessina fa infuriare i sindacati

La richiesta

La disponibilità e la responsabilità – aggiungono sindacati e rsu – dei lavoratori si «dimostra, inoltre, poiché molti di loro stanno svolgendo mansioni fungibili a fronte di un’organizzazione del lavoro dell’ultimo minuto. Ciò che servirebbe per fronteggiare questa urgenza è in realtà personale stagionale e un’ottimizzazione delle linee di produzione. Chiediamo infine la valorizzazione delle nostre fonti, anche in considerazione di quanto scritto da Altroconsumo in data 29 giugno. Questo giusto riconoscimento da soddisfazione dal momento che per troppo tempo i marchi storici e l’acqua del nostro territorio sono stati erroneamente considerati di serie b. Intendiamo chiedere un incontro alla Regione, quale proprietaria delle concessioni ed in vista della scadenza del 2024. Con le istituzioni interessate si era già instaurata un’interlocuzione, di cui chiediamo il rispetto anche in nome del patto per il territorio siglato nell’ottobre 2020 presso il Comune di San Gemini».

Lombardini (Pd): «Sistema relazioni sbilanciato»

Sul tema interviene anche il responsabile lavoro del Pd Umbria, Daniele Lombardini: «Come non condividere le preoccupazioni di Fai-Cisl, Flai-Cgil, Uila-Uil e delle Rsu? Ad una reiterata disponibilità da parte dei lavoratori ad affrontare anche i disagi dovuti alla stagionalità e alla minacciosa eccezionalità climatica non corrisponde, ancora una volta, un’altrettanta attenzione da parte della proprietà aziendale e delle istituzioni. Lo stato di agitazione, proclamato il 24 giugno, all’ex Sangemini è la cartina di tornasole  di un sistema delle relazioni del mondo del lavoro che sembra completamente sbilanciato a sfavore di chi, seppur messo a dura prova da scelte discutibili degli ultimi anni, è pronto a fare la sua parte. Come sempre. Una realtà produttiva che, nonostante le difficoltà, si pone ai vertici della produzione delle acque italiane. Lavoratori e famiglie che chiedono di essere convocati urgentemente per rinnovare il contratto integrativo. Aprire tavoli di confronto per poi disertarli appare quasi un  ‘protocollo operativo’, avallato dai governi di centrodestra umbri che preferiscono, ad ogni livello territoriale, bypassare la discussione, privilegiando occasionali – chiude – contatti telefonici o ben fotografate (e poco raccontate) passerelle con le proprietà aziendali. Con un andazzo di questo tipo, bene hanno fatto le rappresentanze a richiedere anche in tempi brevi un incontro alla Regione in vista della scadenza  della concessione del 2024».

 

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