Servizi educativi Terni, prosegue lo stallo: nodi ancora da sciogliere

Indennità di turno e non solo al centro del confronto tra organizzazioni sindacali e Comune: le acque restano agitate. Non escluso lo stato di agitazione

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L’indennità di turno, ma non solo. Ci sono diversi nodi da sciogliere nel rapporto attuale tra le organizzazioni sindacali sui servizi educativi per l’infanzia ed il Comune di Terni: venerdì nuovo confronto senza esito positivo. Non è escluso che scatti lo stato di agitazione.

Sec Terni, ancora acque agitate: confronto in arrivo

Busta paga alleggerita

Si espone la Fp Cgil: «Continuiamo purtroppo a riscontrare la mancanza di passi avanti concreti, soprattutto sulla ormai insostenibile ingiustizia del mancato pagamento dell’indennità di turno al personale. Le circa 30 lavoratrici del servizio, infatti, dal mese di febbraio, pur continuando a svolgere regolarmente i propri turni, si sono viste ‘alleggerire’ la busta paga di una cifra che oscilla tra i 100 e i 150 euro al mese. Già nella precedente riunione del 3 agosto avevamo denunciato questa gravissima situazione, in palese violazione di accordi sottoscritti, ma nessuna risposta definitiva da parte dell’amministrazione è stata data sulle soluzioni che si intendono mettere in atto».

Input per Latini

La Fp Cgil aggiunge inoltre della preoccupazione per «l’incertezza sull’organizzazione dei servizi educativi, così strategici per le famiglie ternane ed in particolare per le madri lavoratrici. Proprio per questo abbiamo presentato al Comune una nostra proposta di calendario scolastico ma riteniamo comunque necessario un potenziamento del servizio, con nuove assunzioni, che possano garantire la piena copertura della domanda che proviene dalle famiglie ternane». Nuovo round fissato per martedì 24 agosto con le organizzazioni sindacali che hanno chiesto la presenza del sindaco Latini: «Da parte nostra siamo pronti a dare un contributo propositivo come sempre fatto, ma non intendiamo fare un passo indietro sui diritti e sulla dignità di queste lavoratrici. Per questo, accanto alla via giudiziaria che abbiamo già intrapreso, non escludiamo – conclude la Fp Cgil – il ricorso allo stato di agitazione del personale se non dovessero arrivare risposte all’altezza da parte del Comune».

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