Gli altri indagati avevano tutti patteggiato mentre lui, ex dipendente Ast incaricato di gestire la parte amministrativa degli ordini di materiali ferrosi, era stato l’unico a scegliere il rito ordinario nell’ambito dell’inchiesta ‘Acciaio d’oro’, emersa nel 2015 con sei arresti da parte della Forestale e incentrata su diversi furti di materiali ferrosi ai danni del centro di finitura Ast di vocabolo Sabbione. L’uomo, 50 anni, è stato condannato dal tribunale di Terni – giudice Elisa Fornaro – a nove mesi di reclusione in relazione a due dei tre episodi contestati dall’autorità giudiziaria. Il giudice ha anche riconosciuto un risarcimento danni in favore di Ast, rappresentata dall’avvocato Enrico Grosso, da stabilirsi in sede civile. Scontato l’appello da parte del 50enne ternano, attraverso il suo avvocato difensore, Francesco Mattiangeli. Quest’ultimo ribadisce «la totale estraneità ai fatti contestati» del proprio assistito: «Si è sempre proclamato innocente – aggiunge – e impugneremo la sentenza in appello. La prescrizione è imminente ma in quella sede chiederemo la revoca delle statuizioni civile decise dal tribunale». Nei confronti dell’ex dipendente Ast, il pm in aula aveva chiesto una condanna a due anni e due mesi di reclusione.