«Trend invertito ma varianti ovunque». I dati finali dell’ISS

Covid Umbria – La Regione diffonde i dati dello studio di prevalenza: «Varianti anche a Terni ma in misura minore. Pochi casi? Forse merito di un contact tracing rapido ed efficiente»

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«La dimunzione dei casi è lenta ma c’è un’inversione di tendenza chiara: molto probabilmente stanno funzionando le misure restrittive. L’indice RT sui casi è inferiore ad 1 per la seconda settimana consecutiva, a fronte di un RT nazionale in crescita. La provincia di Perugia in due settimane ha ridotto di quasi 100 punti l’incidenza settimanale (ora 271,53 casi ogni 100 mila abitanti, ndR) e quella di Terni si mantiene fortunatamente costante (77,42). Come regione Umbria abbiamo un’incidenza pari a 221,68 e in costante diminuzione verso la ‘soglia critica’ di 200 casi ogni 100 mila abitanti. Circa le fasce di età, con la chiusura delle scuole abbiamo avuto un crollo delle affezioni fra i 3 ed i 18 anni, registrato con più evidenza tre settimane dopo il provvedimento. L’unica fascia in lieve controtendenza è quella fra i 19 ed i 24 anni, forse perché rappresenta la popolazione che ‘gira’ e si incontra di più». Così il dottor Marco Cristofori del nucleo epidemiologico regionale nel fare il punto, giovedì mattina, sull’emergenza Covid in Umbria. «I ricoveri sono ancora importanti ma ci troviamo in una fase che sembra di generale stabilizzazione – ha aggiunto la collega Carla Bietta -. Per le intensive c’è una tendenza alla diminuzione e ciò un po’ ci rincuora. I decessi sono in leggero rallentamento, pur presentando numeri relativamente consistenti. Sulla numerosità dei casi, la provincia di Terni è rimasta sempre intorno ad una media di 50 giornalieri e ciò garantisce una gestione puntuale dell’epidemia, mentre la provincia di Perugia, disallineatasi dalla fine del 2020 all’inizio di febbraio, ha ora una riduzione significativa emersa a circa due settimane dall’applicazione della ‘zona rossa’». Sulla mobilità dei cittadini, la dottoressa Bietta ha poi aggiunto che «la gente, nel Ternano, è tornata a frequentare i parchi e le aree verdi. Cosa che ovviamente non è avvenuta nel Perugino in ragione delle misure in essere: qui la mobilità è sostanzialmente urbana». Per l’assessore regionale alla sanità Luca Coletto «i cluster stanno diminuendo, come nell’azienda ospedaliera di Perugia, se non addirittura sparendo. Abbiamo più guariti che nuovi casi e meno affezioni in ambito sanitario. L’andamento è buono e stiamo, lentamente, avendo ragione anche di questa terza ondata che è iniziata quando l’occupazione delle terapie intensive in Umbria era già significativa. Siamo stati investiti per primi ed ora i numeri stanno purtroppo aumentano nelle altre regioni».

SPECIALE COVID – UMBRIAON

«Le varianti sono ovunque»

Il commissario all’emergenza Covid in Umbria, Massimo D’Angelo, ha affrontato il tema varianti, spiegando che «l’indagine di prevalenza condotta in Umbria, su 176 campioni sequenziati dall’ISS, ha dato il seguente risultato: la variante brasiliana è stata riscontrata in 95 campioni (69 a Perugia) e quella inglese in 52 campioni (23 a Perugia). Gli altri 29 test hanno fatto emergere ‘micro varianti’, ovvero quella originaria. A Perugia come a Terni, in maniera diversa, abbiamo riscontrato sia la variante inglese che quella brasiliana». Di seguito le percentuali: «Il laboratorio dell’azienda ospedaliera di Perugia ha riscontrato la variante brasiliana nel 71% dei campioni e quella inglese nel 24%; i laboratori dell’azienda ospedaliera di Terni e dell’istituto zooprofilattico di Perugia (dato congiunto, ndR) hanno fatto emergere la variante brasiliana nel 25% dei campioni e quella inglese nel 21%; i laboratori fra Foligno e Spoleto hanno registrato la variante brasiliana nel 43% dei campioni e quella inglese nel 57%; laboratorio di Città di Castello ha fatto emergere la variante brasiliana nel 34% dei campioni e inglese nel 39%. Dei 176 campioni umbri esaminati, il 54% contiene la variante brasiliana e il 30% quella inglese».

Perché le differenze territoriali far Perugia e Terni?

