Sisma: «Perso tutto, ma non l’amore»

Un mese dopo la consegna delle ‘casette’, nel quartiere di San Pellegrino, si respira la normalità che sembrava perduta. Ma tutt’intorno restano le macerie

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di P.C.

Lo ammettiamo. Noi eravamo andati per incontrare la signora Maria Luisa e magari farci invitare a pranzo per assaggiare i suoi ormai famosi spaghetti conditi col sugo di pomodoro fatto in casa, di cui ci aveva parlato il giorno della consegna delle prime Sae e che da allora ci era rimasto impresso. E invece la signora non c’era. Sarà per la prossima volta.

LA SIGNORA MARIA LUISA: GLI SPAGHETTI APPENA ENTRO IN SAE (VIDEO)

Neo sposi A San Pellegrino abbiamo invece trovato Paola e Rolando, coppia di neo sposi che aveva deciso di trascorrere la ‘terza età’ a San Pellegrino di Norcia, dopo la pensione. Avevano comprato casa («bellissima, aveva persino i soffitti affrescati», dice lui commosso) ma il terremoto l’ha distrutta. Sono stati in un camper. Poi hanno beneficiato della prima assegnazione. «Questo trasferimento a San Pellegrino era la nostra seconda vita – raccontano – ci eravamo innamorati del borgo, abbiamo venduto a Roma e ci siamo trasferiti qua». Poi, il terremoto.

NELLA CASA DI PAOLA E ROLANDO (VIDEO)

Il piacere della normalità Li incontriamo che hanno appena terminato un aperitivo con amici che venivano da Roma. Paola sta rimettendo a posto: «Le faccende domestiche sono quello che ci riporta alla normalità, ci imponiamo di vivere in modo normale, come se nulla fosse, queste case sono confortevoli, ci danno la speranza che qualcosa si sta muovendo, che presto le prime macerie saranno rimosse e che il paese tornerà a vivere e non sarà fatto soltanto da questi piccoli villaggi, che sicuramente sono belli e confortevoli, ma non sono il nostro paese, non sono le nostre case».

Quello che è cambiato È passato esattamente un mese dalla consegna delle prime Sae a San Pellegrino di Norcia. Sono cambiate poche cose da quel giorno. Ma significative. Quello che era poco più che un cantiere è diventato un quartiere, quelli che erano degli immobili sono diventati delle ‘case’. Davanti agli ingressi ci sono tavolinetti e cuscini decorati. Qualcuno ha utilizzato l’orto per piantare un ulivo o un po’ di rosmarino, che in casa serve sempre. Altri hanno preferito una pianta decorativa. Dalle case viene fuori l’odore della cucina e sul retro ci sono panni stesi. Anche questa è normalità.

Quello che non è cambiato purtroppo è quello che c’è attorno. Salendo da Norcia verso San Pellegrino si vedono ancora le macerie di costruzioni distrutte. Ma del resto basta allontanarsi un po’ dal neonato quartiere Sae per riuscire ad inquadrare nella stessa foto il nuovo e il vecchio, ciò che il terremoto ha distrutto e ciò che dopo lo sciame sismico è rinato, pur fra mille difficoltà, per accogliere 18 famiglie, le prime 18 (tante altre ancora attendono) e restituire loro la parvenza di una casa.

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