Treofan, Mise convoca ‘call’ per mercoledì

Terni – Sciopero di otto ore nella giornata di giovedì. Presidio di lavoratori, rsu e sindacati fuori dai cancelli: «Basta, ora certezze». In serata la missiva da Giorgio Sorial

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di F.L.

Nonostante i tentativi – apparentemente anche goffi – dell’ad di Treofan Manfred Kaufmann di bloccare la mobilitazione proponendo un nuovo tavolo tecnico, giovedì mattina è iniziato lo sciopero di otto ore proclamato dai circa 150 lavoratori dell’azienda del Polo chimico di Terni per protestare contro le promesse disattese e le mancate risposte sul futuro dello stabilimento. Alle 10 i dipendenti si sono dati appuntamenti davanti alle portinerie automezzi per un presidio promosso dalle rsu di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, a cui ha aderito anche l’Ugl chimici. In serata arriva la convocazione della ‘call’ da parte del Mise: l’appuntamento è fissato per le 16 di mercoledì prossimo.

TREOFAN, SPETTRO-CHIUSURA: È SCIOPERO

Timori e rabbia, produzione in picchiata

I sindacati, in particolare i rappresentanti delle rsu delle tre sigle – rispettivamente Davide Lulli, Massimo Serantoni, Fabio Boncio – sono tornati a sottolineare «la mancata predisposizione e presentazione di un piano industriale per il sito», che ha visto dimezzare la produzione del prodotto di punta, il laccato, passata dalle 8 mila tonnellate dell’intero 2019 alle circa 2 mila registrate al momento nell’anno in corso. L’azienda ha giustificato il calo con la perdita di alcuni clienti, ma il sospetto è che i volumi mancanti siano stati dirottati verso altri stabilimenti del gruppo, controllato da Jindal. Nel frattempo non c’è ancora l’ombra dei macchinari provenienti dal sito dismesso di Battipaglia, che anzi recentemente – nonostante le rassicurazioni arrivate nell’ambito dei tavoli che si sono succeduti al Mise – sarebbero stati ‘studiati’ da vicino dai tecnici dello stabilimento di Brindisi. Un ulteriore segnale che fa suonare un campanello di allarme dalle parti della Polymer, dove il rischio del costante depauperamento appare ormai dietro l’angolo, nell’ambito di un piano probabilmente già premeditato. Per questo le segreterie nazionali di Filctem, Femca e Uiltec hanno scritto giovedì al Mise per chiedere urgentemente una convocazione di un incontro con la società. Kaufmann – che ha ‘scaricato’ su altre figure aziendali le colpe di non aver dato seguito agli impegni presi davanti al Mise – ha dato disponibilità per le giornate del 17 o del 24 giugno, date in cui Filctem, Femca e Uiltec si attendono risposte concrete e positive. Intanto, in una sgrammaticata lettera inviata a rappresentanti del dicastero e sindacati, lo stesso Kaufmann dice di non «vedere l’ora» di incontrarli e conclude testualmente: «Lunga vita all’Italia! Lunga vita al motivo! Viva la pace sociale!».

Anche Ugl in pressing

Alla mobilitazione di giovedì – in attesa di altre eventuali iniziative – ha intanto aderito anche l’Ugl chimici. «Lo sciopero – spiegano l’esponente della segreteria nazionale Enzo Valente ed il segretario provinciale Ugl Chimici Terni Diego Mattioli – è l’unico strumento di lotta da attuare in questo momento a sostegno dello stabilimento ternano e dei lavoratori. Tutti i nostri appelli al confronto sono stati disattesi, solo dopo aver saputo dello sciopero l’amministratore delegato si è fatto sentire facendo finta di cadere dalle nuvole e scaricando le responsabilità della mancata comunicazione su altri due componenti del quadro dirigenziale del gruppo Indiano Jindal». Il timore, viene detto senza mezzi termini, è quello di una chiusura definitiva nei prossimi mesi così come accaduto a Battipaglia. «Il trasferimento del grosso delle apparecchiature del sito pugliese verso stabilimenti in Belgio, Olanda e addirittura negli Stati Uniti e in India dimostra, ad avviso dell’Ugl Chimici, la volontà di Jindal di impoverire Terni per chiudere la produzione e delocalizzarla all’estero. Molti dei prodotti sono stati sottratti allo stabilimento umbro e delocalizzati in altri siti, ed è opportuno sottolineare anche, che le aziende centro-europee hanno un costo unitario di manodopera fino al 30% superiore rispetto a quello italiano». Anche Valente e Mattioli ribadiscono la richiesta al Mise «affinché intervenga con forza per definire una assurda vertenza con una proprietà sfuggevole e che, sin dall’inizio, ha chiaramente evidenziato il reale scopo dell’acquisizione: utilizzare Treofan Italy come serbatoio di ordini, clienti e conoscenze da travasare alla casa madre Jindal». L’appello dell’Ugl Chimici è rivolto anche al sindaco di Terni – atteso al sit-in di giovedì – e alla Regione Umbria.

