Terni, 11 agosto 1943: la città ricorda l’indelebile dolore

77° anniversario del primo bombardamento alleato che portò morte e distruzione: «Serve una celebrazione più forte per ricordare a tutti cos’è la guerra»

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11 agosto 1943, ore 10.29. A Terni inizia il finimondo: scatta il primo bombardamento alleato sulla città che porta morte, distruzione e devastazione. Ne seguiranno molti altri. Martedì mattina, a 77 anni da quel tragico evento, c’è stata la commemorazione delle vittime – 1.018 in totale in seguito alle 108 incursioni proseguite fino al giugno del 1944 – con la deposizione della corona d’allora di fronte al monumento ai caduti in via Lanzi. Hanno partecipato le autorità militari, i rappresentanti istituzionali e le associazioni combattentistiche con in testa l’Anpi.

Il ricordo e il monito di Valsenti

Cinquecento bombe – con utilizzo di 44 aerei – furono sganciate su Terni quella mattina, come riportò l’allora prefetto Antonio Antonucci. La Fabbrica d’armi, il municipio, il palazzo di giustizia e la stazione ferroviaria tra gli edifici colpiti. Un dolore indelebile che la città non può e non deve dimenticare. Di certo non lo fa il 95enne ex partigiano Alvaro Valsenti, sopravvissuto a quell’infausto periodo per la città: «Oltre 1.000 morti ammazzati dalle bombe, basterebbe portare i ragazzi delle scuole a leggere quei nomi. Il 60% delle case furono distrutte. Questo avvenimento – ha sottolineato – deve essere ricordato da famiglie e studenti. Sono persone in carne ed ossa rimaste sotto le macerie: vorrei parlare con il sindaco per dirgli che c’è necessità di fare una celebrazione più forte per ricordare a tutti cos’è la guerra. Una cosa terribile. Qual è la cosa più importante? La pace. Dobbiamo continuare ad impegnarci affinché ciò che è stato stabilito nella carta costituzionale sia rispettato. L’Italia ripudia la guerra come soluzione per i problemi internazionali».

L’importanza della libertà

Tra i presenti per la commemorazione il sindaco Leonardo Latini, il viceprefetto vicario Andrea Gambassi e il questore Roberto Massucci: il primo cittadino nel suo discorso ha parlato del bilancio drammatico in termini umani e di devastazione per Terni, nonché la necessità di ricordare cos’è la guerra per comprendere l’importanza della libertà e del sentirsi orgogliosi di appartenere ad una città che, nonostante tutto, «ha sempre rialzato la testa e guardato avanti».

 

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