Sanità Umbria, il piano per rete assistenziale territoriale

Riorganizzazione e potenziamento, focus su sorveglianza sanitaria, servizi vaccinali, assistenza domiciliare integrata e assunzioni: «Siamo usciti dalla fase emergenziale»

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Un piano per il potenziamento e la riorganizzazione della rete assistenziale territoriale da oltre 20,5 milioni di euro, dei quali oltre la metà destinati nel 2020 per l’assunzione di personale. Con focus sulla rete dei laboratori, la sorveglianza sanitaria, i servizi vaccinali e l’assistenza domiciliare integrata: è stato presentato giovedì mattina dopo l’approvazione da parte della giunta Tesei.

IL PIANO DELLA REGIONE UMBRIA – DOCUMENTO

Cosa prevede: la rete dei laboratori, «massimo tre»

È stato il direttore regionale alla sanità, Claudio Dario, ad esporre i punti chiave del piano. A partire dalla rete dei laboratori: «Allo stato attuale si conferma la rete per la diagnosi di infezione da Sars-CoV-2 costituita dal laboratorio di microbiologia dell’università di Perugia presso l’azienda ospedaliera di Perugia, che opera in collegamento con l’Istituto superiore di sanità e con compiti di coordinamento regionale, e dai laboratori della rete (Istituto zooprofilattico Umbria e Marche; laboratori dell’azienda ospedaliera Terni e degli ospedali di Città di Castello e Spoleto). L’obiettivo è riorganizzare la rete e arrivare a un massimo di 3 laboratori, concentrando le linee diagnostiche per migliorare efficacia ed efficienza del sistema».

SPECIALE CORONAVIRUS – UMBRIAON

Assistenza sanitaria integrata e isolamento contagiati

Per quel che concerne il potenziamento delle attività di assistenza sanitaria integrata/sistema di monitoraggio e la sorveglianza sanitaria della circolazione da covid, il piano «le unisce, con una visione complessiva di come supportare con la massima efficacia i pazienti ‘fragili’ e potenziare il tracciamento della circolazione del virus». Capitolo disposizioni per gli isolamenti dei contagiati: «Si prevede di prolungare l’accordo per il comodato d’uso gratuito di Villa Muzi, messa a disposizione dalla diocesi di Città di Castello, ma qualora l’evoluzione della pandemia rendesse necessarie ulteriori strutture per alloggiare persone positive al covid-19, è pronto il progetto per individuare ulteriori ‘covid hotel’».

La sorveglianza sanitaria

In questo caso – ha specificato Dario – «l’Umbria ha allestito un sistema di monitoraggio e sorveglianza della circolazione del virus Sars-CoV-2 che, insieme alle altre misure adottate, ha consentito di limitare il numero dei contagiati, ma l’esperienza sviluppata ha messo in evidenza la necessità di rendere organica e strutturata la risposta a una eventuale recrudescenza dell’epidemia, anche in relazione ai casi importati da fuori regione e dall’estero». Particolare attenzione alla cosiddetta strategia delle tre T, vale a dire testare, tracciare e trattare. «Il piano prevede perciò l’adeguamento della dotazione organica e tecnologica dei dipartimenti di prevenzione con l’acquisizione di medici specialisti in igiene e sanità pubblica per le Usl Umbria 1 e Umbria 2 e di assistenti sanitarie che dovranno essere distribuite sul territorio, insieme al completamento della definizione di un sistema informatico/informativo di biosorveglianza unico su base regionale».

Servizi vaccinali e assistenza domiciliare integrata

L’obiettivo – è stato puntualizzato in conferenza – è migliorare le coperture vaccinali, compresa quella antifluenzale: «Le aziende sanitarie hanno il compito di recuperare le vaccinazioni sospese durante il lockdown e garantire sedute vaccinali di almeno se ore, articolate anche nelle fasce pomeridiane, per facilitare l’accesso delle persone nel rispetto delle misure di sicurezza». Si passa ad un altro tema, l’assistenza domiciliare integrata: «L’obiettivo è quello di rafforzare i servizi per tutti i soggetti cronici, disabili, non autosufficienti, in generale per tutte le persone ‘fragili’ le cui condizioni possono aggravarsi a causa della pandemia».

Il personale

Per le spese legate al personale necessario al potenziamento delle attività di assistenza domiciliare integrata/sistema di monitoraggio e sorveglianza sanitaria, «alle due aziende sanitarie vengono assegnati complessivamente circa 4,632 milioni di euro, ripartite in base alla popolazione assistita (2,632 milioni alla Usl Umbria 1 e 2 milioni alla Usl Umbria 2). Sono stati inoltre ripartiti fra le due Usl 5 milioni di euro per sostenere costi per investimenti/acquisizioni di beni per il potenziamento della sorveglianza sanitaria e delle cure domiciliari». Ci sono inoltre risorse specifiche per «reclutare le figure mediche ed infermieristiche/altre figure professionali per potenziare i servizi territoriali in particolare le cure domiciliari delle due aziende sanitarie. Previsti, tra l’altro, l’istituzione di turno infermieristico di 12 ore su 6 giorni la settimana, con pronta disponibilità notturna e nei festivi e prefestivi in ogni centro di salute in ciascun Distretto; l’istituzione di un Pua (Punto Unico di Accesso) su scala distrettuale in ogni distretto, funzionante per almeno sei ore giornaliere, con turno anche pomeridiano, per la gestione unificata di tutte le dimissioni protette, delle richieste di Adi, nonché di cure palliative; il potenziamento delle dimissioni protette garantendo percorsi dedicati e in sicurezza di continuità ospedale-territorio».

