Sangemini, tornano incertezze e paure

I creditori mettono a rischio il concordato e Norda traccheggia

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L’ipotesi di un rinvio, per l’applicazione delle procecure previste dal concordato per Sangemini non è l’unica. Ce n’è un’altra, per certi aspetti molto più inquietante, che torna a mettere in agitazione i lavoratori. E non solo loro: il concordato stesso potrebbe essere messo in dicussione.

Il creditore La Vetreria Cooperativa Piegarese, uno dei tanti creditori della ‘vecchia’ Sangemini – dal 1. marzo del 2014 lo stabilimento dello storico marchio è stato preso in affitto dal gruppo Norda – ha presentato un ricorso, che dovrà essere esaminato dalla corte di appello di Perugia e che potrebbe rimettere tutto in discussione. Il pronunciamento era atteso per i giorni scorsi, ma c’è stato un contrattempo.

Le carte «C’è stato un mero problema di trasferimento di atti da Terni a Perugia – spiega l’avvocato Gerardo Gatti, che tutela gli interessi della cooperativa –  e la discussione del nostro ricorso è slittata di qualche giorno, ma mercoledì 22 aprile la corte di appello avrà tutte le carte necessarie e siamo certi che le nostre ragioni saranno riconosciute».

Il credito E la vetreria avrebbe, ovviamente a suo modo di vedere, un sacco di ragioni. Almeno un milione. Perché la faccenda sta in questi termini: la vetreria cooperativa vanterebbe un credito – circa un milione di euro – e a suo avviso, proprio in quanto cooperativa, sarebbe stato suo diritto, al momento della discussione del concordato, essere inserita tra i creditori privilegiati, mentre il tribunale di Terni ha ritenuto di classificarla come ‘chirografa’, con un taglio netto delle somme che potrà sperare di percepire.

La richiesta L’avvocato Gatti, però, non ha dubbi: «I miei clienti hanno presentato dei documenti inoppugnabili e siamo certi che la corte di appello non potrà che tenerne conto, riconoscendo i diritti che la normativa concede loro. La Vetreria Cooperativa Piegarese ha tutti i requisiti per essere riconosciuta come creditore privilegiato e, quindi, di essere soddisfatta in maniera decisamente più rilevante rispetto al credito vantato».

Le conseguenze Solo che, se i giudici perugini dovessero condividere questa tesi, l’intero impianto del concordato potrebbe saltare per aria e la Sangemini tornerebbe in mezzo al guado. Perché cambierebbe completamente lo scenario e per i fratelli Pessina si prospetterebbero situazioni che sembravano ormai superate.

I canoni Anche perché, nel frattempo, emergono altre questioni sulle quali, almeno fino ad oggi, era stato steso un velo: tipo gli oltre 50 mila euro di canone di affitto annuale per le concessioni relative alle sorgenti e che la Regione, prima ancora che la questione trovasse una soluzione con il contratto di affitto stipulato, aveva provveduto a ‘girare’ al gruppo del nord. Ora qualcuno si chiede se, nelle casse della Regione – un anno è passato – quei soldi siano mai arrivati.

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