Varianti del Covid-19 anche a Terni, quindi, ma i contagi restano relativamente bassi rispetto alla provincia di Perugia: «In alcune aree come il perugino – ha spiegato Marco Cristofori – ormai ci sono quasi esclusivamente le varianti del Covid-19. A Terni invece c’è ancora la prevalenza del virus ‘originario’, anche se pian piano le varianti più infettanti, cosa che accade ovunuque, stanno prendendo il suo posto. Ma le varianti non superano mascherine e distanze: le misure sono sempre decisive. Semmai l’aumento dei casi avviene in alcune fasce di età in cui i contatti sono più intensi, come quella che va dai 19 ai 24 anni. Se finora a Terni non c’è stato alcun boom dei contagi, forse è anche ‘merito’ dell’incidenza bassa che ha favorito il contact tracing con tamponi a ‘tempo zero’». anche per Carla Bietta «aver mantenuto una bassa velocità del virus nel ternano, ha consentito e consente una gestione ottimale dell’epidemia, sebbene sia normale che le varianti girino». Sul caso del paziente affetto dalla variante brasiliana, dopo un soggiorno in Umbria, e ora ricoverato allo ‘Spallanzani’ di Roma, D’Angelo ha spiegato che «si stanno facendo tutte le verifiche del caso, ricostruendo i contatti».

La campagna vaccinale che non decolla

Sulle vaccinazioni degli over 80, segnata da problematiche tecniche di non poco conto, l’amministratore di Umbria Salute, Giancarlo Bizzarri, ha spiegato che «poco prima delle ore 12 di giovedì le prenotazioni erano circa 10 mila, ora si attende l’ok del sistema per altre 4 mila. Rispetto alle prime prenotazioni, circa il 90% dei cittadini si sono registrati online. Il sistema non è caduto, c’è una certa lentezza per il numero elevato di accessi ma tutto procede per il meglio. Chi può prenotarsi? L’algoritmo prevede che giorno per giorno possa prenotarsi chi ha compiuto 80 anni: fa fede la data di nascita». Circa le polemiche del personale scolastico ‘over 55’, che finora non si è potuto prenotare per il vaccino, Massimo D’Angelo ha spiegato che «erano stati forniti gli elenchi ministeriali che comprendevano persone fino a 54 anni di età. Dopo la nuova posizione del ministero sul vaccino AstraZeneca, autorizzato fino a 65 anni, abbiamo chiesto con urgenza i nominativi di chi ha più di 55 anni che, come i dirigenti scolastici, fino a quel momento non erano pervenuti. Appena verranno resi disponibili, procederemo con le prenotazioni».

«Servono più dosi per procedere ‘a tappeto’»

Sempre D’Angelo ha poi parlato della volontà della Regione di «implementare i punti vaccinali, anche con doppi turni. Ma servono i vaccini, servono le dosi prima di tutto. Obiettivo è rendere i punti vaccinali quanto più possibili capillari sul territorio. Importanti saranno anche i medici di medicina generale: integrando le varie forze, con vaccini più ‘gestibili’, potremo incrementare significativamente anche i numeri della campagna». La Regione ha ricevuto 51 vassoi di vaccino Pfizer: 37 sono stati utilizzati, 4 sono in programmazione per la prima dose la prossima settimana e 13 per la seconda dose. Per quanto riguarda Moderna le dosi ricevute sono 4.300 e ne sono state utilizzate 2.000, ne rimangono a disposizione 2.300 che si sommeranno ad altre 4.300 dosi in arrivo per il 27 febbraio. Di questi vaccini, 3.300 saranno assegnati ai medici di medicina generale per la vaccinazione dei pazienti fragili che prenderà il via il 1° marzo. Del vaccino Astrazeneca sono state fornite 15 mila dosi: se saranno rispettati tempi di consegna e numero di dosi, a fine marzo si arriverà 46.300 dosi.

L’Umbria fra ‘giallo rafforzato’ e ‘rosso’

«Sappiamo quanto ci è costato, quanto è costato ai cittadini, far piegare questa curva a fronte delle due varianti – ha concluso l’assessore Coletto -. Abbiamo ad esempio centrato un grande risultato con gli anticorpi monoclonali, raggiunto insieme ad Aifa che sta attivando un’anagrafe che sarà pronta nei primi venti giorni di marzo, poi inizierà la distribuzione a livello ospedaliero e servirà grande rapidità di azione. Mancano ancora le cure domiciliari per l’assenza di protocolli nazionali, ed è un male perché potremmo evitare ricoveri inutili. I vaccini sono la ‘stella polare’ della lotta al virus, ma serve un’integrazione con le cure domiciliari e le nuove molecole. Circa le misure da applicare in Umbria, ‘arancione rafforzato’ piuttosto che ‘rosso’, le stiamo valutando in base ai dati disponibili e venerdì avremo l’ordinanza nazionale con il nuovo ‘colore’ che ci verrà attribuito e che sarà la base per le successive decisioni». La previsione è che l’Umbria venga confermata ‘arancione’ con misure locali – da stabilire nelle modalità – applicate con ordinanza della presidente della Regione Umbria.

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