I sservizi infermieristici territoriali e indennità 

Per il potenziamento il piano prevede «per la Usl Umbria 1, l’assegnazione di quaranta infermieri per le aggregazioni funzionali territoriali – Aft (due per ciascuna Aft) e quarantuno da distribuire ai singoli distretti; per la Usl Umbria 2, l’assegnazione di trentadue infermieri (due per Aft) e ventinove infermieri da distribuire ai singoli distretti. Le risorse destinate a questo scopo sono di circa 4,950 milioni di euro per il 2020 (con reclutamento con forme di lavoro autonomo) e circa 7,150 milioni per il 2021 (attraverso assunzioni a tempo indeterminato)». Per le indennità infermieristica di medicina generale «si identificheranno le risorse da destinare alle 2 aziende territoriali per l’incremento del fondo specifico. Le risorse sono sempre destinate a raggiungere obiettivi di presa in carico assistenziale dei pazienti ‘fragili’».

Unità speciali di continuità assistenziali

Le Usca istituite sono dodici, sette nella Usl Umbria 1 e le restanti cinque nella Usl Umbria 2 per la gestione dei pazienti affetti da covid-19 che non necessitano di ricovero ospedaliero e che hanno operato in stretto raccordo con la medicina e la pediatria di base: «Il piano prevede una loro più ampia funzionalità nella fase legata al post covid e alla ripresa complessiva delle attività assistenziali, con l’assegnazione di circa 908 mila euro per i medici e di altri 212 mila euro per il reclutamento di assistenti sociali per valutare gli aspetti sociali e sociosanitari delle persone risultate positive e dei loro familiari. Le Usl potranno conferire incarichi di lavoro autonomo anche a psicologi».

La centrale operativa territoriale

Dario ne ha parlato – fu istituita nel 2017 – affermando che «sarà la sfida del futuro». Ora «si prevede di potenziarne il personale infermieristico e medico e la dotazione strumentale necessaria. Per il personale vengono assegnati 1,125 milioni di euro sia per il 2020 che per il 2021, destinati all’assunzione di quattro medici, quindici infermieri e tre assistenti amministrativi. Ammontano a oltre 2,875 milioni di euro le risorse per apparecchiature e per l’interoperabilità dei sistemi (quali raccordo con centrale operativa 118; strumenti di telemedicina per operatori e pazienti; piattaforma centralino)». In generale il direttore regionale ha concluso sottolineando che la «riorganizzazione e potenziamento saranno sotto la lente di un tavolo di monitoraggio periodico che verificherà, anche a livello ministeriale, gli interventi realizzati e l’andamento delle attività della rete dei servizi distrettuali al fine di controllare l’evoluzione del sistema e il raggiungimento degli obiettivi fissati nel piano».

Ruolo fondamentale

L’assessore alla sanità Luca Coletto ha spiegato che «viene ulteriormente potenziata la rete dei servizi assistenziali del territorio che, anche nella fase emergenziale dell’epidemia da covid-19, ha dimostrato quanto sia fondamentale il suo ruolo per la gestione ottimale dei casi di contagio, la prevenzione e la tutela della salute. Una riorganizzazione che può contare su risorse rilevanti, ripartite soprattutto per l’incremento del personale e delle strutture: dallo sviluppo della Centrale operativa territoriale per la presa in carico dei pazienti che escono dalla fase acuta, al potenziamento delle aggregazioni funzionali territoriali e delle Usca, le Unità speciali di continuità assistenziali in stretto raccordo con i medici e i pediatri di base». Tornando alle assunzioni si parla in particolar modo di infermieri di famiglia e comunità per potenziare le cure domiciliari e far fronte all’emergenza epidemiologica da covid-19 e «soprattutto alla eventuale recrudescenza della pandemia, oltre che di medici e altre figure professionali».

L’Umbria e la fase emergenziale

Coletto ha quindi aggiunto che «in Umbria siamo usciti dalla fase emergenziale, gestita con risultati eccellenti ma avere una rete territoriale più forte e omogenea su tutto il territorio aumenterà la capacità di intercettare tempestivamente eventuali piccoli ‘cluster’ di contagio e di intervenire in maniera rapida e soprattutto, usciti definitivamente dalla pandemia sanitaria, servirà a potenziare l’assistenza domiciliare alle persone fragili, più esposte al rischio, e agli anziani, anche attraverso la telemedicina, evitando ricoveri e prestazioni inappropriate. Il modello di organizzazione e gestione dell’assistenza territoriale proposto è volto a implementare e garantire un sistema di sorveglianza sanitaria uniforme sul territorio regionale e alla contemporanea garanzia dei Lea (Livelli essenziali di assistenza) da parte dei distretti in raccordo con medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici di continuità assistenziale e Usca con potenziamento delle attività di assistenza domiciliare integrata e inserendo la figura dell’infermiere di comunità»

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