«Inaccettabile indifferenza delle istituzioni locali»

Sul tema intervengono anche i consiglieri comunali di minoranza: «Siamo al fianco delle lavoratrici – il pensiero di Pd, M5S, Senso Civico e Terni Immagina – e dei lavoratori della Treofan e con loro a difesa di uno stabilimento fondamentale per il futuro e la tenuta del polo chimico ternano. Il mantenimento degli assets degli stabilimenti chimici del polo di Terni  è importante per la tenuta e la vocazione industriale del polo stesso. Riteniamo inaccettabile l’indifferenza delle istituzioni locali ed il loro giocare al rimpallo, soltanto per ragioni di carattere politico. L’amministrazione politica della città non può assistere in modo indifferente come se non fosse cosa sua: chiediamo al sindaco di intervenire ed attivarsi. Il suo silenzio e la sua assenza su questo fronte sono pesanti e più sconcertanti del solito». C’è dunque la richiesta di «attivarsi, ad ogni livello, facendo sentire la voce della città e svolgendo quel ruolo di mediazione con la proprietà, supportando lavoratori e sindacati. Questa è l’unica via da seguire».

Il sindaco: «Fronte compatto»

Giovedì il sindaco di Terni, Leonardo Latini, ha incontrato i lavoratori in sciopero: «Ho ascoltato le preoccupazioni dei dipendenti della Treofan – afferma il primo cittadino – che manifestano giustamente a causa del comportamento dell’azienda e dell’incertezza nella quale si trovano anche per la mancanza di un chiaro piano industriale da parte della proprietà. Come rappresentante della istituzione più prossima al territorio non posso che associarmi a tali preoccupazioni per le sorti di un’azienda erede della grande tradizione del polo chimico ternano. Un’azienda che peraltro ha sempre lavorato durante il lockdown perché la sua produzione è stata considerata strategica e che quindi, a maggior ragione, pretende la massima attenzione a livello nazionale. Al di là delle ormai consuete e sterili polemiche di una parte dell’opposizione – aggiunge Latini -, come amministrazione abbiamo sempre seguito da vicino l’evolversi della situazione di Treofan. Siamo stati e restiamo impegnati per far sì che si riapra al più presto il tavolo al Mise alla presenza dell’amministratore delegato. Riteniamo che quello del confronto al ministero sia l’unico modo per mettere la proprietà di fronte alle sue responsabilità e per evitare il ridimensionamento o addirittura la delocalizzazione di un sito produttivo nell’ambito di una strategia più complessiva a tutela della chimica italiana. Continueremo anche il confronto con le altre istituzioni del territorio e con i parlamentari, con l’obiettivo di formare un fronte compatto a sostegno della nostra economia in una fase così delicata».

Mercoledì al Mise

A stretto giro arriva la convocazione del Ministero dello sviluppo economico per mercoledì prossimo: chiamata per le direzioni aziendali di Jindal e Treofan, Regione Umbria e segreterie nazionali/territoriali di Filctem, Femca, Uiltec e Ugl Chimici. Missiva firmata dal vice capo di Gabinetto Giorgio Sorial. La ‘call’ avrà inizio alle 16.

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