Sangemini, il sindaco scrive al tribunale: «Piano rientro Ami inconsitente»

Comune preoccupato: «Carenze finanziarie e organizzative, istituzioni intervengano per un vero salvataggio»

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Il piano di rientro di Acque Minerali d’Italia per il gruppo, e quindi per Sangemini-Amerino, è «inconsistente», perché presenta «evidenti carenze strutturali sia dal punto di vista finanziario che organizzativo». A prendere carta e penna e a scrivere al tribunale di Milano, oltre a Mise e Regione, nell’ambito della procedura di concordato, sono il sindaco di San Gemini, Luciano Clementella, e il presidente della commissione speciale nata in Comune, Vanio Ortenzi. Il loro è un appello rivolto alle autorità coinvolte nelle vertenza, affinché si concretizzi «un intervento di salvataggio» degli stabilimenti umbri, ancora avvolti da molte ombre.

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«Che fine ha fatto l’ammodernamento degli impianti?»

Per i due amministratori infatti, sul fronte finanziario «il piano non permette il necessario rinnovamento tecnologico ed efficientamento delle infrastrutture produttive», mentre su quello organizzativo «non prevede il necessario potenziamento delle strutture commerciali locali per poter riconquistare le quote di
mercato perse durante gli ultimi anni di crisi». Clementella e Ortenzi ricordano che «il piano industriale siglato dalla proprietà Pessina il 16/11/2018 prevedeva un investimento complessivo di 19 mln di euro, da finalizzare nel periodo 2018-2021 per l’innovazione tecnologica degli impianti produttivi in oggetto, in modo da poter garantire la competitività di mercato». «Nel presente piano di rientro – continuano – non vi è traccia di queste considerazioni e proposte finanziarie per l’ammodernamento degli impianti. Di contro, viene evidenziato che in questo piano viene definita l’esatta consistenza degli esuberi delle risorse umane occupate negli stabilimenti di Sangemini ed Amerino che andranno perciò a depauperare in modo estremamente preoccupante il livello
occupazionale locale senza prospettive future certe per gli stabilimenti che diventeranno sempre più obsoleti e senza un mercato per le loro produzioni».

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«Nessuna rinascita e continuità per i siti»

Da qui nasce la «concreta preoccupazione» delle amministrazioni dei Comuni di San Gemini ed Acquasparta per un piano che – sempre secondo Clementella e Ortenzi – «prende in considerazione solo il soddisfacimento della situazione debitoria della società Ami Spa ma non è in grado di garantire la rinascita e la successiva continuità, come prevede la procedura in questione, di quelle attività produttive che rappresentano il motore principale per la ripresa economica di tutto il territorio e per la sopravvivenza di un marchio storico rappresentativo della comunità locale stessa». Il Comune chiede quindi «un intervento congiunto da parte di tribunale e istituzioni prima della omologa del concordato stesso, prevista attualmente per il 28 febbraio 2022, in modo da poter concretizzare un intervento di salvataggio che accompagni in tempo utile il territorio in un percorso credibile – concludono Clementella e Ortenzi – di ripresa economica e scongiuri quindi uno stato di crisi socio-economica irreversibile».

La proposta di Borrelli: «Invitiamo i gestori fondi Clessidra e Magnetar»

E sulla questione Sangemini c’è anche da segnalare la proposta del consigliere comunale di maggioranza Alexander Borrelli, del gruppo ‘Cambiamo San Gemini’, rispetto alla possibilità di «promuovere un’occasione di presentazione pubblica (dunque dinanzi a cittadini, lavoratori e istituzioni locali) dei gestori dei fondi Clessidra e Magnetar», destinati a detenere la maggioranza del gruppo Ami (all’80%). Borrelli sottolinea che l’operazione «non riguarda un bene qualunque, ma la risorsa fondamentale acqua’, un bene di prima necessità e fabbisogno dell’intera famiglia umana». Risorsa che – continua -, nel caso della Sangemini, non solo è parte integrante e sostanziale del nostro patrimonio storico, culturale e di sviluppo economico, ma è anche fonte di dignità dei lavoratori e delle lavoratrici che, purtroppo, da anni vedono il futuro loro e delle loro famiglie appeso sul filo di un rasoio». Alla commissione Borrelli chiede dunque di  «attivare tutte le misure necessarie e conformi con l’ordinamento locale per invitare i gestori dei fondi Clessidra e Magnetar» e quindi «promuovere un evento volto alla loro presentazione pubblica». «In quella sede – sempre secondo Borrelli – gli invitati potranno esporre i motivi sottesi alle loro operazioni di investimento, ma soprattutto prospettive e futuri possibili con particolare riferimento ai marchi Sangemini e Amerino».

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