Posti letto privati: «Convenzionamento? Determinato dai reali fabbisogni di periodo»

Sanità Umbria – C’è un passaggio rilevante all’interno del piano approvato sul riequilibrio: per lo step finale non è così semplice

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di S.F.

L’offerta privata nella sanità umbra. È uno dei passaggi più interessanti del documento da quasi 100 pagine approvato venerdì dall’esecutivo Tesei in merito alla programmazione della rete ospedaliera regionale: tra gli aspetti più curiosi c’è quello legato alla casa di cura Villa Aurora, il calcolo per valutare le necessità nel Ternano ed il convenzionamento con il sistema sanitario, il passaggio chiave di tutta la vicenda (le tabelle seguenti sono tutte nel piano che sarà trasmesso al ministero della Salute).

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Le case di cura attuali. La curiosità Santo Stefano

L’integrazione e le case di cura

Sono poche pagine di riepilogo per tentare di far luce sul passaggio odierno. In primis viene specificato che «per integrare a pieno il settore privato nella rete ospedaliera pubblica, il piano prevede che vengano definiti i posti letto per acuti e post-acuti necessari per raggiungere lo standard di offerta x 1.000 abitanti, confermando che le strutture private in Regione Umbria non contribuiscono all’offerta di posti letto per la rete emergenza-urgenza e per le reti tempo-dipendenti». Al momento in Umbria – schema a fianco, situazione aggiornata al maggio 2022 – ci sono cinque case di cura private attive, la sesta (Santo Stefano) è disattivata. Sono di due tipi, polispecialistiche e monospecialistiche. C’è una situazione particolare che la stessa Regione mette nero su bianco nell’atto.

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La programmazione per i posti letto privati

Il dm 2015 ed il contesto attuale

Bene, qual è la situazione? «Le due strutture polispecialistiche (Casa di cura Porta Sole e Liotti) hanno un numero di posti letto per acuti non inferiore a 60 e quindi rispettano i requisiti del Dm 70/2015. Le strutture monospecialistiche a vocazione ortopedica solo in tre casi soddisfano il requisito di un numero di posti letto non inferiore a 40». Poi ecco Villa Aurora: «In seguito all’entrata in vigore del Dm 70/2015 aveva inoltrato all’amministrazione regionale istanza di conversione in struttura monospecialistica». Tuttavia c’è da sistemare la situazione: «L’allegato 1 al Dm citato stabiliva che, a partire dal 1° gennaio 2015, entrasse in vigore e fosse operativa una soglia di accreditabilità e di sottoscrivibilità degli accordi contrattuali annuali, non inferiore a 60 posti letto per acuti, ad esclusione delle strutture monospecialistiche per le quali veniva fatta salva la valutazione regionale dei singoli contesti secondo le modalità definite nello stesso punto. Dal 1° luglio 2015 si stabiliva che non fosse possibile sottoscrivere contratti con strutture accreditate con meno di 40 posti letto per acuti. Inoltre – si legge – con specifica intesa sancita in sede di Conferenza Stato-Regioni, da sottoscriversi entro tre mesi dalla data di entrata in vigore del Dm, avrebbero dovuto essere individuati gli elenchi relativi alle strutture monospecialistiche e alle strutture dotate di discipline complementari, ivi ricomprendendo le relative soglie di accreditabilità e di sottoscrivibilità dei contratti. Pertanto la Dgr 829/2015 disponeva di dare atto che, a far data dal 1 luglio 2015, le Aziende unità sanitarie locali – nelle more della summenzionata intesa da raggiungere in Conferenza Stato-Regioni – avessero facoltà di stipulare con la Casa di cura Villa Aurora Spa contratti per la sola specialità di ortopedia, nei limiti di quanto stabilito nelle linee guida per la stipula degli accordi contrattuali per le strutture che intrattengono rapporti con il Ssr». Si arriva al dunque: «Risulta che ad oggi l’intesa di che trattasi, nelle more della quale è stata garantita la possibilità di ‘convenzionare’ la Casa di cura Villa Aurora, non sia stata mai raggiunta». Quindi che succede? «Si rende necessario garantire gli standard fissati dal Dm 70/2015 e pertanto si assegna un termine congruo di sei mesi dalla data di adozione del presente provvedimento generale per l’adeguamento agli standard minimi fissati dal Dm».  

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I posti letti accreditati attuali

L’allineamento, il Ternano e il reale fabbisogno

Secondo la Regione dall’integrazione dell’offerta pubbica e privata «deriva un complessivo soddisfacimento del fabbisogno assistenziale ospedaliero. Tema fondamentale da affrontare nei rapporti con il settore privato delle case di cura è infatti quello dei limiti previsti per l’accreditabilità ed i contratti in relazione al requisito dimensionale e delle discipline specialistiche. L’offerta privata – viene evidenziato – come quella pubblica deve tener conto anche del bacino di riferimento e allo stato attuale l’offerta per i due bacini di residenza provinciali non è lo stesso per cui si rende necessario allineare l’offerta. Allo stato attuale le strutture private sono presenti solo nella Provincia di Perugia». A quanto pare il calcolo per la zona provinciale di Terni non era mai stato effettuato. Come noto è basato sulla popolazione attualmente residente. Fin qui tutto chiaro. Ma siamo sicuri che i posti alla fine saranno 95? L’interrogativo si pone perché da palazzo Donini sottolineano un paio di aspetti non proprio di poco conto: «Va tenuto presente, in proposito, che, in attuazione delle disposizioni regionali previgenti la Regione ha proceduto all’accreditamento delle case di cura private e la programmazione della rete ospedaliera privata si articola in due livelli: il fabbisogno di posti letto necessari per soddisfare lo standard e la quota di posti letto utilizzabili esclusivamente a fini privati con equilibrio territoriale». Si arriva al passaggio rilevante: «È importante sottolineare che la programmazione dei posti letto privati accreditati e accreditabili definisce l’equilibrio territoriale degli stessi su base provinciale, il convenzionamento successivo è determinato dai reali fabbisogni di periodo per disciplina anche in base ai dati di attività e alla mobilità passiva nonché compatibilmente con i vincoli di spesa e delle disponibilità economico-finanziarie della Regione». In definitiva la partita è aperta. Intanto palla in mano al ministero della Salute.

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