Tct Terni, confronto in commissione. Poi round in prefettura

Martedì mattina organizzazioni sindacali e consiglieri al centro multimediale: «Inutile». Attesa per il nuovo tête-à-tête sui 52 lavoratori in ballo

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Commissione congiunta al centro multimediale per la vertenza Tct. Bene. Peccato che per metà mattinata è stato convocato il tavolo in prefettura per tentare di trovare la quadra ed allora, in chiusura, il resoconto sintetico lo ha dato Emilio Trotti della segreteria Fim Cisl regionale: «Questa riunione alle 10, considerando l’incontro alle 11.30 dal prefetto, è inutile». Fatto sta che per un’ora abbondante si è tornati a discutere della problematica con il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali. Non si sono presentati né Tct (Gino Timpani) né tantomeno l’Ast (Giovanni Arvedi). Out anche il sindaco Leonardo Latini.

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La richiesta

Il confronto si è sviluppato su richiesta delle minoranze (M5S, Pd, Terni Immagina, Senso Civico) e ha visto l’introduzione dei due presidenti di commissione, Rita Pepegna per la II e Federico Brizi per la III: «C’è interesse ad ascoltare gli aggiornamenti delle sigle sindacali per, magari, fare un atto di indirizzo», ha spiegato il capogruppo pentastellato Federico Pasculli. L’assessore allo sviluppo Stefano Fatale arriverà con circa trenta minuti di ritardo per via di un altro impegno. Il primo a farsi avanti per i sindacati è stato Alessandro Rampiconi della Fiom Cgil: «La vertenza non è chiusa, forse la commissione sarebbe stata più utile dopo la riunione in prefettura. I lavoratori al momento occupati in Tct sono 52. Vogliamo sapere chi se ne farà carico e sulla base della disponibilità data da una delle due aziende è stato convocato il tavolo». La Pepegna non era al corrente dell’appuntamento a palazzo Bazzani.

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L’incertezza

Per la Fismic c’era Giovacchino Olimpieri: «Ci sono 52 lavoratori – alcuni di loro presenti al centro multimediale, ndr – che non possono essere messi in quiescenza, hanno tra i 40 ed i 50 anni. Parliamo di un’azienda nata dalla verticalizzazione del tubificio e non c’è una crisi. Il prefetto ha inviato una lettera all’st per chiedere se è vero che ci sono 400 assunzioni in programma, dicendo che lo ha appreso da fonti giornalistiche. La cosa importante è che non ci possiamo permettere altre perdite di posti di lavoro sul territorio». Simone Liti (Fim Cisl) ha parlato di un «incontro odierno dal prefetto non risolutivo. La ‘casa comune’ citata da Arvedi? Lo può diventare tra un anno, la scadenza contrattuale è per marzo 2024. E non c’è disponibilità di Arvedi a sottoscrivere alcun verbale». Poi la questione: «Siamo in grado di fare sistema per non far perdere il lavoro ai 52?». Daniele Francescangeli (Ugl) ha sottolineato che «non possiamo fare le pulci tra due aziende che devono trovare l’accordo. Ognuno pensa al proprio sviluppo, ok, ma manca il punto sul nuovo piano industriale Ast. Ora aspettiamo gli sviluppi. Invio l’amministrazione comunale ad aprire un focus: oggi si parla di questo, non vorremmo che domani si parlasse di qualcos’altro. C’è un indotto industriale che può essere sviluppato. Le società invece stanno perdendo appalti».

L’attesa

Sponda esecutivo è intervenuto brevemente l’assessore Fatale: «Convinto che non si parli di crisi ma di riassetto industriale lecito. Che però non può colpire i lavoratori. Chi ha preso dal territorio deve trovare l’accordo. Avere a fianco l’assessore regionale allo sviluppo economico (Michele Fioroni, ndr) sarebbe importante». Poi la chiusura di Trotti poco prima delle 11: «Questa commissione con la riunione in prefettura alle 11.30 è inutile. Inoltre al ministero c’è stato un incontro su Ast e la Regione ha partecipato. Qualcuno ha chiesto come si interseca la filiera del tubo rispetto al nuovo piano industriale?». Buon punto.

 

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