Rsu e lavoratori di Sangemini e Amerino tornano alla carica, ribadendo la loro preoccupazione «sul mantenimento occupazionale»: lo fanno alla vigilia di un incontro con i parlamentari umbri in programma venerdì alle 11 all’ex Cmm, in occasione del quale è stato proclamato uno sciopero di due ore ad ogni fine turno per tutti i dipendenti. Previsto un presidio di una piccola delegazione dei lavoratori – nel rispetto delle misure anti-Covid – davanti alla sede dell’incontro.
«Regione cabina di regia»
In una nota rsu e lavoratori si dicono «ormai stanchi delle solite promesse fatte dall’azienda e mai mantenute», a partire «dagli investimenti non fatti». «Solo noi – continuano – abbiamo e stiamo pagando ancora oggi con il nostro salario cig. Oggi chiediamo alla politica e alle istituzioni locali e al sindacato una unità d’intenti che coinvolga la Regione e che la stessa faccia da regia. Chiediamo di coinvolgere tutti i soggetti interessati, sia di ‘destra’ che di ‘sinistra’, per risolvere i problemi dei siti umbri. Ripetiamo, siamo stanchi di una politica e di un management inefficiente e fortemente preoccupati perché il male di questi siti è che non abbiamo una rete vendita efficiente». Per questo la preoccupazione si riflette soprattutto sugli «storici marchi che hanno dato e danno al territorio sostentamento e vita a centinaia e centinaia di famiglie per oltre 130 anni. Non ci possiamo permettere di abbandonare nessun marchio». La richiesta è quindi anche quella, in primis, «di rispettare l’accordo siglato in Regione, che è proprietaria delle concessioni fino al 2024, fatto da tutte le forze politiche, sindacali e industriali».
«Evitare lo scontro»
Rsu e lavoratori mettono anche in guardia in merito ai contenuti del nuovo piano industriale, che chiedono che «venga presentato entro la fine di giugno». Al contrario, sono pronti a prendere «posizioni forti», ma anche – se sarà necessario – «iniziative a livello legale coinvolgendo direttamente la procura della Repubblica e i vari organi esecutivi di Stato». «Confidiamo – concludono – nelle forze politiche che devono e hanno obbligo di tutelare il lavoro dei propri concittadini come riporta la Costituzione italiana. Uno scontro diretto non sarebbe salutare per nessuno, sia a livello politico che aziendale, ormai in una regione dove le crisi aziendali la fanno da padrone. La politica tutta trovi una via d’uscita».